21 Marzo 2018

Siria: il massacro di Jaramana

Siria: il massacro di Jaramana
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Il luogo del massacro è il mercatino dei poveri nel rione di Kashkoul, a Jaramana, quartiere periferico di Damasco a ridosso del Ghouta orientale controllato dai jihadisti, autori dell’eccidio.

I cristiani di Jaramana

I missili hanno fatto strame della folla che vi si accalcava, tra cui tanti bambini. Era la festa della mamma ed erano andati a comprare regalini da poco. Una strage: 35 morti, oggi saliti a 41, e tanti feriti.

Foto da incubo girano sul web, che risparmiamo ai lettori. Orrore causato da ordigni ad alto potenziale.

Jaramana è un quartiere cristiano, «destinazione preferita derifugiati cristiani iracheni assiri in fuga dal loro instabile Paese», come si legge su Wikipedia.

Non è il solo attacco avvenuto ieri a Damasco. Tra i vari, una bomba ha colpito la chiesa sirocattolica dedicata a San Giuseppe, proprio nel giorno successivo alla sua Festa. Peraltro la chiesa è a pochi passi dal Memoriale che ricorda la conversione di San Paolo (che rende cara Damasco al popolo cristiano).

Missili intelligenti, dunque, grazie all’intelligence di cui dispongono i jihadisti.

Sappiamo, infatti, lo spiega una mozione presentata al Senato americano (Piccolenote), che gli Usa condividono la propria intelligence con i sauditi impegnati in Yemen.

Difficile che tale condivisione non comprenda anche la Siria, stante che Washington e Ryad sono dalla stessa parte della barricata contro Assad. E Ryad ha un filo diretto con i miliziani jihadisti di Ghouta…

Non che le bombe jihadiste distinguano tra cristiani e islamici. Ma ieri, evidentemente si voleva mandare un segnale alla comunità cristiana locale.

Forse perché da sempre denuncia la vera natura di questa guerra: non un conflitto civile, ma un’aggressione contro un Paese sovrano ad opera di vari attori, regionali e globali, che usano a tale scopo miliziani arruolati in tutto il mondo.

Per inciso si tratta delle stesse reti jihadiste che hanno organizzato i vari attentati compiuti in Occidente, come è stato scoperto in varie inchieste giudiziarie. Ma questa è un’altra storia, o forse la stessa.

Je ne suis pas Damas?

Qualche cenno finale: abbiamo dato notizia del massacro di Jaramana, ma ogni giorno piovono bombe su Damasco, lanciate da Ghouta Orientale, quello che l’esercito siriano e i russi vogliono strappare ai miliziani.

Nessun accorato appello in Occidente per i massacri compiuti dai jihadisti. Solo per difendere i civili dalle bombe russo-siriane, cui viene chiesto di fermare le operazioni militari; nulla importando della macelleria operata tutti i giorni dai miliziani incistati a Ghouta.

Quei civili di Ghouta che se provano a scappare vengono abbattuti dai miliziani. Nessun appello perché essi desistano dal tiro al fuggiasco. Evidentemente i civili di Ghouta hanno un valore relativo (nel senso letterale della parola).

Né appelli all’Arabia Saudita perché dica ai suoi macellai di fiducia di smobilitare o di non sparare missili sui civili di Damasco (anche qui vige la teoria della relatività).

Cose che abbiamo già scritto, ma l’attuale visita trionfale del principe ereditario saudita Mohamed bin Salman negli Stati Uniti rende più evidente il motivo dell’afonia dell’Occidente.

Che è affetto anche da miopia: nessun giornale cartaceo italiano, che cioè dura tempo, riporta il massacro di ieri. Neanche una virgola. Mentre la campagna militare russo-siriana, descritta come opera di macelleria, merita prime pagine.

Per inciso, anche lo strano Osservatorio siriano dei diritti umani, l’oracolo dei media mainstream, dedica solo una nota a margine alla notizia di ieri, nonostante la sua rilevanza.

L’ultima nota riguarda le povere vittime di ieri. Nessuno in Occidente piangerà per loro. Nessun Je suis Damas.

Sperimentano anche loro, nella morte, la teoria della relatività delle vittime civili siriane.

 

Nella foto, una bambina di Damasco. Da ieri orfana.

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