26 Aprile 2018

Maggio: allarme per il Medio oriente

Maggio: allarme per il Medio oriente
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Il mese “di maggio sarà uno dei periodi più instabili nell’epoca attuale”. Così ha dichiarato il generale Amos Yadlin, ex capo delle forze armate israeliane, in un’intervista pubblicata il 22 aprile. “Non ho mai visto un maggio così pericoloso dal maggio 1967”, ha proseguito. Questo l’Inizio di un articolo di Ben Caspit pubblicato da al Monitor.

Maggio terribile

“Il fronte siriano si è surriscaldato”, prosegue Caspit, “con Israele che freme per contenere la presenza iraniana nel Paese; le manifestazioni lungo il confine di Gaza si susseguono; lo scontro, verbale e non, con l’Iran è alle stelle”.

“Molti parlamentari israeliani sono preoccupati” continua al Monitor, “perché per la prima volta da molto tempo esiste un consenso tra i massimi vertici di Israele sulla situazione e su come affrontarla. Non ci sono opinioni dissenzienti o di minoranza sull’argomento, nessuna voce moderata mette in guardia contro l’escalation e i possibili esiti”.

Ad alcuni esponenti politici israeliani, prosegue Caspit, questo momento “ricorda gli inebrianti giorni tra la guerra del 1967 e prima dell’esplosione della guerra dello Yom Kippur del 1973, che provocò una delle più grandi catastrofi militari di Israele”.

A quanto pare “l’intera élite militare, il primo ministro e il ministro della Difesa, tutti i ministri e quasi tutti i membri dell’opposizione – anche quasi tutti i media – sono uniti” sulle posizioni del governo.

Tale unanimismo, secondo una fonte interpellata da Caspit, “crea una situazione malsana” che spinge per una guerra sulla quale nessuno si interpella veramente e che “potrebbe causare migliaia di morti anche sul fronte interno israeliano”.

“Un esame della situazione strategica di Israele mostra che il periodo attuale è maturo per un possibile confronto con l’Iran”, continua Caspit, che aggiunge come a complicare le cose ci sia il fatto che il primo ministro Netanyahu potrebbe “usare il surriscaldamento del fronte settentrionale per neutralizzare o ritardare” le inchieste giudiziarie di cui è oggetto.

L’emergenza potrebbe cioè aiutare Netanyahu a creare un governo di unità nazionale o comunque un governo di emergenza per gestire la guerra,  del quale egli sarebbe leader necessario.

Allarme per la pace in Medio oriente

Non è solo Caspit a lanciare l’allarme. Anche l’autorevole think tank “International Crisis Group” ha pubblicato un rapporto sul Medio oriente che dà conto della situazione drammatica nella quale sta precipitando la regione.

Il problema, secondo l’Icg, è che sia gli iraniani che i suoi antagonisti regionali, in particolare sauditi e israeliani, percepiscono i loro rivali come una minaccia esistenziale.

Ciò ha portato alla creazione di un'”atmosfera surriscaldata di reciproca diffidenza e demonizzazione, persino un errore di calcolo potrebbe facilmente sprofondare una regione già in fiamme in una più ampia conflagrazione”.

Il quadro è completato dalla controversia sulla presenza americana in Siria. Trump ne ha annunciato il ritiro. Ma la mossa è stata ritardata a causa della forte pressione contraria di esponenti politici e militari americani e non.

Non ultimo il presidente francese Macron, che in questi giorni ha visitato gli Stati Uniti, il quale spinge invece per perpetuarla. Presumibilmente per usare anche di questa nell’ambito dell’apertura di un negoziato più ampio sui destini della regione.

Se dovesse scoppiare una guerra mediorientale, la presenza di truppe americane in Siria aumenterebbe di molto la possibilità di un coinvolgimento degli Stati Uniti nel conflitto. Cosa che Trump, a quanto pare, vorrebbe evitare.

Insomma, situazione più che critica. È in questo contesto che si sta decidendo la sorte del trattato nucleare stipulato con l’Iran, che Trump potrebbe far decadere il prossimo 12 maggio.

Maggio, dunque, sarà un mese più che cruciale: la revoca del trattato nucleare da parte degli Stati Uniti potrebbe essere la miccia di innesco della bomba mediorientale.