La Corea del Nord e la diplomazia muscolare neocon
Tempo di lettura: 2 minutiLa Corea del Nord comunica di aver sospeso i negoziati di pace, così una nota dell’agenzia stampa nordcorenana.
Una decisione presa a seguito dell’inizio dell’esercitazione militare 2018 Max Thunder che Usa e Corea del Sud stanno conducendo a ridosso di Pyongyang, come da sintesi riportata dall”Agenzia stampa cinese Xhinua.
La Corea del Nord e l’esercitazione militare Usa-Corea del Sud
L’esercitazione vede l’impiego di oltre 100 aerei da guerra, ed è finalizzata, secondo la nota, a creare i presupposti per “un attacco preventivo contro la Corea del Nord”.
Per Pyongyang è una “sfacciata sfida alla dichiarazione Panmunjom“, l’accordo tra le due Coree frutto dei colloqui di pace. Ed è “una provocazione militare intenzionale in contrasto con lo sviluppo politico positivo nella penisola coreana”.
“Prima ancora che l’inchiostro della storica dichiarazione del 27 aprile si fosse asciugato”, prosegue il comunicato, “le autorità sudcoreane e gli Stati Uniti hanno iniziato questa esercitazione contro la Corea del Nord, rispondendo agli sforzi distensivi e alle buone intenzioni” di Pyongyang con arroganza e provocazioni.
In effetti, proprio ieri Kim Jong-sun aveva iniziato a smantellare il sito destinato a sviluppare l’atomica. Difficile dargli torto, come fanno invece in molti, che riconducono lo stop a un rilancio della posta da parte del presidente nordcoreano.
Trump e il sogno del successo diplomatico
Trump si è impegnato a portare avanti il dialogo, tanto che taluni l’avevano anche indicato come un candidato al nobel per la pace (il mondo è pieno di burloni).
Ora rischia di perdere il successo diplomatico agognato, prezioso per il rilancio della sua immagine.
Tanto la Casa Bianca ha fatto sapere che nulla è cambiato e l’incontro tra il presidente Usa e quello nordcoreano resta fissato per il 12 giugno.
Ma Trump dovrà dare serie rassicurazioni al suo interlocutore. Che inizia a non fidarsi, come evidenzia la conclusione del comunicato: la Corea del Nord “osserverà attentamente il comportamento conseguente” degli Stati Uniti e della Corea del Sud. Insomma, la porta resta aperta, ma Kim vuole garanzie.
La diplomazia muscolare neocon
Lo stop nordcoreano evidentemente tiene conto delle ultime mosse di Trump, in particolare la denuncia del trattato nucleare iraniano, che ha palesato l’effimero valore che l’amministrazione Usa attribuisce ai trattati internazionali.
E pone criticità a una narrativa tanto fatua quanto diffusa, che indica in Trump un negoziatore superbo in forza della sua tattica basata su una pressione insistente verso l’interlocutore per farlo addivenire a più miti consigli.
Una narrativa creata per ascrivere a Trump i meriti del processo di pace intercoreano. E, soprattutto, per attutire la portata esplosiva della denuncia del trattato stipulato con Teheran, che secondo tale narrativa sarebbe motivata da una volontà virtuosa, ovvero raggiungere un migliore accordo con l’Iran.
Non è così. Quella denuncia è stata una catastrofe. Trump ha ceduto ai neocon, irriducibilmente avversi all’accordo, nella speranza di ottenerne i favori.
Con conseguenze disastrose non solo per il Medio oriente, ma per il mondo intero, come evidenzia il comunicato nordcoreano.
In fondo, la tattica muscolare di Trump non è altro che una declinazione dell’ideologia neocon alla diplomazia; quell’ideologia che giustificava le guerre in nome della pace.
“Fare pace per bombardare” recita Una vita in vacanza, felice canzone di Sanremo.
Fondare la diplomazia sulla “forza bruta”, come invece è ovvio, non favorisce processi distensivi. Tutt’altro.