23 Ottobre 2012

Presidente, ci dica

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Recentemente alcuni quotidiani avevano pubblicato il carteggio tra Giorgio Napolitano e il consigliere giuridico del Quirinale Loris D’Ambrosio nel quale il primo respingeva le dimissioni presentate dal secondo. Uno scambio epistolare nato dopo che lo stesso D’Ambrosio era finito al centro delle polemiche per alcune telefonate con Nicola Mancino relative all’indagine sulla trattativa Stato-mafia, svolta dai pm di Palermo (cosa che avrebbe provocato il malore che ha causato la morte di D’Ambosio).

Marco Travaglio ripropone un passaggio della missiva inviata allora da D’Ambrosio al Presidente della Repubblica: «Lei sa di ciò che ho scritto anche di recente su richiesta di Maria Falcone. E sa che in quelle poche pagine non ho esitato a fare cenno a episodi del periodo 1989-1993 che mi preoccupano e fanno riflettere; che mi hanno portato a enucleare ipotesi – solo ipotesi di cui ho detto anche ad altri – quasi preso anche dal vivo timore di essere stato allora considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi. Non le nascondo di aver letto e riletto le audizioni all’Antimafia di protagonisti e comprimari di quel periodo e di aver desiderato di tornare anche a fare indagini, come mi accadde oltre 30 anni fa dopo la morte di Mario Amato ucciso dai terroristi…».

In particolare, Travaglio sottolinea il passaggio in cui il magistrato scrive di «indicibili accordi» risalenti al periodo ’89-93. Esattamente il periodo in cui il magistrati siciliani collocano la trattativa tra Stato e mafia per porre termine alle stragi mafiose (contrario Paolo Borsellino che per questo sarebbe stato assassinato a via D’Amelio).

Al di là della polemica con il Presidente della Repubblica che abita l’articolo di Travaglio, l’annotazione del cronista del Fatto quotidiano suscita certo interesse.

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