Accordo Russia-Israele: luce verde ad Assad per Daraa
Tempo di lettura: 2 minutiUn grande lavorio diplomatico culminato nella visita del ministro della Difesa israeliano Avigdor Lieberman in Russia sembra abbia permesso di disinnescare un’escalation del conflitto siriano. A tema la Siria meridionale, al confine con Israele.
Tel Aviv ha dichiarato con fermezza che non può accettare la presenza militare iraniana in Siria, negata dal presidente siriano Assad, secondo il quale nel suo Paese sarebbero presenti solo consiglieri militari e non truppe.
Al di là della controversia, resta il nervosismo israeliano per la situazione. Accresciuto dalla nuova offensiva dell’esercito siriano, che intende riportare sotto il suo controllo le zone della Siria meridionale ancora in mano alle milizie jihadiste.
Si tratta della provincia di Daraa, area a ridosso di Israele, che quindi vedrebbe avvicinarsi ancora di più ai suoi confini le milizie di hezbollah e quelle iraniane, alleate di Damasco.
Da qui il lavorio diplomatico di Mosca, che ha portato a un accordo: il via libera da parte di Tel Aviv all’offensiva siriana a patto che non vi partecipino le milizie di cui sopra.
Assad potrà dunque portare a compimento il suo disegno senza suscitare nuove e incontrollate conflittualità.
Per diversi media tale accordo sarebbe di portata generale. Tel Aviv avrebbe cioè accettato la nuova situazione siriana, che vede la stabilizzazione del controllo di Assad su quasi tutto il Paese, impegnandosi a non effettuare più raid in Siria, a patto di un ritiro delle temute milizie a 50 – 70 km dal suo confine.
In realtà non sembra così: se tale è la proposta russa a Israele, integrata anche dall’offerta di stanziare poliziotti russi al confine tra i due Paesi, per impedire pericolosi contatti, non sembra sia stata accettata da Tel Aviv.
Il governo israeliano ha solo dato luce verde alla campagna di Daraa in cambio del ritiro delle milizie sciite dai propri confini. Ma resta il suo niet alla presenza iraniana nel Paese.
Ne scrive Amos Harel su Haarezt, che definisce l’offerta russa “realistica”. “È il primo ministro Benjamin Netanyahu” scrive Harel, “a insistere per alzare la soglia delle richieste. Mercoledì […] ha affermato che Israele continuerà ad agire contro l’invasione iraniana, ‘non solo presso le alture del Golan ma ovunque in Siria’”.
Insomma, l’accordo raggiunto da Lieberman, che si rivela più realista del premier, resta relativo.
La guerra di attrito tra Tel Aviv e Teheran in Siria è destinata a continuare. Il che vuol dire che la pace in Siria deve ancora aspettare.
Ma almeno è stato fatto un passo, per quanto limitato e precario, in direzione di una maggiore stabilità del Paese.