Rhodes, Netanyahu e i raid in Siria
Tempo di lettura: 2 minutiBenjamin Netanyahu appoggiò la scelta di Barack Obama di chiedere al Congresso l’autorizzazione a bombardare la Siria dopo la strage di Ghouta dell’agosto del 2013, quanto il mondo accusò Assad di aver usato le armi chimiche contro i cosiddetti ribelli (sul punto vedi Piccolenote).
A sostenerlo è Ben Rhodes, vice-Consigliere per la sicurezza nazionale dell’amministrazione Obama, che ha dato alle stampe un libro di memorie nel quale ricostruisce la crisi.
La rivelazione è stata anticipata da un articolo di Attila Somfalvi pubblicato sul quotidiano israeliano Yedioth Ahronoth.
Allora si sfiorò la guerra, dato che i russi erano fermamente contrari all’attacco, sostenendo che non Assad ma i cosiddetti ribelli avevano perpetrato la strage, per indurre il riluttante Obama a entrare in guerra contro la Siria.
Secondo quanto ricostruisce Rhodes, Netanyahu lavorò attivamente perché i membri del Congresso americano dessero il via libera ai raid.
“Alti funzionari israeliani vicini a Netanyahu hanno detto a Ynet che il premier israeliano ha discusso con membri del Congresso, funzionari dell’amministrazione e rappresentanti dell’AIPAC [l’American Israel Public Affairs Committee, ndr.], nel tentativo di spiegare l’importanza di condurre un attacco militare contro il regime di Assad”, spiega ancora il giornale israeliano.
“Israele ha ufficialmente mantenuto il silenzio sulla vicenda”, spiega il cronista israeliano, “insistendo sul fatto che la decisione sui raid degli Stati Uniti era una loro questione interna. Tuttavia, l’intimo coinvolgimento dell’AIPAC, che riceve molteplici rapporti e informazioni da Israele, ad esempio sul programma nucleare iraniano e sulla guerra in Siria, indica che Israele non ha svolto un ruolo passivo nella vicenda”,
Molti si mossero per evitare l’escalation, anche la Chiesa. Papa Francesco invitò i cristiani al digiuno e alla preghiera per la pace in Siria.
La crisi si risolse quando Assad fece pervenire la sua disponibilità a smantellare l’arsenale chimico in suo possesso. Proposta che fu accettata dagli Stati Uniti e portata a termine grazie all’Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche.
La tempistica della rivelazione di Rhodes sembra non essere casuale. O, se casuale, certo giunge in un momento alquanto particolare: proprio in questi giorni il Congresso americano sta colmando un vuoto legislativo sul tema.
Ad oggi, infatti, non è chiaro se il Presidente degli Stati Uniti possa scatenare una guerra senza chiedere l’autorizzazione del Congresso. E sta legiferando per colmare la lacuna e rendere vincolante il voto dell’Assemblea (vedi Piccolenote).
Incombe un conflitto contro l’Iran, e la nuova normativa dovrebbe servire a impedire tragiche scelte in solitaria del presidente Trump.
Nella foto: il Segretario di Stato Usa John Kerry e il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov, che ebbero un ruolo decisivo nella risoluzione della crisi del 2013