2 Luglio 2018

Mondiali in Russia: perde il Circo vince il calcio

Mondiali in Russia: perde il Circo vince il calcio
Tempo di lettura: 3 minuti

Forse nostalgici del calcio di una volta, viviamo la sconfitta di Argentina e Portogallo (e altre) ai mondiali come una sorta di rivincita.

Il calcio del duopolio

Per anni abbiamo assistito al monopolio bipolare del pallone d’oro, assegnato a Messi e Ronaldo in esclusiva, unici terminali del calcio europeo e mondiale.

Fuoriclasse mondiali, certo, e anche brave persone, per quanto lo si possa dire di lontano. Di Ronaldo si sa che dà in beneficenza buona parte dei suoi guadagni. E di Messi, nonostante sia acclamato come nuovo Maradona (del quale non è degno di allacciare gli scarpini, come evidente allora e più ancora oggi), è degno di nota il suo basso profilo, da anti-divo.

Ma al di là della statura delle persone, resta che la loro agiografia calcistica è coincisa con un mutamento profondo del calcio.

Al monopolio duale del pallone d’oro è corrisposto l’oligopolio di alcune squadre nel calcio europeo, quello che ha i soldi e che conta: Real Madrid e Barcellona su tutte, ma anche Paris Saint Germain e Bayern Monaco, immancabili tra le favorite delle ultime Champions, con l’inserimento di effimere varianti annuali.

Un calcio celebrato ed esaltato come non mai, nonostante la sua noiosa ripetitività. Un’egemonia a volte meritata sul campo, a volte no. Basti pensare, ma è solo un esempio, all’ultima tornata di Champions con sei rigori, tra andata e ritorno, negati al Bayern che hanno permesso al Real di andare in finale e vincerla agevolmente, anche grazie a un fallo assassino su Salah non sanzionato.

Ecco: Messi e Ronaldo sono gli idoli necessitati di questo pallone ormai più spettacolo che reale. Molto più esaltati dei divi di una volta, che pure si chiamavano Cruyff e Maradona, per dire solo due a caso. Idolatrati, come idolatrate sono le squadre che hanno egemonizzato senza scampo il calcio.

I mondiali e il Circo Barnum

Un’egemonia che ha annullato ciò che rendeva bello il pallone: che esso è rotondo e a volte sorprende. Una dose di imprevedibilità che faceva di una partita di calcio una disfida non scritta.

Non che non ci fossero anche prima forti e deboli, in tanti sensi. Ma c’erano variabili che rendevano meno esclusivo il club dei vincenti.

Oramai il destino di tante competizioni è segnato in partenza; con una reiterazione tanto più noiosa quanto più esaltata da commentatori pronti a correre in soccorso ai vincitori.

Così che il pallone sembra sempre più un Circo Barnum. Un Wrestling in salsa europea.

I mondiali di calcio in Russia ci hanno restituito per qualche giorno il calcio vero, quello dove la palla è rotonda. Da qui le sconfitte a sorpresa di squadre titolate contro altre senza “tituli”: dall’Argentina alla Germania alle formazioni iberiche.

L’uscita dai mondiali dei due divi, come anche lo scacco delle formazioni stellari per mano terrona, dalla catenacciara Russia alla fatale Corea al muscolare Uruguay (un grande Cavani, campione non divinizzato di calcio reale), ne è simbolo e segno. Torneremo all’usata noia, ma almeno per qualche giorno c’è stato dato un respiro diverso.

L’Italia a testa bassa

Spiace, infine, non ci sia Italia in questi mondiali, che pure del calcio ha fatto la storia. Ma l’involuzione del calcio nostrano, non solo la nazionale, è talmente evidente che forse la débacle può dare una sveglia. Non ne siamo convinti, stante il ricorso a Mancini dopo lo sventurato Ventura, ma lo speriamo lo stesso.

D’altronde quando si esce da un torneo perdendo per la prima volta nella storia contro la Germania spiegando: “Siamo usciti a testa alta” (così i commentatori italiani), si fa storia al contrario. Era un misero quarto di finale europeo, allora, e il pur bravo Conte abbandonò spiegando: “Lascio una macchina da guerra”. Frase che oggi suona battuta.

Quando la nazionale di calcio italiana era tale, certi proclami venivano evitati con cura: quando perdemmo contro il Brasile in America, si disse che avevamo perso e basta. Si tornava a casa a testa bassa. Ed era la finale mondiale…

Chi l’azzurro l’ha visto trionfare a sorpresa, che tale è la storia della nazionale italiana, in grado di sovvertire i pronostici più ostici, vuole altro dal fiero vaniloquio sull’orientamento del capo.

Non sappiamo se ci sarà dato, ma si spera che sia l’ultima volta che gli “azzurri” guardano il mondiale come noi, in TV.

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