La bomba Mueller sul vertice Trump-Putin
Tempo di lettura: 3 minutiFuoco di sbarramento isterico sul vertice Trump-Putin a Helsinki. Ieri il procuratore Robert Mueller, titolare dell’inchiesta sul Russiagate, ha incriminato 12 agenti segreti di Mosca, accusandoli di aver hackerato il database del partito democratico per sabotare la corsa di Hillary Clinton (che a sua volta ha sabotato quella di Bernie Sanders, ma su questo non si indaga).
Mueller e il maccartismo
Una mossa a effetto, quella di Mueller, dato che i dodici russi presumibilmente non verranno mai interrogati né avranno modo di difendersi. Serve solo a rinfocolare il vento maccartista in vista del summit.
Diversi senatori democratici di obbedienza clintoniana, da Chuck Schumer a Nancy Pelosi, hanno preso la palla al balzo per chiedere a Trump di annullare l’incontro. Richiesta avanzata anche da John McCain a nome e per conto dei neocon.
Convergenza usuale quella di liberal e neocon, data la loro radice comune: la follia visionaria del ’68, del quale rappresentano i tristi epigoni di destra e di sinistra.
Una manovra a tenaglia dalla quale Donald Trump ha imparato a guardarsi fin dall’inizio del suo mandato, prendendo le contromisure del caso, anche se con alterne fortune.
Nel caso specifico, tira dritto: bomba o non bomba, per usare una citazione adatta alla circostanza, andrà a Helsinki.
La mossa del procuratore Mueller arriva dopo la durissima reprimenda di McCain contro il presidente americano, che al vertice Nato aveva osato dire che Putin “non è un nemico”, ma un “concorrente” dell’America.
Frase che aveva appunto suscitato le ire dei suoi avversari, ai quali aveva dato voce il solito McCain, il quale aveva risposto che la realtà è tutt’altra: Putin non è un concorrente, ma “il nemico dell’America”, dove anche l’articolo ha la sua importanza: non “un” nemico ma “il” nemico.
Potremmo anche mettere la “N” maiuscola per esplicitare meglio il senso della dichiarazione di McCain, che ha valenza religiosa: Putin, infatti, non è un semplice antagonista politico, ma rappresenta il Male, tanto che gli è preferibile anche il sanguinario Isis, come ebbe a dichiarare a suo tempo lo stesso senatore repubblicano.
Ordine-Disordine
Alla follia religiosa di liberal e neocon Trump contrappone un realismo politico che stride con la sua immagine affatto istrionica.
La follia visionaria del composito ambito liberal-neocon vedeva (vede) il caos come foriero di opportunità (a vari livelli).
Le opportunità, e dunque la prosperità, per gli ambiti di cui il presidente Usa è espressione, deriva invece dall’ordine. Nel caso specifico, quello internazionale.
Il vertice Putin – Trump è un’occasione più che preziosa per tentare di rilanciare un ordine globale non più definito dal caos creativo, quello, per intenderci, sotteso alle guerre neocon.
Tanto che il summit tra i due presidenti marcia in parallelo, né potrebbe essere altrimenti, con un’altra iniziativa distensiva a carattere globale, la pax coreana.
Proprio in questi giorni era montata un’onda anomala tesa a intorbidire le acque e rilanciare la conflittualità Usa-Corea del Nord (Sole 24 Ore).
Una manovra sedata da un’altra improvvisata di Trump, che ha reso pubblica la lettera che il presidente nordcoreano gli ha fatto recapitare di recente, del tutto in linea con gli accordo pregressi (Cnn).
Guerra vera, quella che si sta combattendo pro o contro la distensione globale. Per la quale è stato versato e si verserà sangue. Trump ne è conscio. Clown eroico. E bomba o non bomba va a Helsinki.
I suoi avversari sanno che ormai il treno è in corsa e non possono fermarlo (uccidere Trump al momento è opzione irrealistica). Ma possono mettere in atto azioni di disturbo tali da svuotare il summit di contenuti o di oscurarlo. Vedremo.
Nella foto: 2011, Hillary Clinton riferisce sulla tratta di esseri umani. Ad ascoltare, l’allora direttore dell’FBi Robert Mueller.