La pedofilia e la guerra che squassa la Chiesa
Tempo di lettura: 3 minutiOportet ut scandala eveniant: è necessario che gli scandali avvengano. Una frase che si addice perfettamente alla vicenda della pedofilia che tormenta la Chiesa cattolica e che oggi è al centro di una battaglia feroce.
Il Papa ha chiesto pubblicamente perdono per tali crimini con una Lettera al Popolo di Dio (un popolo che in realtà esiste ormai solo nei documenti ecclesiali, ma questa è un’altra storia).
Un documento cui ha fatto seguito la lettera dell’ex nunzio a Washington Carlo Maria Viganò, nella quale si accusa il Papa di non aver agito con fermezza contro un porporato americano accusato di tale crimine. E ne chiede le dimissioni.
Non entriamo nel merito della questione. Non interessa in questa sede.
Ci limitiamo a notare che se la richiesta si realizzasse avremmo tre papi legittimi, due emeriti e il successore di Francesco (e non tre tra papi-antipapi come avvenne nel passato).
Una barzelletta. Che però qualcuno accarezza, sognando il ripetersi, a quarant’anni di distanza, di quanto avvenne nel terribile ’78, l’anno dell’assassinio di Moro e dei tre papi (Montini, Luciani, Wojtyla).
Nessun complotto, solo uno scontro di potere che vede alcuni ambiti ecclesiali cavalcare l’onda di malcontento suscitata nella Chiesa da Francesco per far crollare il Pontefice regnante.
Lo scontro è durissimo. E lo scandalo della pedofilia è il martello per battagliare.
Come detto è una benedizione che si siano denunciati gli abusi su minori. Ed è doloroso quanto doveroso chiedere perdono alle vittime di tale crimine.
Resta però la netta sensazione che molto sia usato in modo strumentale, ma soprattutto riduttivo.
Ad oggi la denuncia si è fermata alla conseguenza e non è andata al fondo della questione, ovvero le reti sataniste che si sono infiltrate nella Chiesa.
Quando papa Paolo VI denunciava che il fumo di Satana si era infiltrato nella Chiesa non aveva certo usato parole a caso. Ed era il 1972…
Quel fumo si è consolidato ed è diventato rete. Da rete perversa, frutti perversi.
In tempi non sospetti, si era ancora negli anni ’90, il mensile 30Giorni pubblicava un articolo che accennava a tale perversione con un titolo magari a effetto, ma certo efficace: “Meglio marxisti che cattosatanisti”.
Tanti indizi fanno ritenere che a utilizzare lo scandalo della pedofilia contro il Pontefice, come già contro Benedetto XVI, siano le stesse reti sataniste che hanno prodotto questi frutti perversi e che stanno vedendo eroso il loro potere (e già con Benedetto XVI, è utile ripeterlo).
Ad oggi è emerso solo lo scandalo della pedofilia e nulla su tali reti. Ciò indica che esse sono ancora solide e potenti, anche al di là (come ovvio) del solo ambito ecclesiale, dal momento che partecipano di potenti ambiti internazionali.
Ma al di là del particolare, resta lo scontro. Che potrebbe indurre alcuni miopi difensori del Pontefice, più papisti del Papa, a un momento di riflessione su alcune rigidità del passato.
In questi anni ogni critica a Francesco o ai suoi documenti è stata derubricata a banale e irricevibile attacco al Papa, anche quando tali critiche venivano da ambiti in “buona fede” (espressione da leggersi nel senso letterale del termine).
In questo modo essi hanno creato spazi di agibilità enormi agli avversari del Papa regnante, che poi sono gli stessi che hanno tormentato papa Ratzinger.
Hanno conferito infatti a tali ambiti la statura di eroi della resistenza, difensori della fede e della tradizione, come anche di soggetti aperti al dialogo al contrario dei loro antagonisti.
Hanno così dilatato il consenso di tali ambiti presso tanti che, in buona fede, non erano, e non sono, in sintonia con Francesco.
Resta che anche questi ultimi si spera siano indotti a guardare allo scontro in atto con certa prudenza cristiana, che suggerisce di sperare che i tempi della Chiesa (e quindi le successioni papali) siano dettati dal Signore e non da oscuri progetti umani.
Di ieri il crollo della Chiesa di San Giuseppe falegname a Roma (sventurata reiterazione di crolli per l’Italia). Per fortuna, per miracolo, nessuna vittima.
Il più amato falegname del mondo è protettore della Chiesa. E sotto la chiesa in questione è sito il carcere mamertino, dove una tradizione (probabilmente non vera, ma cara) vuole siano stati detenuti i santi Pietro e Paolo. Funesto presagio.