Morire per Idlib?
Tempo di lettura: 3 minutiIl summit tra Iran, Turchia e Russia di venerdì scorso non ha prodotto alcun risultato. Era stato convocato per trovare un minimo comun denominatore sulla questione Idlib, ma i tre capi di Stato sono rimasti sulle loro posizioni.
Putin e Rouhani si sono scontrati nuovamente contro il veto turco sull’offensiva che Assad vuol portare a Idlib, forte anche della rinnovata assertività dell’Occidente pronta a scendere in campo a fianco dei cosiddetti ribelli siriani che la controllano.
Idlib e le solite armi chimiche di Assad…
Intervento che l’Occidente lega a un eventuale uso di armi chimiche da parte di Assad, che i russi dicono sia proprio quello che stanno allestendo i cosiddetti ribelli per innescare la reazione occidentale (una false flag, in gergo).
Accusa, quest’ultima, più che credibile, dal momento che Assad non ha alcun motivo di far uso di tali sostanze, anzi. Ma ormai è palese che l’Occidente cerca solo una scusa per evitare la caduta di Idlib. Nulla importa se a seguito di false flag.
Significativo, su tale questione, quanto scrive il sito israeliano Debkafile, non certo vicino a Putin. In questi giorni, con una tempistica che non sembra casuale, il governo inglese ha rilanciato le accuse contro Mosca sul caso Skripal, additando i servizi segreti russi come autori dell’attacco chimico contro l’ex spia russa e la figlia.
Un’accusa alla quale si sono associati più o meno tutti i Paesi occidentali. Così Debka: “L’intenzione – dei britannici (e non solo) – è quella di rappresentare Mosca come “il cattivo”, responsabile di qualsiasi scenario che veda l’uso di armi chimiche”.
Insomma, il caso Skripal renderà più credibile e vendibile la narrazione riguardante l’uso di armi chimiche da parte di Assad a Idlib.
A nulla serviranno eventuali smentite russe, dato che all’occorrenza le usano anche loro, come insegna appunto la vicenda Skripal.
L’Occidente dunque è determinato a fermare a tutti i costi l’operazione Idlib, anzi potrebbe usare di un eventuale incidente chimico “procurato” per ribaltare le sorti della guerra siriana, attaccando direttamente Damasco, che ad oggi ne è il vincitore.
Perché ciò avvenga, però, occorrerà affrontare l’ostacolo Russia, alleato e protettore di Assad.
Attaccare i russi
Quando, nell’aprile scorso, la Siria si attirò i raid dell’Occidente a seguito di un altro, procurato, attacco chimico attribuito a Damasco, la Russia minacciò che avrebbe intercettato i missili sparati contro l’alleato e avrebbe colpito anche i vettori, ovvero basi e navi americane interessate all’attacco.
Scenario da terza guerra mondiale. A sbrogliare la rischiosa matassa fu il ministro della Difesa James Mattis, che approntò un raid spettacolare ma senza conseguenze.
Un’opera frenante favorita dal fatto che allora l’Occidente si trovò impreparato di fronte alla ferma posizione russa. Oggi evidentemente la mettono in conto e si preparano a fronteggiarla.
Tanto che oggi il Wall Street Journal riporta indiscrezioni di alti funzionari dell’amministrazione Usa secondo i quali sarebbero allo studio attacchi anche contro iraniani e russi presenti in Siria.
Scenari da terza guerra mondiale. Follia pura. Alla quale stavolta il generale Mattis non potrà far fronte come nell’aprile scorso.
Nel libro scandalo sull’amministrazione americana, “The Fear”, Bob Woodward ha rivelato che dopo il precedente attacco chimico Trump voleva uccidere Assad e invadere la Siria. E che Mattis avrebbe disobbedito all’ordine.
Dopo tale rivelazione, non importa se veritiera o meno, un’eventuale opera di moderazione da parte di Mattis potrebbe essere additata come tradimento.
Ad oggi non si vede chi o cosa possa stemperare tanta follia bellicista.”È un momento molto grave”, ha detto Henry Kissinger questa estate (Piccolenote). Il grande vecchio della diplomazia sapeva quel che diceva.