Il summit Putin-Trump e la Grande Guerra
Tempo di lettura: 3 minutiTrump vedrà Putin a margine della cerimonia per celebrare la fine della Grande Guerra, che avrà luogo a Parigi nella ricorrenza dell’armistizio di Compiègne, l’11 novembre.
Il passo indietro di Bolton
E così, alla fine, l’accordo si è trovato, nonostante il forte contrasto incontrato da Trump quando, subito dopo il vertice di Helsinki di luglio scorso, aveva espresso il desiderio di rivedere lo zar prima di fine dell’anno.
Vi fu una levata di scudi che John Bolton, neocon e fautore di un contrasto a tutto campo con la Russia, aveva cavalcato per annunciare che era rimandato all’anno successivo.
Cronologia sulla quale evidentemente è tornato indietro, dal momento che è stato lo stesso Consigliere per la sicurezza nazionale a trovare l’intesa con i russi nel suo recente viaggio a Mosca e ad annunciarlo al mondo.
Non sappiamo i motivi del passo indietro di Bolton. Possiamo però delineare una sequenza temporale che potrebbe suggerire una spiegazione: caso Khashoggi, dimissioni della sua pupilla Nikki Haley da ambasciatrice Usa all’Onu (vedi anche Piccolenote), viaggio a Mosca.
L’attacco alla base russa in Siria
L’annuncio del summit Trump-Putin è stato funestato dall’attacco di una squadra di droni alla base aerea russa di Khmeimim in Siria, che avrebbe potuto far saltare tutto.
Responsabili dell’aggressione sarebbero gli Usa, secondo quanto dichiarato dal vice ministro della Difesa russo Aleksandr Fomin in un intervento al Forum per la sicurezza di Pechino.
I droni, infatti, sarebbero stati guidati e coordinati da un aereo americano, classe Poseidon 8, che per diverse ore ha stazionato in zona.
Per Fomin la responsabilità americana sarebbe evidente, dal momento che i jihadisti siriani non avrebbero potuto condurre un’azione tanto sofisticata.
I rischi dell’attacco a Khmeimim
Se la ricostruzione di Fomin è veritiera, l’accaduto ha dell’inimmaginabile: non era mai avvenuto che l’Us Army arrivasse ad attaccare in maniera diretta un obiettivo russo.
Se si considera che il sistema difensivo della base siriana è integrato con quello della madrepatria, armamento nucleare compreso (vedi Piccolenote), si può comprendere il livello di follia raggiunto.
L’azione poteva innescare reazioni, con conseguente congelamento dei rapporti tra i due Paesi. E addio summit.
Un’iniziativa del tutto improvvida, dunque, forse giustificata, a livello basso, con la necessità non tanto di assaltare la base, quanto di saggiarne le difese per individuarne i punti deboli. Capita nei “giochi di guerra”.
Putin, Trump e la fine della Grande Guerra
Non solo l’incontro Trump-Putin: l’attacco avrebbe potuto creare problemi anche a livello più basso, mettendo a rischio l’incontro di Istanbul del 27 ottobre tra lo zar russo, Macron e la Merkel, più che importante per la distensione internazionale.
A fronte di uno scontro Est – Ovest, infatti, i due leader europei difficilmente avrebbero potuto sottrarsi agli obblighi dell’Alleanza Atlantica che, seppur sfilacciata, ancora vige.
Per evitare contraccolpi, Mosca ha deciso (saggiamente) di smussare, dando l’incarico di denunciare l’accaduto a un vice-ministro che, per di più, ne ha parlato in una sede alquanto secondaria, come il Forum di Pechino, ignoto ai più.
Ostacolo superato, dunque. L’incontro tra i due presidenti resta in piedi.
Il vertice si svolgerà in una ricorrenza significativa: la fine della Grande guerra, genesi geopolitica (e non solo) del “secolo breve”.
Quella tragedia, infatti, con la rivoluzione bolscevica allontanò la Russia dall’Ovest e, parallelamente, diede inizio all’impero americano.
L’incontro tra i due leader a margine delle celebrazioni per la fine del conflitto da cui tanto ebbe inizio assume, dunque, un valore altamente simbolico. E di prospettiva.
Trump vuole attutire lo scontro con la Russia e, insieme, tornare all’isolazionismo Usa, che con l’intervento in quella guerra, di fatto, decadde per sempre.
Putin vuole chiudere definitivamente la pagina del comunismo sovietico e riconsegnare al mondo la Russia degli zar, che con il mondo intesseva rapporti per nulla conflittuali.
Convergenze parallele.