26 Novembre 2018

Aleppo: l'attacco chimico dei ribelli

Aleppo: l'attacco chimico dei ribelli
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Un attacco chimico contro Aleppo causa l’intossicazione di cento siriani. Ordigni al cloro, come altri gettati nel tormentato conflitto. Ma gli altri hanno avuto grande eco: i relativi video hanno fatto il giro del mondo.

Stavolta è diverso, poca o nulla la pubblicità. Neanche l’Osservatorio siriano dei diritti umani, considerato un oracolo da tanti giornalisti per le sue informazioni dettagliate, ha dato notizia dell’attacco.

Il motivo è semplice: a rimanere intossicati sono stati dei cittadini siriani e l’attacco è da ascriversi alle forze di opposizione e non a Damasco.

Dinamiche da propaganda di guerra, consegnata al regime-change siriano. Ripetitive e noiose.

L’unico quotidiano mainstream a dedicarci una pagina è la Repubblica, con un articolo di Francesca Caferri pubblicato oggi (“Attacco chimico su Aleppo” Assad e Mosca contro i ribelli).

Ma nel pezzo si mette in dubbio la matrice jihadista dell’attacco. Possibile, infatti, secondo la cronista, che si tratti di una false-flag di Damasco.

La regione di Idlib controllata dagli jihadisti, dalla quale secondo russi e siriani sarebbero partiti gli ordigni, è stata al centro di un accordo tra Russia e Turchia, che prevede il cessate il fuoco e la creazione di una zona cuscinetto.

L’accordo, come rileva Repubblica, sta stretto a Damasco, che vorrebbe riprendersi tutto il territorio ante-guerra. Da qui l’ipotesi di una false-flag siriana per attaccare Idlib.

Bizzarro che domande su possibili false flag nella guerra siriana, legittime, non siano mai state poste nel contesto degli attacchi chimici attribuiti a Damasco, la cui responsabilità non è mai stata messa in discussione nonostante non avesse alcun interesse a scatenare la reazione occidentale, ovvia in caso di attacchi di tal fatta.

Ma al di là. A supporto della tesi di un attacco chimico false-flag, la cronista cita un tweet di Joseph Bahout, analista del Carnegie Endowment for International peace, che spiega: “È da notare che pochi giorni fa il ministro degli Esteri Sergej Lavrov aveva parlato di un possibile attacco chimico in preparazione da parte dei ribelli”.

Un’anticipazione sospetta, sottende l’autore del tweet, che lascerebbe appunto intendere che si stava preparando un falso attacco da parte dei russi e/o dei siriani.

Dichiarazione di Lavrov vera, peccato che l’analista dimentichi di aggiungere come egli avesse spiegato che l’attacco lo stavano preparando per dar la colpa ad Assad (Daily News). Cambia tutto.

Al di là. L’ipotesi di una false-flag dei siriani ha una criticità evidente, che la rende del tutto irragionevole: i russi non hanno alcuna intenzione di rompere con Ankara, che si sta dimostrando un alleato prezioso in Medio oriente.

E Damasco non ha alcuna intenzione di rompere con Mosca, indispensabile alla sua protezione (vedi alla voce S-300).

Né quest’ultima ha possibilità di intraprendere un’azione occultandola ai russi, che hanno occhi e orecchie in tutta la Siria.

Ma tornando al rapporto tra Russia e Turchia, che ha avuto nell’accordo di Idlib un passo decisivo, è alquanto ovvio che l’attacco dei cosiddetti ribelli mirava a rompere tale intesa.

Come spiega (sorpresa!) anche lo stesso Bahout, che indica nell’aggressione di Aleppo il “chiodo nella bara dell’accordo di Sochi su Idlib”.

Non crediamo a tale irrevocabilità, ma certo, chi ha immaginato l’attacco mirava proprio a questo.

Come anche a creare criticità in vista dell’incontro tra Putin e Trump di Buenos Aires, che avrà proprio sulla Siria uno dei suoi focus.

Al di là, alcune simpatiche annotazioni: nell’articolo della Repubblica le bande armate di Idlib vengono definite “ribelli”.

Ciò, nonostante che alcuni giorni fa Hayat Tahrir al-Sham, già al Nusra, ovvero al Qaeda, abbia annunciato di aver creato un coordinamento con le altre bande armate dell’area, della quale ha il controllo. Terroristi, dunque, non ribelli.

Vecchio difetto: i terroristi che uccidono in Occidente, in Siria sono ribelli anti-Assad. A meno di essere presi di mira dai bombardieri Usa in azione nel Paese; nel qual caso tornano a essere terroristi… Dipende dai punti di vista o, forse, dalla propaganda.

Ps. Il Capo di Stato Maggiore britannico Mark Carleton-Smith ha definito la Russia una minaccia peggiore di al Qaeda e dell’Isis (Daily Telegraph). Affermazione da spiegare ai parenti delle vittime delle Torri Gemelle, del Bataclan etc. Tanta la confusione sotto il cielo.