26 Marzo 2019

Russiagate e Isis: la doppia vittoria di Trump

Russiagate e Isis: la doppia vittoria di Trump
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Il Procuratore speciale Robert Mueller scagiona Trump sul Russiagate. La notizia arriva nel giorno in cui gli Usa dichiarano la vittoria sull’Isis in Siria. Sabato di trionfo per Trump.

Certo, nelle carte del Russiagate ci sono accuse su asserite bugie, pressioni e altro. E incombono nuove inchieste su Trump. Ma l’accusa principale, che l’avrebbe travolto, ovvero un’ipotizzata collusione con la Russia, è caduta.

Russiagate: nessuna collusione

Dopo anni di insinuazioni, Trump ora potrà difendersi con più agio dalle altre accuse, potendo denunciare intenti persecutori.

Esito prevedibile, dato che a febbraio l’Intelligence Committee del Senato aveva dichiarato che non c’era prova di collusioni con la Russia.

Annuncio decisivo, dato che l’organismo, formato da democratici e repubblicani – e dominato dai neocon -, aveva emesso tale verdetto come esito di un’indagine della comunità dei servizi di informazione statunitensi.

L’inchiesta di Mueller era decollata proprio dopo la denuncia di tale comunità. Non poteva smentirla né andare oltre quanto richiesto.

Finisce la stagione del Terroristan 

La notizia arriva nel giorno della sconfitta dell’Isis nel Nord della Siria ad opera di milizie appoggiate dagli Usa.

Propaganda, vero, dato che l’Isis continuerà la sua nefasta attività. Ma non rileva: l’Isis è un marchio, come lo fu ed è al Qaeda, e come, mutatis mutandis, lo è il Suprematismo bianco.

E se anche la sconfitta territoriale dell’Isis avesse coinciso con la sua definitiva eliminazione, sarebbero sorti altri marchi a prenderne il posto.

Il Terrore non si sconfigge con le guerre, ma con la cooperazione internazionale che gli Usa, e suoi alleati, si ostinano a rifiutare (nonostante l’Isis in Siria e Iraq sia stato battuto da Siria, Russia e Iran, ché la debacle successiva è esito residuale di tale sconfitta).

Ma la caduta dell’ultima ridotta dell’Isis ha comunque rilievo: segna la fine di una stagione, quella in cui si era creato un Terroristan nel cuore del Medio oriente con proiezione asiatica (Iran, Russia e Cina).

Questa nuova variabile, che aveva fatto irruzione nel mondo alcuni anni fa – tragica epifania satanica -, non è più.

Resta il nodo di Idlib, certo, controllato da milizie altrettanto feroci, ma è un Terroristan ridotto, con proiezione siriana, che Mosca e Damasco stanno tentando di eliminare/gestire nonostante il contrasto occidentale.

Russiagate e Isis: la doppia vittoria di TrumpIl Golan per suggello

La contemporaneità delle notizie non appare casuale: ambedue hanno l’effetto di rilanciare Trump per le elezioni del 2020.

A legare i due sviluppi la variabile neocon, ambito che, dopo aver osteggiato il presidente, ora lo appoggia decisamente.

Ciò perché sul partito democratico, orfano della loro pupilla Hillary Clinton, è stata lanciata un’Opa da parte di Barack Obama e Bernie Sanders, evidente nelle esternazioni dei candidati democratici alla prossima presidenza.

Un’Opa che i neocon ritengono a loro ostile. Da qui l’appoggio a Trump. Ma che c’entrano i neocon con l’inchiesta Mueller e la campagna contro l’Isis?

Invero ad alimentare la narrazione del Russiagate era stato proprio tale ambito, per impedire la distensione con la Russia. Obiettivo raggiunto, inchiesta ormai inutile.

E sono stati i neocon a frenare la campagna contro l’Isis in Siria e Iraq, dato che il Terrore imperversava contro russi e iraniani, che essi ritenevano pericolo più grande dell’Isis.

La strategia di contrasto neocon verso Teheran e a Mosca si è reindirizzata, anche grazie alla nuova influenza conseguita nell’amministrazione Usa con John Bolton. Da qui la possibilità di porre fine ad ambiguità pregresse.

Ai neocon serve Trump contro il partito democratico. Anche se il presidente resta loro avverso (ci torneremo), essi sanno che possono influenzarlo.

Un’alleanza necessitata, dunque, suggellata dalla cessione del Golan a Israele (ispirata dai neocon) giunta negli stessi giorni – anche qui non a caso.

 

Ps. Di ieri l’arresto di Michael Avenatti, l’avvocato della pornostar Stormy Daniels che accusa Trump di aver nascosto, pagandola, un loro rapporto (extraconiugale). Avenatti è accusato di estorsione ai danni della Nike. Porno-scandalo chiuso, dunque. A conferma dell’onda di marea pro-Trump.

 

Nella foto in evidenza, Robert Mueller