3 Maggio 2019

Israele: l'ascesa di un grande partito di centro cambia tutto

Israele: l'ascesa di un grande partito di centro cambia tutto
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Il nuovo Parlamento israeliano si è insediato e Israele attende il suo nuovo governo. Di destra, dato che ha vinto ancora una volta Benjamin Netanyahu.

L’ascesa del Centro

I colloqui per formare un’alleanza di governo si concentrano su due temi: l’annessione della Cisgiordania, chiesta da tanta destra israeliana, e l‘immunità di Netanyahu, quest’ultimo deciso a varare leggi che lo difendano dalla magistratura da cui si sente perseguitato.

Interessante un’analisi di Haaretz, che spiega come le ultime elezioni sono importanti anche per altro che non la sola vittoria di Netanyahu.

Dopo decenni, infatti, si è assistito, con il crollo del partito laburista, alla fine del confronto destra-sinistra. “Il Likud – scrive Haaretz – ha finalmente sconfitto la sua vecchia nemesi e il Labour non tornerà più, almeno per un’altra generazione”.

Benny-Gantz-Yair-Lapid

Benny Gantz e Yair Lapid

Un dato che va letto insieme all’ascesa del partito di centro guidato da Benny Gantz e Yair Lapid, Kahol Lavan, che, annota Haaretz, “ha ricevuto più voti di qualsiasi altro partito centrista apparso nella storia israeliana. Persino Kadima, l’unico partito centrista ad andare al potere, non ha mai avuto più di 29 seggi”.

Con i suoi 35 seggi, pari a quelli del Likud, Kahol Lavan domina dunque l’opposizione. Un cambiamento epocale, non tanto in termini di politica interna, quanto di politica estera.

Finora lo scontro tra destra e sinistra, spiega Haaretz, verteva fondamentalmente sui rapporti tra Israele e gli Stati arabi e su come “risolvere il suo conflitto con i palestinesi”.

Temi sui quali, secondo il quotidiano israeliano, Kahol Lavan non ha posizioni precise, dato che alcuni dei suoi esponenti su tali questioni condividono le idee dei loro omologhi del Likud. Dunque, la “soluzione dei due Stati” non avrà sostegno da tale partito…

Israele e la democrazia

Ciò che distingue il partito di centro dalla destra è il “suo sostegno al sistema legale”, in contrasto con l’intenzione della destra di proteggere Netanyahu e ridurre il potere della Corte Suprema.

“Benny Gantz – aggiunge – ha lanciato una campagna per unificare la società israeliana e difendere le sue principali istituzioni, che sono state attaccate dalla destra – non solo la magistratura, ma anche le forze di difesa israeliane, la presidenza e i media”.

L’articolo accenna, implicitamente, allo scontro che sta dilaniando la società israeliana. Uno scontro tra destra religiosa e laici, che ha toccato le basi del sistema stesso su cui si fonda lo Stato israeliano.

E che si ripercuote sul suo rapporto col mondo, come dimostrano anche le accese polemiche tra esponenti – anche ebrei – del partito democratico e governo israeliano.

Israele: l'ascesa di un grande partito di centro cambia tutto

Come dimostra la recente polemica riguardante le affermazioni di Bernie Sanders, che, pur dichiarandosi “pro-Israele al 100%”, ha affermato che gli Stati Uniti in Medio oriente dovrebbero agire sulla base di “una parità di condizioni” tra israeliani e palestinesi “e non limitarsi a sostenere un Paese che è ora gestito da un governo di destra – oserei dire razzista” (Timesofisrael).

 

Parole che hanno suscitato proteste, com’è ovvio. Resta quel che indica il sottotitolo dell’articolo di Haaretz, che spiega come l’emersione “del più grande partito centrista della storia di Israele significa che le prossime battaglie politiche saranno combattute su nuove questioni: non per la pace o per i palestinesi, ma per la democrazia“.

Israele: l'ascesa di un grande partito di centro cambia tutto

Sempre che Kahol Lavan resista alle spinte disgregatrici che seguiranno quelle aggregatrici della campagna elettorale, quando la speranza di far fuori Netanyahu ha spinto ambiti politici diversi a unirsi per dar vita a un partito che, arrivando primo, potesse consegnare a Benny Gantz l’investitura a premier.

Non è andata così e ora l’opposizione potrebbe giocare brutti scherzi a un’unità artificiosa. Quanto ai palestinesi, le prospettive di creare un loro Stato nazionale si restringono ancora di più. Situazione da seguire con certa apprensione, anche perché la disperazione – procurata – può portare ad azioni sconsiderate.