Sanzioni e guerra, doppia morsa alla Siria
Il 17 maggio l’Unione europea ha votato il prolungamento fino al 1º giugno 2020 delle sanzioni contro la Siria e contro alcune personalità di spicco del paese. Tali sanzioni sono in vigore dal 1º dicembre 2011 e le ripercussioni che hanno avuto da allora sulla popolazione, insieme alla distruzione causata dalla guerra, sono di estrema gravità.
L’obiettivo di Bruxelles, pur essendo contro “il regime siriano e quanti lo sostengono”, si riflette sulle condizioni di vita del popolo siriano. Asia News, in un articolo del 17 maggio, ha raccolto testimonianze dirette delle suore trappiste di Azeir, dell’arcivescovo maronita di Damasco e di padre Ibrahim Alsabagh – vicario del vescovo di Aleppo -, tutti residenti in Siria e tutti concordi sulla gravosità dell’embargo e delle restrizioni che “finiscono solo per colpire una popolazione già martoriata da otto anni di conflitto durissimo”, come sintetizza l’Agenzia stampa cattolica.
Le condizioni di vita in Siria
La doppia stretta fatta da sanzioni e guerra ha causato la morte di quasi mezzo milione di persone; sono circa 11 milioni invece le persone costrette ad abbandonare la propria abitazione.
In un paese in cui oltre l’80% dei residenti vive in una condizione di estrema povertà l’embargo imposto sul petrolio aggrava non poco le condizioni di vita, già pessime, della popolazione.
L’assenza di carburante, riporta Asia news, “paralizza i trasporti” e “gli studenti faticano a frequentare scuole e università, i pazienti non possono recarsi agli appuntamenti con i dottori”.
Inoltre, anche se “medicine e ospedali non dovrebbero rientrare nell’embargo […] i nosocomi funzionano al minimo e i macchinari sono fermi per mancanza di pezzi di ricambio”. Ciò vuol dire che i malati non possono ricevere cure adeguate, con tutto ciò che questo comporta sulla loro possibilità di guarigione…
Testimonianze dirette
Monsignor George Abou Khazen, vescovo di Aleppo, sottolinea in un’intervista ripresa su Ora pro Siria le estreme difficoltà in cui versa la popolazione, ferocemente colpita dalle sanzioni: “Le sanzioni sono il principale ostacolo al ritorno alla normalità. La Siria grazie ai suoi giacimenti di petrolio e gas potrebbe essere autosufficiente, ma quei giacimenti sono nel Nord-Est e lì ci sono i curdi e gli americani”.
“Gli americani – aggiunge – sono i primi sostenitori del blocco economico. Per questo ci impediscono non solo di utilizzare il nostro petrolio e il nostro gas, ma anche di ricevere combustibili da altri paesi”.
Continua ancora il monsignore: “Le sanzioni non toccano gli alti funzionari dello Stato e non contribuiscono a fermare l’importazione di armi. Le sanzioni toccano solo la povera gente. A noi cristiani delle armi non importa nulla. A noi interessano le condizioni della povera gente. Che colpa hanno milioni di famiglie con anziani, malati e bambini a carico? Perché bisogna farli soffrire?”.
Di sfondo alla tragica situazione della popolazione siriana c’è la notizia del 19 maggio, riportata da Al-jazeera, di una tregua unilaterale annunciata dal governo siriano, sostenuto dalla Russia, nei confronti dei jihadisti di Hay’et Tahrir al-Sham, distaccamento siriano di Al-Qaeda, che controllano Idlib, l’ultima roccaforte ancora in mano agli jihadisti e un nodo importante del conflitto che non è ancora stato sciolto.