10 Giugno 2019

L'ambasciatore Usa in Israele e l'annessione della Cisgiordania

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“Le osservazioni dell’ambasciatore statunitense David Friedman della scorsa settimana, il quale ha affermato che gli Stati Uniti darebbero al governo di Israele il via libera per annettere unilateralmente parte della Cisgiordania, equivalgono a uno sputo in faccia ai palestinesi”.

Tali dichiarazioni “fanno male a chiunque cerchi una soluzione giusta al conflitto israelo-palestinese basata sulla divisione della terra e sul riconoscimento del diritto all’autodeterminazione di entrambi i popoli”. Così un durissimo editoriale di Haaretz.

Secondo il giornale israeliano, le dichiarazioni di Friedman legittimano le riserve dei palestinesi riguardo il cosiddetto “Accordo del Secolo”, ovvero il Piano di pace israelo-palestinese concepito dall’amministrazione Trump.

I palestinesi hanno infatti rigettato il Piano, annunciando la loro defezione al summit del Bahrein, nel quale, presenti le autorità israeliane e dei Paesi arabi, dovrebbe esser rivelata la parte economica del Piano.

Se gli Stati Uniti sono davvero interessati alla pace tra i due popoli devono essere neutrali, aggiunge Haaretz. Invece “Friedman rappresenta gli interessi dei coloni [israeliani] e non soddisfa queste precondizioni”.

Una presa di posizione durissima che esprime l’opinione non di un singolo, ma di un intero ambito giornalistico, peraltro di indubbia autorevolezza.

Probabile che sarà ignorata, dato che l’approccio dell’amministrazione Usa alle complesse problematiche israelo-palestinesi finora è stato affatto unilaterale, per non dire votato alla cecità. Nondimeno queste righe hanno il loro peso specifico.

In un articolo dedicato all’intervista incendiaria dell’inviato Usa per il Medio oriente, Timesofisrael ha ricordato il suo ruolo nella stesura del Piano e il sostegno di lunga data accordato alla politica degli insediamenti, che ha seminato colonie israeliane per tutta la Cisgiordania.

Tanto che il giornale di Tel Aviv definisce l’ambasciatore col suggestivo titolo di “inviato per l’annessione”. Timesofisral ha però anche sottolineato come, sebbene egli sia uno dei consiglieri di Trump, il presidente usa prendere decisioni da solo.

E ha anche ricordato un’intervista di Trump del 2017, nella quale affermava: “Non sono uno che crede che andare avanti con questi insediamenti sia una buona cosa per la pace.”

Tanto che lo stesso Friedman, nell’intervista, ha dovuto ammettere che “l’amministrazione potrebbe congelare il Piano indefinitamente se riterrà che possa causare più danni che benefici”. Concludendo: “Non vogliamo peggiorare le cose”.

E in effetti, man mano che si avvicina la data della rivelazione del Piano, ancora occultato in un alone di mistero, le cose vanno peggiorando.

Certo, come ricorda Timesofisrael, in occasione delle scorse elezioni Trump ha regalato il Golan a Israele per favorire la campagna di Netanyahu. E non è escluso che decida di aiutarlo alle elezioni di settembre concedendogli anche la Cisgiordania, o quantomeno dando un placet alla sua annessione.

Ma voci contrarie all’annessione si stanno levando da tutto il mondo (ieri la Germania ha ribadito che l’unica soluzione è quella dei “due Stati”). Così che l’ipotesi di uno slittamento/congelamento della fase operativa del Piano resta, ad oggi, la più plausibile.

 

Nella foto, David Friedman con Donald e Ivanka Trump