20 Giugno 2019

G-20: Trump e il trilaterale con Xi e Putin

G-20: Trump e il trilaterale con Xi e Putin
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“Voglio andare d’accordo con la Russia, e penso che ci riusciremo. Voglio andare d’accordo con la Cina, e penso che ci riusciremo. La prossima settimana in Giappone al G20 incontrerò tutti e due”. Così Trump in un’intervista a Fox News (ripresa dalla Reuters).

Dichiarazione importante quella del presidente americano, che rilancia con forza la prospettiva di un accordo con le altre due potenze globali. Intesa che dovrebbe trovare nuovo slancio al summit di Osaka.

La variabile Hong Kong

Ma mentre l’incontro con Xi rientra nell’ambito delle cose fattibili, dato che tanti e potenti ambiti economico-finanziari sono preoccupati dell’attuale guerra commerciale, quello con Putin risulta più arduo.

L’incontro con Xi sembra infatti cosa fatta. Il viaggio in Corea del Nord del presidente cinese di questi giorni rafforza tale prospettiva, come indica anche un articolo del New York Times secondo il quale Xi si è posto come mediatore tra Kim Jong-un e Trump per lucrare un accordo con quest’ultimo (alla disperata ricerca di un’intesa con Pyongyang).

G-20: Trump e il trilaterale con Xi e Putin

Ad oggi l’unico ostacolo in tal senso potrebbe venire da Hong Kong. Le massicce proteste contro l’introduzione della legge che permette l’estradizione dalla regione autonoma alla Cina si sono sopite dopo la decisione delle autorità locali di soprassedere.

Ma potrebbero riprendere se il governatore della regione autonoma facesse altri passi falsi. Le modalità e la tempistica con cui le autorità si stanno adoperando per ritirare la controversa legge può dare adito a pretesti/fraintendimenti e innescare ulteriori proteste.

Per Trump sarebbe estremamente imbarazzante incontrare Xi Jinping mentre Hong Kong ribolle di rabbia contro “l’oppressione cinese”…

Il fantasma di Kerch

Ma se un summit con Xi resta probabile, più aleatorio è l’ipotetico vertice con Putin, e non solo perché il Cremlino non ha confermato l’annuncio di Trump.

Putin resta figura più che ostica agli ambiti neocon, soprattutto per il suo attivismo mediorientale oppositivo ai loro progetti. E faranno di tutto perché non si incontri con Trump.

Prima avvisaglia di questo fuoco di sbarramento è la sentenza riguardo l’abbattimento sui cieli ucraini del volo Mh17 della Malaysian airlines – inchiesta politicizzata, ma ci torneremo – che accusa dei russi. Una sentenza attesa dal 2014 e arrivata ieri, cinque anni dopo.

Ma al di là delle nefaste coincidenze, giova ricordare che l’ultimo appuntamento fissato tra i due presidenti è saltato a causa dell’incidente dello Stretto di Kerch, che pose criticità nei rapporti Usa-Russia (sul punto vedi Piccolenote).

Ma sul punto può forse giovare quanto fatto filtrare dalla Casa Bianca, ovvero che Trump avrebbe perso interesse per la controversia venezuelana (Washington Post). Notizia che attutisce le tensioni con la Russia, che difende il presidente Nicolás Maduro contro il suo oppositore, Juan Guaidò, appoggiato dagli Usa.

Il trilaterale di Trump

Insomma, tanti gli ostacoli sul cammino di un trilaterale Trump-Putin-Xi, che serve oltremodo al presidente Usa.

Trump – e/o il suo staff – ha più volte annunciato e poi ritirato il lancio  ufficiale della campagna elettorale per la sua rielezione.

È probabile che la lanci dopo il vertice di Osaka, probabilità che aumenterà se riuscirà a ottenere qualche buon risultato: summit incrociati con i due presidenti di cui sopra; un accordo di massima con Xi o il rilancio, sempre tramite Xi, della prospettiva di pace nordcoreana.

Sotto quest’ultimo profilo, appare significativo che, all’incontro con il presidente Kim Jong-un, Xi abbia affermato: “Il mondo spera che la Corea del Nord e gli Stati Uniti possano parlare tra loro e che i colloqui abbiano successo”.

I giorni dei lunghi coltelli

Summit importante, dunque, quello di Osaka, funestato proprio in questi giorni da un crimine che ha suscitato un’ondata di orrore in Giappone.

Domenica mattina un folle è entrato all’interno della questura della cittadina di Suita, prefettura di Osaka, e ha accoltellato un agente di polizia (che è ancora in coma) rubandogli la pistola.

Il crimine arriva a pochi giorni dal G-20, suscitando così timori riguardo l’adeguatezza delle misure di sicurezza, e a circa un mese da un altro grave attacco, avvenuto durante la visita di Trump in Giappone – quando Abe si propose come mediatore tra Usa e Iran -, che vide un folle accoltellare quindici persone a Tokio, uccidendo due studentesse.

Una vena di follia sembra attraversare il Giappone. Ma se ciò rende il G-20 più a rischio, non ne erode l’importanza. Il vertice di Osaka potrebbe avere una valenza storica.