I titoli perpetui di Soros e la profezia Rockefeller
Tempo di lettura: 3 minutiGeorge Soros chiama e i suoi rispondono. Due giorni fa l’intervista dell’oligarca che, oltre ad altro (vedi Piccolenote), offriva la sua ricetta per salvare l’Europa: l’emissione di titoli perpetui, ai quali farebbero fronte, in maniera proporzionale al Pil, gli stati membri della Ue.
Un’idea rilanciata il giorno dopo dall’ex primo ministro Paolo Gentiloni, che a sua riecheggiava la proposta dal premier spagnolo Pedro Sánchez che per primo ha accolto e suggerito alla Ue l’idea di Soros.
Di finanza e politica ancillare
Degli intensi rapporti tra Sanchez e Soros è piena la pubblicistica spagnola, mentre non noti sono eventuali rapporti tra Gentiloni e l’oligarca: si sa solo che quando era presidente del Consiglio ebbe il cattivo gusto di riceverlo a Palazzo Chigi (Huffington Post).
Cattivo gusto perché ha accolto in una sede istituzionale, e non in un ambito privato, lo speculatore che affondò l’Italia nel ’92, lucrando sulla vaporizzazione (indotta) dei risparmi dei cittadini italiani.
Non sappiamo se la soluzione proposta da Soros sia migliore di altre per far fronte alla tragica crisi che sta attraversando la Ue a causa della criminale rigidità tedesca, che ha espropriato l’Unione europea della sua sovranità per subordinarla alla propria.
Di certo è bizzarro che si chieda a un illustre esponente della élite della Finanza globale, responsabile della tragedia attuale (il coronavirus ha fatto collassare un sistema economico-finanziario già marcio, vedi Giulio Tremonti), come salvare ciò che la stessa élite ha scientemente distrutto, impegnandosi in quest’opera con perseveranza e fermezza e lucrando su tale distruzione.
Nessun “complottone” da parte degli esponenti politici in questione, né dell’élite stessa. Si tratta semplicemente di affinità elettive tra alcuni ambiti politici trasversali, ancillari agli ambiti finanziari di cui sopra, i quali a loro volta fanno semplicemente i propri interessi.
Al di là delle tecnicalità dello strumento proposto da Soros per “salvare” i Paesi della Ue, e al di là delle sue applicazioni storiche pregresse, illustrate dall’oligarca nell’intervista citata, tali “titoli perpetui” hanno un qual suggestivo rimando esoterico.
I titoli perpetui
L’atemporalità dei “titoli perpetui”, infatti, si adatta perfettamente alla prospettiva della “Fine della storia” teorizzata al tempo da Francis Fukuyama.
Secondo Fukuyama la fase finale della storia sarebbe iniziata con la caduta del Muro di Berlino e avrebbe trovato il suo compimento nel 1992, con la presidenza Bill Clinton, quando in effetti ha inizio l’Impero della Finanza globale (anno, peraltro, di pubblicazione del libro di Fukuyama).
Un Impero che la Brexit e la vittoria di Trump hanno incrinato, ponendo criticità nuove e impreviste (Piccolenote), e che il “momento rivoluzionario” innescato dall’emergenza coronavirus, così Soros nella sua intervista, potrebbe riportare in auge in forme nuove e diverse.
Solo suggestioni, ovvio, non indulgiamo in giudizi. Ma sempre a proposito di profezie suggestive, segnaliamo lo studio di un Istituto espressione dell’élite finanziaria globale, la Rockefeller Foundation, che nel 2010 aveva previsto l’attuale pandemia, pur datandola al 2012.
La profezia Rockefeller
Alcune sbavature nella profezia Rockefeller (per l’integrale cliccare qui), come l’idea che la “nuova variante influenzale” avrebbe avuto inizio nei Paesi in via di sviluppo, e che il suo vettore iniziale sarebbero state delle improbabili “oche selvatiche”, ma anche tante impressionanti anticipazioni, come quella che la Cina avrebbe risposto prima e meglio di altri Paesi.
Ancora più precise le anticipazioni sul Lockdown globale, che il documento definisce con puntualità “Lock Step”, reso necessario dal fatto che “anche le nazioni più preparate ad affrontare una pandemia sono state rapidamente sopraffatte dalla diffusione mondiale del virus”.
“La pandemia – continua il documento – ha avuto anche un effetto mortale sulle economie: la mobilità internazionale di persone e merci ha subito un blocco, indebolendo industrie come il turismo e spezzando le catene di approvvigionamento globali. Anche a livello locale, negozi e uffici normalmente affollati sono rimasti vuoti per mesi, privi di dipendenti e clienti”.
“Durante la pandemia, i leader nazionali di tutto il mondo hanno accresciuto la loro autorità e imposto regole e restrizioni stringenti, dall’uso obbligatorio delle mascherine ai controlli della temperatura corporea agli ingressi in spazi comuni come stazioni ferroviarie e supermercati”.
“Inizialmente, l’idea di un mondo più controllato ottenne ampia accettazione e approvazione. I cittadini hanno volontariamente rinunciato a una parte della loro sovranità – e della loro privacy – in favore di Stati diventati più paternalistici in cambio di maggiore sicurezza e stabilità”.
“Essi erano più tolleranti e persino desiderosi di seguire le istruzioni calate dall’alto e di essere controllati, e i leader nazionali avevano più spazio per imporre l’ordine nei modi che ritenevano più opportuni”.
Va da sé che il mondo non aveva mai conosciuto, né avrebbe mai potuto immaginare, al di fuori di alcuni ristretti circoli profetici, un Lockdown globale causa pandemia, dato che altre pandemie, anche recenti, non hanno avuto tale conseguenza (Covid-1 nel 2003, sindrome Influenzale H1N1 nel 2009).
Secondo lo studio Rockefeller tale prospettiva restrittiva andrebbe a proseguire anche dopo la fine della pandemia. Ma questa è un’altra storia, ancora da scrivere.