Tutti più poveri, ma la Borsa vola
Tempo di lettura: 2 minutiLa Borsa vola. “Secondo trimestre da record: S&P500 mai così bene dal 1998”, questo il titolo di una nota di Wall Street Italia. Dopo un breve collasso iniziale, effetto shock della pandemia, i mercati sono tornati a ruggire come mai prima.
L’articolo riporta quanto riferiscono gli analisti del settore: “Dopo un pessimo primo trimestre, il secondo si è chiuso con performance eccezionalmente positive: in Europa l’indice Euro Stoxx ha guadagnato oltre il 16%, rialzo maggiore dal 2015. Wall Street ha fatto ancora meglio con l’indice S&P500 che ha registrato il rialzo maggiore dal 1998 (+20%), il Nasdaq Composite dal 1999 (+31%) e il Dow Jones (+18%) migliore rialzo dal 1987”.
Secondo il cronista, lo strepitoso benessere dei mercati prelude a una prossima e più veloce ripresa dell’economia globale, che dunque vede prospettive diverse da quelle pessime prefigurate in precedenza.
Non ne siamo così sicuri: se stiamo al dato, si registra semplicemente che c’è gente che, mentre il mondo è al collasso, sta facendo soldi a palate. Soldi che non hanno nulla a che fare con l’economia reale, ma classici denari della finanza speculativa, che sta banchettando sulle rovine altrui.
Il Covid-19, che per le moltitudini è una catastrofe che deprimerà a lungo la loro qualità di vita, per altri, i pochi, soliti noti, ha rappresentato una opportunità unica. Se non c’era il coronavirus, avrebbero dovuto inventarselo.
D’altronde il finanziere George Soros ha il merito di parlar chiaro a nome e per conto della categoria che egli rappresenta: per la Finanza il coronavirus è un “momento rivoluzionario”.
Così riferiamo un altro cenno istruttivo di Soros, che ha appunto il merito di parlar chiaro.In una sua intervista del 2018, nella quale gli si chiede conto del “dissesto finanziario di Thailandia, Malesia, Giappone, Indonesia e Russia”, ammette di aver fatto tutto ciò, con la consueta nonchalance: “Esatto, tutte quelle che ha menzionato”.
E alla domanda seguente, se davvero egli è tanto potente da poter distruggere intere nazioni, risponde: “Credo ci sia un grande equivoco. Io fondamentalmente sono lì per fare soldi. Non posso preoccuparmi delle conseguenze sociali derivanti da quello che faccio. Come competitor devo competere per vincere, come essere umano, sono preoccupato per la società in cui vivo”.
Così l’ultimo botta e risposta: “Con quale Soros sto parlando ora? Quello immorale o morale?”. Soros: “È la stessa persona. È la stessa persona delle volte impegnata in attività immorali e che nel resto del tempo prova ad essere morale”.
C’è tanta ironia in tutto questo. Quando Marx preconizzò l’unione del proletariato del pianeta per avviare una rivoluzione in grado di forgiare un nuovo ordine del mondo, non avrebbe mai potuto immaginare che il suo appello sarebbe stato raccolto da ben più potenti protagonisti globali, che hanno avviato una rivoluzione di segno opposto, ben più efficace e dai tratti irreversibili.