La querelle Navarro-Fauci e la crociata anti-cinese
Tempo di lettura: 3 minutiLo scontro Navarro-Fauci ha fatto il giro del mondo, dato che questa strana battaglia poteva far svaporare ogni speranza di rielezione di Trump.
Peter Navarro, potente consulente di Trump per il Commercio estero, all’inizio di questa settimana ha attaccato alzo zero Antonhy Fauci, lo zar del coronavirus Usa, il quale avrebbe “sbagliato tutto”, impedendo alla Casa Bianca di rispondere in maniera adeguata all’emergenza.
L’attacco sembrava preludere a una defenestrazione di Fauci, sia per la sua modalità pubblica, sia per le critiche espresse, che sembravano essere condivise dalla Casa Bianca, come sottolineato dai media.
Trump salva Fauci e se stesso
Gli antagonisti di Trump già pregustavano il facile bottino: il licenziamento di Fauci, infatti, avrebbe devastato l’immagine di Trump, data la popolarità del virologo tra i cittadini americani.
Istruttiva, in tal senso, l’iniziativa del Lincoln Project, un rassemblement repubblicano anti-Trump, che ha comprato pagine pubblicitarie nelle quali si chiedeva ai cittadini se si fidassero più di Trump o del dottor Fauci (The Hill).
Invece, a sorpresa, Trump ha dichiarato che Navarro aveva espresso una sua opinione, affermando di avere un “ottimo rapporto” con Fauci. Una mossa, quella di Trump, che potrebbe apparire una ritirata strategica per evitare il disastro, ma così non è.
In realtà fotografa quanto avvenuto in questi mesi, nei quali, nonostante le divergenze dovute al carattere dirompente di Trump e alle contraddizioni di Fauci (condivise peraltro con i suoi colleghi stranieri), i due hanno tenuto una linea comune, giusta o sbagliata che sia (vedi The Hill o il New York Times).
Resta il mistero del perché Navarro abbia preso un’iniziativa tanto “bizzarra“, come Fauci ha definito i suoi attacchi. In realtà la spiegazione è alquanto semplice. Navarro rappresenta la punta di diamante di quel variegato ambito che, sostenendo Trump, vorrebbe che egli si ingaggiasse anima e corpo nella crociata anti-cinese.
Navarro e la crociata anti-Pechino
Infatti, da quando nel 2011 scrisse il saggio “Death by China”, Navarro sostiene che il Dragone rappresenta una minaccia esistenziale per gli Stati Uniti e per questo deve essere incenerita.
E in tempo di coronavirus ha fatta sua la tesi del “virus cinese”, cioè che il Dragone abbia nascosto al mondo quanto avveniva sul suo territorio, facendo così dilagare l’epidemia, e che abbia fabbricato il coronavirus nel laboratorio batteriologico di Wuahn. Anzi che abbia addirittura usato dei viaggi dei cinesi all’estero per diffondere l’epidemia.
A parte la follia finale, è una tesi che accomuna i neocon anti-Trump (vedi John Bolton) e gli ambiti più estremi pro-Trump; e che, addossando al Dragone le responsabilità della pandemia, mira a fornire nuovo slancio alla supremazia globale degli Stati Uniti, che dovrebbero guidare il mondo libero in una crociata diretta a punire il Paese reo di tanto male.
Tale propaganda ha sempre visto nel dottor Fauci un oppositore: pur accusando la Cina di scarsa trasparenza sulla diffusione del virus, egli ha smentito più volte e categoricamente che il coronavirus sia stato creato a Wuhan.
Smentite che gli hanno attirato l’odio dei neocon e degli ambiti anti-cinesi che sostengono Trump, i quali lo hanno accusato un po’ di tutto, anche di essere connivente con Pechino e di oscuri legami con Hillary Clinton e Bill Gates, nemici giurati di Trump (un conto è la partnership, altro è la sudditanza).
Insomma, Fauci è stretto in una morsa di ferro, che l’avrebbe schiacciato se non fosse per la sua popolarità e il sostegno di Trump, peraltro restio, nonostante tutto, a ingaggiarsi in un confronto alzo zero con Pechino.
I suggerimenti della tempistica
La tempistica dell’iniziativa di Navarro suggerisce un retroscena. Due giorni prima del suo attacco, un esponente di punta dei trumpisti anti-cinesi, Steve Bannon, ha annunciato che alcuni scienziati di Wuhan si sarebbero consegnati all’Fbi e sarebbero in procinto di rivelare come Pechino abbia creato il coronavirus.
Un’operazione, sempre se vera, che puzza di artificio, ma che potrebbe dare avvio a un’inchiesta di interesse internazionale contro Pechino, atta a piegare le resistenze dei Paesi oggi neutrali nel confronto Usa-Cina (ad es. la Germania).
Un’operazione che potrebbe avere in Fauci, che ben conosce quel laboratorio, le procedure e chi ci lavorava, un ostacolo.
Da qui la necessità di eliminarlo. Anche a costo di rischiare di far fuori Trump. La crociata contro la Cina ha più valore, agli occhi di tali ambiti, delle appartenenze politiche e in fondo Joe Biden sembra sostenere tale crociata ben più dell’attuale presidente.
Vero o meno che sia tale retroscena, resta che Trump dovrebbe tener presente il detto popolare che recita: “Dai nemici mi guardo io, dagli amici mi guardi Dio”.