ONU: tutto il mondo unito contro la pandemia... anzi no
Tempo di lettura: 2 minuti“L’Assemblea generale delle Nazioni Unite ha approvato in modo schiacciante una risoluzione per affrontare la pandemia di coronavirus nonostante le obiezioni degli di Israele e Stati Uniti, con quest’ultima irritata per un emendamento cubano dell’ultimo minuto che esorta in maniera decisa i Paesi aderenti alle Nazioni Unite a opporsi a sanzioni economiche, finanziarie o commerciali unilaterali”.
“L’organismo mondiale ha adottato la risoluzione con un voto di 169 favorevoli e 2 contrari. È stata una forte dimostrazione di unità da parte dell’organismo più rappresentativo delle Nazioni Unite nell’affrontare il coronavirus, sebbene molti Paesi avessero sperato nell’unanimità. La risoluzione non è legalmente vincolante.”
Questo il brano tratto dall’articolo di Repubblica del 12 settembre. Sembrerebbe una buona notizia, e probabilmente lo è, se non fosse che i due voti mancanti lasciano un po di amaro in bocca.
L’emendamento cubano, che ha provocato i voti contrari, è quanto di più ragionevole in un momento in cui tutto il mondo è in crisi e che i paesi sottoposti a sanzioni, che per lo più sono già in condizioni economiche critiche, sono ancora più esposti allo tsunami pandemico.
Tuttavia per alcuni questa ragionevolezza è irrilevante e le sanzioni restano in atto. Non che questa risoluzione avesse vincolo legale, è solo una dichiarazione di intenti, ma comunque ha un suo significato, non solo simbolico.
C’è da rilevare che sia in Israele sia negli Stati Uniti grande è il malcontento per come i rispettivi governi hanno gestito la crisi. Eppure anche le forze politiche di opposizione non vanno al di là della semplice contestazione delle misure adottate in ambito nazionale.
Invero poche le voci che in tali Paesi rilevano la follia di un approccio di stampo nazionalista a una pandemia che sta devastando il mondo intero.
Il problema è che in questi Paesi diversi ambiti – nell’imprenditoria, nella politica e nella Sicurezza – sono stati offuscati dall’idea che anche la pandemia può offrire opportunità (ad esempio rispetto all’Iran, considerato nemico irriducibile da tanti, sia a Washington sia a Tel Aviv, che il combinato disposto coronavirus-sanzioni sta affaticando non poco).
Detto questo, le contrapposizioni frontali non possono superare l’ostacolo: servirebbe uno spazio di dialogo che attutisca diffidenze, ma al momento è utopico solo pensarlo.
P.s. A confermare la ragionevolezza dell’emendamento proposto da Cuba il recente rapporto di Save the Children “Coronavirus: senza istruzione una intera generazione di bambini consegnata alla povertà” ,in cui si legge che della situazione derivante dal prolungato blocco delle scuole e dall‘ulteriore calo delle risorse faranno in particolare le spese i bambini di 12 paesi, cinque dei quali (Afghanistan, Guinea, Costa d’Avorio, Liberia a Yemen) attualmente sotto sanzioni internazionali o in guerra.