Il premier giapponese Suga: pronto a incontrare Kim Jong-un
Tempo di lettura: 3 minutiIl nuovo primo ministro giapponese, Yoshihide Suga, succeduto al dimissionario Shinzo Abe, riserva sorprese. Intervenendo all’Onu ha dichiarato di essere “pronto a incontrare il presidente Kim Jong-un senza alcuna pre-condizione”.
Si riapre così la porta del dialogo con la Corea del Nord dopo tanto gelo. Apertura a sorpresa che segue un’inusitata iniziativa nordcoreana: Kim si è infatti scusato per l’uccisione di un sudcoreano, un funzionario del Ministero della pesca e degli oceani che aveva attraversato il confine tra i due Paesi.
Un incidente di frontiera che aveva ovviamente creato tensione tra le due Coree, che le scuse del presidente nordcoreano, evento più che raro nella storia del Paese, hanno smorzato.
Certo, la Corea del Sud, ha chiesto maggiore chiarezza sulle dinamiche dell’omicidio, a conferma della gravità dell’accaduto, e del caso un’indagine congiunta, ma ha comunque accolto con favore il passo distensivo, che un’inchiesta unificata rafforzerebbe (ma è sviluppo arduo).
Il dialogo si riapre quando tutto sembrava perduto, come dimostrava la demolizione simbolica dell’edificio usato dalla Corea del Nord come ufficio di collegamento con il Sud, posto al confine tra i due Paesi e fatto esplodere da Pyongyang nel giugno scorso.
La bomba Woodward sulla Corea
Non solo il misterioso omicidio frontaliero, ad affossare le speranze di pace ha contribuito non poco il recente libro di Bob Woodward, che ha rivelato alcuni segreti che Trump gli avrebbe rivelato nel corso di alcuni dialoghi (libro da prendere con le molle, data la sua dichiarata politicizzazione: serve a silurare Trump).
Tra le rivelazioni che hanno creato imbarazzo alla Casa Bianca, quella sulla Corea del Nord, che Trump, secondo Woodward, avrebbe voluto nuclearizzare, fermandosi solo per le obiezioni dall’allora Segretario alla Difesa James Mattis.
Ciò sarebbe avvenuto nel 2017, quando tra Trump e Kim iniziò uno scambio di offese personali e reciproche provocazioni militari.
Preistoria, dato che in seguito il presidente Usa avviò negoziati, portandoli avanti tra feroci contrasti interni, fino all’attuale fase di forzata sospensione (peraltro, il libro di Woodward dà conto di 25 missive di Kim a Trump – South China Morning Post – che svelano il profondo legame tra i due e le reciproche speranze di pace, ma la pace non fa “notizia”).
Per parte loro, le autorità della Corea del Sud sono intervenute duramente contro la rivelazione di Woodward, che cadono come una mannaia sulle prospettive di pace, dichiarando che “nessuno dei piani militari congiunti con gli Stati Uniti include un qualsiasi uso delle armi nucleari” e aggiungendo che gli Usa non possono agire scavalcando Seul (SCMP).
Clinton voleva “nuclearizzare” Pyongyang
Probabile che al tempo si siano avuti confronti tra il presidente e il Segretario alla Difesa, durante i quali è stata presa in esame anche l’opzione nucleare, purtroppo sempre pronta, di seguito scartata.
È quanto spiega il National Interest, ricordando un particolare che certo non fa piacere né a Woodward né al partito democratico che vuol favorire col suo libro.
“All’inizio degli anni ’90 – scrive il NI – l’amministrazione Clinton era pronta a scatenare una guerra preventiva” contro la Corea del Nord.
“L’allora Segretario alla Difesa William Perry e l’assistente segretario alla Difesa Ashton Carter hanno ricordato in seguito di aver ‘preparato piani per colpire gli impianti nucleari della Corea del Nord e per mobilitare centinaia di migliaia di truppe americane per la guerra che probabilmente ne sarebbe seguita’. Il presidente sudcoreano Kim Young-sam ha insistito sul fatto che solo una sua telefonata con il presidente Bill Clinton riuscì a sventare l’attacco già approntato”.
Insomma, così fan tutti i presidenti americani, da qui la necessità di un accordo tra Washington e Pyongyang che elimini questa follia. Un’intesa che potrebbe arrivare se Trump venisse rieletto, secondo il National Interest, come sembra confermare l’apertura di Suga, che si muove in continuità col suo predecessore, il quale ha avuto con il presidente Usa un feeling particolare.
La pace Trump-Kim e la distensione globale
Peraltro, la Cina potrebbe dare una mano. Lo ha scritto Fu Ying, ex vice-ministro degli Esteri di Pechino, in una nota nella quale, esortando Trump a riprendere il dialogo, ha ricordato che nel 2003 la Terra di Mezzo si prestò a mediare tra Usa e Corea del Nord su richiesta dell’allora presidente degli Stati Uniti George W. Bush, contribuendo così “a dare il via agli ormai defunti colloqui di denuclearizzazione a sei”.
Tale mediazione potrebbe peraltro favorire una distensione dei rapporti sino-americani, oggi tragicamente conflittuali, con rischi conseguenti.
L’idea che una mediazione della Cina sulla crisi coreana possa offrire opportunità di dialogo tra Washington e Pechino anche su altro è condivisa dai più importanti diplomatici cinesi, tra cui il ministro degli Esteri Wang Yi.
Un’idea ribadita da Yang Jiechi, membro del politburo considerato il più autorevole rappresentante della diplomazia cinese, il quale il mese scorso, visitando la Corea del Sud, ha affermato che il suo Paese è “disposto a svolgere un ruolo costruttivo nel portare avanti una soluzione politica alla crisi riguardante la penisola coreana insieme a tutte le parti interessate” (SCMP).
Insomma, il dialogo con Pyongyang offre opportunità per una distensione globale. Da qui le speranze, come anche il feroce contrasto.