Trump cede i poteri: il falso tweet che ha allarmato il mondo
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“Breaking: il presidente Trump ha trasferito il potere al vicepresidente Pence con una dichiarazione scritta prima di essere trasferito all’Icu dell’ospedale Walter Reed, secondo i funzionari dell’ambasciata israeliana [sic] a Washington”. Questo tweet, pubblicato nell’account in lingua inglese del quotidiano Israel Hayom di Sheldon Adelson “ha provocato onde sismiche in tutto il mondo dei media”.
Hacker
A causare tanta agitazione è stato il fatto che “il giornale pro-Netanyahu è considerato molto vicino all’amministrazione Trump e la nota che l’ambasciata israeliana sembrava avesse avuto notizia di un deterioramento delle condizioni di Trump ha mandato i giornalisti di tutto il mondo” in tilt, prima che la notizia stessa si rivelasse falsa.
Così inizia un articolo di Omer Benjakob su Haaretz, che spiega come l’autore del falso tweet sia stato individuato in un diciassettenne che era riuscito ad hackerare l’account Twitter del giornale.
Il ragazzino faceva parte di quel manipolo di pirati informatici che ha fatto parlare di sé questa estate, avendo hackerato il sistema di controllo di Twitter per impossessarsi di account illustri (Bill Gates, Elon Musk, etc.) dai quali erano state inviate richieste di donazioni, poi incassate. In tal modo il ragazzino avrebbe messo su un bel gruzzoletto.
Benjakob prosegue allarmando sul pericolo rappresentato dagli hackers, che potrebbero inventarsi un attacco da un Paese nemico provocando una guerra o altro e altrettanto funesto.
Scenari inquietanti, in effetti, come inquieta anche pensare che un ragazzino abbia hackerato un media tanto importante e protetto, dato che Israel Hayom può avvalersi delle eccezionali potenzialità digitali dei servizi israeliani, una vera e propria “superpotenza tecnologica”, secondo una definizione di Musk riferita con orgoglio da Netanyahu.
Restano le domande sulla bravata estiva della banda che aveva hackerato Twitter, tanto dirompente eppure sfuggita all’Fbi, che è riuscita a individuare uno dei suoi componenti solo dopo l’ulteriore beffa (non si ha notizia di altri).
E sulle eccezionali capacità del ragazzino prodigio, che da pirata informatico a fini di lucro si è fatto fine politologo, indovinando l’account da hackerare, le modalità del messaggio e il tema.
Pence, l’october surprise
È interessante, per mera curiosità, anche interrogarsi sulla possibilità che il falso tweet ha fatto balenare, cioè la morte del presidente e la candidatura automatica di Pence alla Casa Bianca per il Partito repubblicano.
Il candidato a sorpresa, un’october suprise fantasiosa in questo caso, non solo avrebbe potuto vantare un illustre martire del Covid, che il decesso avrebbe reso inattaccabile e rivalutato agli occhi dell’opinione pubblica, ma avrebbe riportato ai repubblicani il sostegno di tutto quel mondo di destra che sostiene Biden in odio a Trump.
Non solo ideologi neo-con come John Bolton, l’ex Consigliere alla Sicurezza nazionale imbarcato alla Casa Bianca su pressione di Adelson (Piccolenote), ma anche quel Deep State in urto con Trump.
Pence, anch’egli vicino ai neocon, avrebbe vinto a mani basse la corsa contro Biden, diventando il presidente che i neo-con sognano da anni.
Scenario di fantasia, ovviamente, ma che una più lunga degenza di Trump alla Walter Reed avrebbe potuto far diventare meno fantasioso, anche a prescindere dal falso tweet.
Una possibilità che deve aver ha influito non poco sulla decisione del presidente di far ritorno in fretta alla Casa Bianca.
L’idea di far leva sul Covid-19 per far fuori Trump è invece presa seriamente in esame dai democratici. La speaker della Camera Nancy Pelosi ha infatti evocato il 25° emendamento, che consente al Congresso di rimuovere il presidente per impossibilità o incapacità di assolvere al suo ufficio.
Verrà creata un’apposita Commissione, ma serve l’assenso del vice-presidente e ad oggi sembra impossibile. Iniziativa forse velleitaria e proiettata sul futuro, cioè se Trump vincesse (The Guardian), che ha fatto ovviamente infuriare il presidente (colpo di Stato).
Trump rifiuta il dibattito virtuale
Fantasie a parte, nella campagna elettorale si registra un piccolo colpo di scena: dato il contagio di Trump, la Commissione elettorale ha deciso che il prossimo dibattito sia virtuale.
Una decisione forzata, dato che il problema posto dal faccia a faccia si potrebbe risolvere con una parete trasparente a separare i duellanti – peraltro apparsi già ben distanziati al primo dibattito – o altro e altrettanto efficace. Ma in tempi di smart working la variabile virtuale a quanto pare ha la precedenza.
Trump sa perfettamente che tale modalità gli impedisce quel confronto diretto che Biden evidentemente subisce, tanto che già al primo dibattito aveva chiesto e ottenuto che si facesse una pausa ogni mezz’ora.
Da qui la decisione di Trump di rifiutare il confronto virtuale, decisione che il suo rivale ha pensato di volgere a suo favore chiedendo di parlare da solo alla nazione.
Ne è nata una querelle ingarbugliata, di proposte e controproposte – spostarlo, fare solo il terzo e ultimo, etc. – di difficile soluzione (The Hill).
Tanti i colpi di scena di questa feroce campagna elettorale. Il futuro ne riserva altri, si spera non tragici.