Il vaccino Covid-19: sollievo, ma anche domande
Tempo di lettura: 2 minuti“Sul vaccino Pfizer COVID-19: rendere pubblici i risultati provvisori attraverso un comunicato stampa non è né una buona pratica scientifica né aiuta a corroborare la fiducia dell’opinione pubblica sui vaccini. Un annuncio del genere dovrebbe arrivare attraverso la pubblicazione completa di un documento di ricerca sottoposto a revisione paritaria in una rivista scientifica”. Così Richard Horton in un tweet dedicato all’annuncio del vaccino Covi-19 da parte della Pfizer, giunto in questi giorni.
Commento autorevole, dato che Horton è caporedattore di The Lancet, la più autorevole rivista del settore, professore onorario presso la London School of Hygiene and Tropical Medicine, l’University College di Londra e l’Università di Oslo.
Ne scriviamo perché è stato uno dei pochi a far notare l’anomalia, mentre i media del mondo hanno gridato al miracolo, con annessa impennata dei Mercati. In effetti, sarebbe stato più opportuno che il lancio pubblicitario si svolgesse in parallelo al confronto scientifico.
Tale rilievo è stato mosso alla Russia quando ha annunciato il primo vaccino, ma oggi latita. Peraltro Mosca si è poi anche premunita di pubblicare su Lancet tutti i suoi studi, ovviamente osservati con noncuranza in Occidente (c’era il caso Navalny, non si poteva dar peso al farmaco russo, vedi Piccolenote).
Così va il mondo: doveva arrivare prima l’America, e così è stato; e il vaccino doveva arrivare dopo le elezioni Usa, come aveva comunicato al tempo il Ceo di Pfizer, Albert Bourla, e così è stato.
Per inciso, Bourla ha subito venduto il 60% delle sue azioni personali Pfizer, schizzate ovviamente alle stelle, guadagnando qualcosina (Washington Examiner). E ci sta anche questo.
Il vaccino va conservato a temperature artiche, – 80° centigradi, con problemi intuibili non solo per la produzione, ma anche per la distribuzione e lo stoccaggio, come anche per la somministrazione particolare. Con costi per impianti refrigeranti di portata intuibile (non basta un semplice frigorifero) che andranno a sommarsi a quelli del vaccino.
Un altro problema di questo vaccino lo ha individuato il dottor David Nabarro dell’Oms, il quale, in un’intervista a una radio irlandese, ha spiegato che i problemi legati alla temperatura polare renderanno alquanto difficile la sua distribuzione nei Paesi caldi, dove la conservazione sarebbe ardua. Parliamo così dell’esclusione dal farmaco di centinaia di milioni di persone dell’Africa, dell’America latina e dell’Asia.
Sulla Pfizer ci è arrivato un articolo di Alba Tecla Bosco, al quale rimandiamo per approfondimenti (cliccare qui). Non si tratta di demonizzare nessuno, solo un invito ai nostri lettori a tener conto che anche nella Sanità, quella con la S maiuscola, che ha gestito l’attuale pandemia, divenendo di fatto attore politico globale, esistono interessi vari, non meno che nella Politica.
Altri vaccini sono prossimi a venire, e tanti interessi sono in gioco. Si spera che al caos pandemico non segua il caos vaccinatorio (ci si passi il termine) determinato dall’emergere di una guerra tra Aziende diverse. Ma la speranza è tenue.