Indovina chi vedi su internet...
Tempo di lettura: 3 minutiKashmir Hill e Jeremy White sul New York Times del 21 novembre informano sulla creazione e vendita di immagini false di persone, ma talmente vere da ingannare chi vi si imbatte in internet.
Ci sono, informano i cronisti, “aziende che vendono persone false. Sul sito web generated.photos è possibile acquistare una persona… falsa per 2,99 dollari, o 1.000 persone per 1.000 dollari. Se avete solo bisogno di un paio di persone finte – per i personaggi di un videogioco, o per far apparire il sito web della vostra azienda più diversificata -, è possibile ottenere le loro foto gratuitamente su thispersondoesnotexist.com”.
Di più: è possibile regolare età, genere, etnia del volto scelto e anche farlo parlare, se si vuole un’immagine animata. Il tutto è utilizzabile da aziende come da organizzazioni estremistiche o da Agenzie di intelligence.
Gli autori spiegano che “la creazione di questo tipo di immagini false è diventata possibile solo negli ultimi anni grazie a un nuovo tipo di intelligenza artificiale chiamata rete generativa antagonista”.
“In sostanza, si alimenta un programma per computer con una grande quantità di foto di persone reali. Il programma le studia e cerca di creare le proprie foto di persone, mentre un’altra parte del sistema cerca di individuare quali di queste foto sono false”.
Di questo passo è facile che in un futuro non troppo lontano ci si trovi di fronte, per esempio, ad amici finti in giro con finti cani e con in braccio finti bambini, diventando così sempre più difficile capire se le immagini di persone siano vere o generate da un computer.
Nel pezzo si legge che una società chiamata Clearview AI ha utilizzato miliardi di foto pubblicate sul web “per creare un’app in grado di riconoscere uno sconosciuto da una sola foto. La tecnologia promette superpoteri: la capacità di organizzare ed elaborare il mondo in un modo che prima non era possibile”. Il neretto è nostro e sottolinea un aspetto inquietante.
Hill e White ricordano opportunamente che l’intelligenza artificiale (indicata come A. I.) “può renderci la vita più facile, ma alla fine è difettosa quanto noi, perché ci siamo noi dietro a tutto questo. Gli esseri umani scelgono come sono fatti i sistemi di A.I. e quali dati processano”.
L’esperienza e gli studi fatti in merito hanno dimostrato che, in situazioni in cui esseri umani e computer devono cooperare per prendere una decisione come, per esempio, identificare impronte digitali o volti umani, le persone hanno svolto un’errata operazione quando un computer li ha spinti a farlo. È poi facile ricordare che, con i primi navigatori GPS, i conducenti a volte seguivano indicazioni dei dispositivi guidando le auto nei laghi o giù dalle scogliere…
Di fatto “gli algoritmi di Google e Bing ordinano la conoscenza del mondo per noi. Il newsfeed di Facebook filtra gli aggiornamenti dalle nostre reti sociali e decide quali sono abbastanza importanti da mostrarci”. E con automobili a guida autonoma stiamo mettendo la nostra sicurezza nelle mani (e negli occhi) del software. Ma occorre sempre tenere presente che, se riponiamo molta fiducia in tali sistemi, questi possono essere fallibili. Come noi.
Fin qui l’articolo del Nyt, che appunto declina le potenzialità delle nuove frontiere e la loro fallibilità, dato che pure è tanto spesso obliato, ché l’algoritmo non può errare.
Il punto è però un altro, cioè che a guidare tale nuovo mondo virtuale, che va a sovrapporsi a quello reale condizionandolo non poco (se non del tutto nelle sue dinamiche di fondo), sono pochi eletti, più potenti di capi di Stato eletti da cittadini, che ad oggi non rispondono a leggi e risultano insindacabili.
Urge porre dei limiti, o l’onnipotenza dei signori del web – i nuovi signori della guerra – dilagherà in maniera ancor più disastrosa dell’attuale.
P.S. Ad esempio si potrebbero creare facilmente 1000 dissidenti bielorussi virtuali o 100 testimoni delle armi chimiche di Assad… o assistere all’emersione di introvabili capi del Terrore virtuali, portando al perfezionamento quanto già avvenuto per gli irrintracciabili Osama bin Laden, Abu bakr al Baghdadi e Ayman Al Zawahiri, la cui pratica si è chiusa, per annunciato decesso, alcuni giorni fa.