Usa gendarme del mondo: la Potenza messianica
Tempo di lettura: 3 minutiPiù che interessante una nota del National Interest a firma di David Bromwich, docente presso l’Università di Yale, che, rammentando le atrocità delle guerre infinite, le spiega come conseguenza della vis messianica insita nel rapporto tra gli Stati Uniti d’America e il resto del mondo.
Gli Stati Uniti, scrive Bromwich, hanno un approccio al mondo peculiare, in forza del quale sono portati a “servire” il pianeta in qualità di nazione “esemplare o evangelica”, approccio in entrambi i casi “messianico”.
Il primo profilo, secondo il professore di Yale, ha il suo mentore in Abraham Lincoln, secondo il quale la frase “tutti gli uomini sono creati uguali” doveva rappresentare “il più alto modello di una società libera”. E ciò significava che gli Stati Uniti avevano il compito di diffondere tale condizione “dilatando la loro influenza e incrementando la felicità e il valore della vita di tutte le persone di tutti i colori ovunque“.
Al contrario, il profilo “evangelico è stata riassunto dall’eloquente e pericoloso discorso inaugurale di John Kennedy: “«Dovremo pagare qualsiasi prezzo, portare qualsiasi peso, affrontare qualsiasi difficoltà, sostenere qualsiasi amico, opporci a qualsiasi nemico per assicurare la sopravvivenza e il successo della libertà»”.
“Il più alto modello di Lincoln si declinava nella forza del nostro esempio, Il peso di Kennedy significava la potenza delle nostre armi”, conclude Bromwich.
Nella nota, le atrocità delle guerre infinite. La guerra in Afghanistan, proseguita sotto tre presidenze di entrambi i partiti, alla quale Trump vorrebbe porre fine, con decisione subito criticata dall’establishement, come annota Bromwich.
E le altre guerre di questo sanguinoso ventennio, caratterizzato da un “globalismo militarizzato, [modello] che gli Stati Uniti hanno adottato dopo la caduta dell’Unione Sovietica e l’avvento del mondo unipolare“.
“Il laboratorio di tale approccio al mondo – scrive Bromwich – fu l’intervento in Jugoslavia voluto da Bill Clinton e Tony Blair. La follia celata sotto l’idealismo si è poi palesata nei bombardamenti, l’invasione e l’occupazione dell’Iraq nel 2003″.
E poi la dimenticata guerra libica, “tutte le distruzioni che ha provocato: la guerra civile che ne è seguita, le massicce migrazioni di massa dal Nord Africa al Sud Europa, l’apertura del mercato degli schiavi nella stessa Libia. E, dopo la Libia, la Siria, dove gli Stati Uniti hanno sostenuto un ramo di al Qaeda in un’altra causa umanitaria. E dopo la Siria è arrivato il sostegno di Obama-Trump all’obliterazione saudita dello Yemen”.
Ora l’obiettivo dell’élite neoliberista è riorientare la nuova Guerra fredda, iniziata nel 2013-14 alle “Olimpiadi di Sochi” (a crisi ucraina aperta). Tale élite sta “decidendo” se scegliere come nemico numero uno la Russia o la Cina.
Catastrofista, ma anche no, la nota, dato l’articolo successivo, sempre sul National Interest, di Paula J. Dobriansky, Sottosegretario di Stato per gli affari globali dal 2001 al 2009, dal titolo più che significativo: “È il tempo di un nuovo secolo americano”.
Nella nota, la Dobriansky spiega come la protezione “degli interessi nazionali vitali richiede la leadership globale americana“. Risparmiamo ai lettori il delirio conseguente, riportando la conclusione: «Come ho affermato in queste pagine nel gennaio / febbraio 2017, «alcuni hanno parlato del ventunesimo secolo come del prossimo ‘secolo americano’. Non c’è motivo per cui non possa essere così»».
Interessante, nel testo, che tale delirio si appropri anche di talune acquisizioni della presidenza Trump, cioè la creazione, ancora in embrione, di una sorta di Nato asiatica, con la nascita dell’alleanza militare tra Australia, Giappone, India, che in prospettiva dovrebbe includere anche la Nuova Zelanda, la Corea del Sud e il Vietnam. Alleanza che gli Usa brandiranno contro la Cina.
E, in più, la nuova alleanza tra Israele e Paesi arabi sunniti, stavolta in funzione anti-Iran. Due acquisizioni che aiuteranno a forgiare il secolo americano, spiega la Dobriansky.
Così, vinto l’odiato Trump, odiato perché voleva chiudere le loro guerre infinite, i neocon ne useranno le spoglie per ricominciare a bombardare il mondo. Si spera che tale delirio abbia un contrasto. Vedremo.