Dal NYT: Perché ho ricevuto il vaccino russo
Tempo di lettura: 2 minuti“L’Unione Sovietica e gli Stati Uniti hanno collaborato all’eliminazione del vaiolo attraverso la vaccinazione…La scorsa primavera, il capo sviluppatore dello Sputnik V (vaccino anti COVID-19), Aleksandr L. Gintsburg, ha seguito questa usanza iniettandolo su se stesso prima ancora dell’annuncio della fine delle sperimentazioni sugli animali….
Con molte delle mie paure alleviate, un altro motivo per cui ho scelto di essere vaccinato con un prodotto dell’ingegneria genetica russa era perché più semplice: e disponibile.”
A fare tale considerazioni è il corrispondente da Mosca del New York Times Andrew E. Kramer, che lo scorso 8 gennaio ha scritto per il suo giornale un pezzo dal titolo: “Perché ho ricevuto il vaccino russo” .
Alcuni passi interessanti toccano il problema “politico” relativo al vaccino russo, che è stato criticato da esperti e stampa occidentale anche perché, secondo Kramer, era in ballo la corsa a vincere la “gara” al primo vaccino disponibile. Competizione che, come abbiamo visto anche per il vaccino di Oxford (prodotto da AstraZeneca), non sembra che si sia svolta in modalità olimpiche, né sono mancati strani accadimenti che hanno fatto ipotizzare a giochi sporchi.
Detto per inciso, il vaccino Sputnik V è simile a quello di Oxford, tanto che la filiale russa di AstraZeneca ha iniziato a collaborare con il Gamaleya Research (che ha creato lo Sputnik V) per verificare se il mix dei due possa dare risultati ancora migliori (AdnKronos).
Le conclusioni di Kramer, dopo che lo Sputnik V è stato somministrato a oltre un milione di cittadini russi e acquistato da altri Paesi è tranquillizzante: “Il risultato finale (dei test) riportato offre ancora nove possibilità su 10 di evitare il Covid-19, una volta che il vaccino ha avuto effetto…Lunedì scorso, ho messo da parte i miei dubbi e ho ricevuto la prima dose del vaccino russo contro il coronavirus”
Un piccola buona notizia in un periodo buio. La via della collaborazione contro il nemico comune in ambito sanitario non può non avere effetti positivi per eradicare la pandemia e, forse, può aiutare la distensione anche in altri campi.
Il fatto che a scrivere le righe di cui sopra sia un cronista di punta del Nyt alimenta speranze.
P.s. “La prima fase del processo che dovrebbe portare all’autorizzazione all’uso di emergenza del vaccino russo Sputnik V contro il Covid-19 nell’Unione Europea si concluderà il 19 gennaio…”. Così sul sito di RaiNews. Il Giornale riporta “..che Il processo di registrazione del siero presso l’Agenzia europea per i medicinali (Ema), secondo quanto affermato da Dmitriev [che sta coordinando la distribuzione del vaccino ndr.], è stato avviato alla fine di ottobre. La notizia trapela solo adesso, alimentando interrogativi.
In merito alla valutazione di Ema verrebbe da dire “meglio tardi che mai” e annoverarla fra le buone notizie. Inevitabile ricordarsi che da ottobre, quando cioè è stato annunciato il vaccino russo, il mondo è cambiato parecchio, comprese centinaia di migliaia di vittime in più della pandemia.