14 Aprile 2021

Biden propone a Putin un summit

Biden propone a Putin un summit
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Biden ha ha tenuto una conversazione telefonica con Putin nella quale ha proposto un incontro in un Paese terzo per affrontare le tante controversie in corso. Così nel comunicato del Cremlino: “I due presidenti hanno espresso la volontà di continuare il dialogo sulle aree critiche per garantire la sicurezza globale, per  soddisfare gli interessi non solo della Russia e degli Stati Uniti, ma dell’intera comunità internazionale”.

“Inoltre, Joseph Biden ha espresso interesse a normalizzare i rapporti bilaterali e stabilire un’interazione stabile e prevedibile su questioni urgenti come garantire la stabilità strategica e il controllo degli armamenti, il programma nucleare iraniano, la situazione in Afghanistan e il cambiamento climatico globale. In questo contesto, il presidente degli Stati Uniti ha suggerito di considerare la possibilità di tenere un vertice in un prossimo futuro”.

Nulla di tutto questo si legge nel comunicato della Casa Bianca, che riferisce di una telefonata nella quale Biden avrebbe semplicemente espresso le sue lamentele per le interferenze russe negli Usa, l’aggressione all’Ucraina e le altre azioni negative accreditate alla Russia.

La diversità dei comunicati si spiega con la necessità di Biden di evitare di essere accusato di cedimento. E se è pur vero che egli ha espresso al suo omologo russo le lamentele di cui sopra, non avrebbe chiamato Putin solo per dirgli quel che questi può leggere sui media occidentali.

Tanto che la Casa Bianca non ha smentito il report del Cremlino, a riprova della sua veridicità. Certo, in questo mancano le accuse, ma è ovvio dato che Mosca le rigetta in toto.

Così, anche la differenza tra due comunicati evidenzia le difficoltà del rapporto tra i due e la cautela con cui deve muoversi Biden nei riguardi della Russia (va letta in questa prospettiva anche la definizione di Putin come “killer”, coma da recente intervista di Biden).

Polveriera Ucraina

A urgere l’iniziativa di Biden (sua, infatti, l’iniziativa), presumibilmente quanto sta avvenendo in Ucraina, dove la situazione sta degenerando a vista d’occhio rischiando di dar vita a un conflitto ad alto rischio.

Ad allarmare Biden probabilmente sono state le parole del vice-ministro degli Esteri russo, che ieri ha risposto al Capo del Dipartimento di Stato americano Antony Blinken, il quale aveva avvertito la Russia che avrebbe avuto “gravi conseguenze” in caso di un intervento in Ucraina.

Nella replica, Sergei Ryabkov, aveva accettato la sfida, spiegando che la Russia avrebbe difeso le popolazioni russofone dell’Ucraina nel caso di un attacco da parte di Kiev alle regioni ribelli del Donbass (Moscow Times).

A rendere l’Ucraina una polveriera i diuturni scontri sul confine tra i militari di Kiev e le milizie ribelli (con la Nato a dar man forte ai primi), le accuse incrociate tra i duellanti e, in aggiunta, l’invio di navi militari Usa nel Mar Nero, a ridosso delle coste ucraine e russe, mossa che Mosca considera una “provocazione”.

Non solo la dura presa di posizione di Ryabkov, anche la scelta delle parole: per la prima volta dalla caduta del Muro di Berlino, infatti, un esponente del governo russo ha definito gli Stati Uniti un “nemico”.

Insomma, Mosca ha fatto sapere che è pronta a una guerra su vasta scala, anche contro gli Stati Uniti e la Nato, se necessario. Non c’è da scherzare.

Rischio altissimo, che potrebbe concretizzarsi anche a prescindere dalla volontà degli antagonisti. Un’eventualità accennata in un articolo di inizio marzo pubblicato, non a caso, dal media russo Ria Novosti, che riferiva di come un’esercitazione troppo realistica della Nato ai confini russi fu scambiata per un tentativo di invasione, con Mosca pronta a usare il suo arsenale nucleare.

Venti di guerra e spiragli di pace

Così Biden ha deciso che era giunto il tempo di tentare una distensione. Un tentativo, nulla più, come dimostra il comunicato ufficiale della Casa Bianca, che nulla dice di tale distensione, e il fatto che il New York Times e il Washington Post, di fatto i media di Stato Usa, non hanno dato il dovuto rilievo alla notizia. Vedremo.

Sulla stessa linea l’annuncio della Casa Bianca che il ritiro dall’Afghanistan sarà completato entro l’11 settembre. In tal modo Biden dà soddisfazione a quanti si erano opposti alla decisione di Trump, che aveva ordinato un ritiro quasi immediato, annullando tale decisione. Ma si muove comunque sullo stesso binario.

Non solo, la data di fine missione ha un significato simbolico: l’intervento in Afghanistan inaugurò la stagione delle guerre infinite. Chiudere la missione in occasione di tale ricorrenza vuole significare che quella stagione deve finire.

Il fatto che l’annuncio sull’Afghanistan sia giunto in contemporanea con la telefonata a Putin indica la prospettiva nella quale si vuole muovere Biden. Una prospettiva che apre spiragli di pace nel tormentato assetto globale.

Intanto giunge la profezia di Henry Kissinger, che in un recente convegno ha ammonito gli Stati Uniti a evitare una competizione “infinita” con la Cina e a cercare piuttosto convergenze per “elaborare un ordine internazionale i cui principi fondamentali possano variare in una certa misura, ma con un accordo su ciò che è necessario per prevenire un crollo dell’ordine internazionale” (Newsweek).

“Se immagini – ha aggiunto – che il mondo si impegni in una competizione senza fine basata sul predominio di chi è superiore sul momento, allora un crollo dell’ordine internazionale è inevitabile”. Sarebbe una “catastrofe”.