Biden sta cercando di evitare la Terza Guerra mondiale...
Tempo di lettura: 3 minutiL’America ha varato nuove sanzioni contro la Russia, più gravi delle precedenti, perché dirette a minare la possibilità di Mosca di partecipare dell’economia globale (New York Times), da cui un irrigidimento maggiore della controparte, in genere usa a far spallucce alle sanzioni americane. Detto questo, Pechino saprà compensare, almeno in parte, tale deficit, rendendo le misure meno devastanti di quanto immaginino a Washington.
Sanzioni e dichiarazioni distensive
La decisione americana era nell’aria e inevitabile, dato che la narrazione sulle interferenze russe nelle elezioni Usa e sulle sue operazioni di hackeraggio sono ormai verità consolidata, nonostante siano alquanto aleatorie, o almeno non siano ancora state portate prove a supporto.
Tale verità rivelata non lasciava altra via a Biden, che però, prima di firmare il decreto che comminava le sanzioni, ha alzato la cornetta del telefono per parlare con Putin. Conversazione alla quale ha fatto seguito l’invito a incontrarsi.
Un’apertura che Biden ha voluto ribadire nel giorno in cui ha firmato il decreto. Gli Stati Uniti, ha dichiarato infatti, non vogliono “un ciclo di escalation e di conflitti con la Russia“. “Ora è il momento di ridurre l’escalation”, ha aggiunto. “Vogliamo una relazione stabile, controllabile e prevedibile” (Washington Times).
Un tentativo quasi disperato, quello di Biden, che in tal modo sta lanciando messaggi al suo omologo russo, di fatto spiegando che non può far molto, data la pressione interna per aumentare le tensioni con Mosca, che egli sta tentando di frenare come può, anche mostrandosi più duro di quel che vorrebbe.
Lo sforzo di Biden si spiega col rischio di una guerra aperta in Ucraina, date le spinte di Kiev per riprendersi il Donbass e la determinazione di Mosca a non abbandonare al loro destino le regioni ribelli. Di fatto, per Mosca il Donbass rappresenta una linea rossa che non permetterà sia superata. Anche a costo di un intervento diretto.
Dai missili cubani agli incrociatori nel Mar Nero
Da questo punto di vista appare sintomatica la vicenda delle navi da guerra Usa spedite nel Mar Nero, ufficialmente per un’esercitazione, di fatto per appoggiare le manovre dell’esercito di Kiev e per mandare un segnale ai russi sulla determinazione dell’America a sostenere i suoi alleati.
In altra nota abbiamo accennato come il vice ministro degli Esteri russo, Sergei Ryabkov, riferendosi a quanto accade in Ucraina, abbia definito gli Stati Uniti “nemici”, cosa che non accadeva dal tempo dell’Unione sovietica.
Ma aveva anche parlato delle navi Usa dirette verso il Mar Nero, in maniera altrettanto dura: “Avvisiamo gli Stati Uniti che sarà meglio per loro rimanere lontani dalla Crimea e dalla nostra costa del Mar Nero. Per il loro bene” (Reuters).
In qualche modo la controversia del Mar Nero ha visto ripetersi, a parti invertite, la rischiosa contesa dei missili cubani, con Mosca determinata a non far arrivare le navi Usa vicino alle sue coste. Per fortuna qualcuno ha dato l’ordine di fermarsi, come riferisce Politico, che spiega che l’America ha deciso di “evitare un’inutile escalation”.
Probabile che la decisione sia stata presa a seguito della telefonata tra Putin e Biden e che sia stato lo stesso presidente americano a dare l’ordine di fermarsi.
La necessaria distensione e la follia delle guerre infinite
Disinnescare la polveriera ucraina sarà arduo, dato che né Kiev né il Donbass rinunceranno mai alle proprie rivendicazioni, né al momento si vede una via di compromesso percorribile, stante che gli Accordi di Minsk, che chiusero il conflitto del 2014, restano in gran parte ancora lettera morta (al di là di torti e ragioni).
Ma se trovare vie di pace è arduo, potrebbe non essere altrettanto difficile creare meccanismi che evitino incidenti di percorso tali da provocare scontri diretti tra le due superpotenze. Il dietro-front delle navi Usa e le dichiarazioni distensive di Biden indicano che il presidente vorrebbe seguire tale strada.
La Russia non si fida, ovviamente, dato che allo sventolio del ramoscello di olivo si accompagnano dichiarazioni e decisioni di segno contrario da parte dei loro interlocutori.
C’è infatti una qual schizofrenia nell’amministrazione Usa, che discende dalla follia della guerre infinite, che ha ormai permeato tanta élite americana e che ha reso il mondo più pericoloso.
Ne è indice anche l’incidente evitato per un pelo nel Mar Nero: i media occidentali hanno dato poco peso e spazio alla vicenda, derubricando a normalità un’azione – quella di inviare navi da guerra a ridosso delle coste russe in un momento tanto delicato – , che avrebbe potuto avere conseguenze gravissime.
Non può essere diversamente: la follia della pretesa globale Usa è ormai partecipata da tanta informazione, che spesso vive in una realtà parallela, allucinata, che la rende incapace di leggere quanto accade nel mondo.
La nostra non vuol essere un’intemerata contro i media, che serve a nulla, piuttosto la registrazione di un dato che preoccupa perché, corroborando (anche senza volerlo) certo potere preda di manie di onnipotenza, i media concorrono ad alimentare inutili tensioni che mettono a rischio la pace globale.