Trump fa decadere Liz Cheney dalla carica. Vince il mondo
Tempo di lettura: 3 minutiLiz Cheney si appresta a lasciare la carica di presidente della Camera del Great Old Party. Scontro durissimo quello che si è consumato all’interno dei repubblicani, che vede la figlia lo del vecchio Dick sugli scudi a contrastare quanti, nel suo partito, ne hanno chiesto la destituzione e si apprestano a cacciarla con una votazione interna.
Uno scontro che da giorni domina il dibattito pubblico americano e che è rimbalzato sui media di tutto il mondo, dato che riveste certa importanza per le prospettive del partito (e non solo).
A chiedere la testa di Liz è stato Trump, dato che la deputata da tempo gli è avversa, con sfida diventata aperta nel secondo tentativo di impeachment dell’ex presidente, quando ella votò con i democratici per metterlo sotto accusa.
Liz da tempo coltivava la speranza di succedergli secondo uno schema ampiamente descritto nelle nostre note: terminato il suo mandato, Trump avrebbe dovuto sparire dalla scena pubblica, inseguito dall’impeachment, appunto, o dalle inchieste giudiziarie o anche peggio (al quale non c’è mai fine).
A quel punto ella avrebbe preso in mano le redini dei repubblicani in nome e per conto dei neoconservatori, come evidenzia anche il fatto che lo stesso John Bolton, che di questo ambito guerrafondaio è stato punta di diamante durante l’amministrazione Trump, si è mosso per difenderla con argomentazioni appassionate (la sua rimozione, è arrivato a dire, sarebbe un “disastro“…).
Una battaglia vera, data l’influenza che i neoconservatori hanno nel partito e in tanti ambiti americani grazie al loro ultradecennale dominio del Paese. Dominio iniziato, peraltro, proprio grazie a Dick Cheney quando, nel post 11 settembre, sotto la pressione dell’emergenza terrorismo (e delle buste all’antrace che arrivavano ai potenti Usa), attuò un vero e proprio colpo di Stato, esautorando di fatto il debole George W. Bush dal potere (che avocò a sé) e piazzando i neocon nei posti chiave dell’amministrazione.
Da qui l’importanza anche simbolica dello scontro, sul quale si sta giocando sì il destino di Trump, ma anche quello dei neocon: se perdono la battaglia per Liz, come appare ormai destino manifesto, verrà messo un nuovo tassello sulla loro ritirata dal potere.
Bizzarro come Liz, diventata faro dei guerrafondai americani, sia stata presentata come una vera e propria eroina. Tanti, infatti, i media, anche di sinistra, che hanno abbracciato la sua causa e l’hanno eletta a bastione e baluardo contro l’autoritarismo di Trump e le sue aggressioni alla democrazia americana.
Ricercare tra questi stolidi difensori della Cheney qualcuno che ricordi la statura “morale” dell’eroina è impresa ardua, ché Trump è il male assoluto e per combatterlo val bene anche un patto col diavolo.
Sul sito Mother Jones( peraltro non di parte, ma dichiaratamente anti-Trump), un’eccezione. Riportiamo alcune righe della nota a lei dedicata: “Una lezione della guerra in Iraq è che una grande bugia può funzionare. Liz Cheney, che è stata Vicesegretario di Stato aggiunto per gli affari del Medio Oriente in questo periodo, ha sostenuto la guerra e da allora l’ha difesa (nel 2015 scrisse un libro insieme a suo padre sulla politica estera degli Stati Uniti).
“Ha anche insistito sul fatto che una delle principali bugie della menzogna venduta dal duo Bush-Cheney per legittimare la guerra – che cioè esisteva una connessione significativa tra al-Qaeda e Iraq – fosse vera (ha anche difeso con fermezza un sordido capitolo di quella sordida guerra: la tortura, dicendo che era ‘sbagliato’ chiamare il waterboarding ‘tortura’)”. Basta controllare i link richiamati nel testo per verificare che è tutto tragicamente vero.
Questo il personaggio per il quale si sono spesi tanti giornalisti, analisti, opinionisti e politici tra i più noti e autorevoli del mondo su testate altrettanto autorevoli. Val la pena annotare, in aggiunta, che la sua difesa, pur per taluni spiegabile solo come una stupido riflesso condizionato anti-Trump, era ed è anche tragico errore di prospettiva.
Un’eventuale vittoria della Cheney avrebbe consegnato nuovamente il GOP ai neocon, alle loro bombe e alla loro avversione alla democrazia. Su quest’ultimo punto, va infatti ricordato che sotto la reggenza di Dick Cheney fu varato il Patriot Act, che permetteva intercettazioni indiscriminate verso tutti i cittadini americani (e altrove) e tante altre sordide cose.
Con l’estromissione di tale intrepida eroina della democrazia dalla sua carica non solo vincerà Trump, ma anche il mondo. Il partito delle bombe si dovrà rassegnare a questa sconfitta, consolandosi con le tante frecce, e bombe, che rimangono ancora nel suo arco, come denota l’imponente campagna mediatica a difesa di Liz.