Al Qaeda e la "liberazione" siriana
Tempo di lettura: 2 minuti«Jabhat al Nusra è il gruppo più efficace e pericoloso nella lotta al governo di Bashar el Assad, per i ribelli siriani. Per l’Amministrazione Obama invece è soltanto il nome di facciata di un vecchio nemico, al Qaeda in Iraq, ed è anche la ragione per un intervento militare in Siria se e quando Assad perderà il controllo dei depositi di armi chimiche. “Combattenti per la libertà” o “terroristi”? Ecco lo stesso gruppo visto da ribelli e America, che in teoria sono appena diventati due alleati formali – la scorsa settimana gli Stati Uniti hanno riconosciuto l’opposizione come rappresentante legittima della Siria.
A parlare con i ribelli, la nascita di Jabhat al Nusra nel gennaio 2012 è uno dei fattori che spiegano perché l’esercito siriano, che probabilmente è stato il più potente del medio oriente, con migliaia di carri armati, con aerei, elicotteri da guerra, con l’aiuto esterno dell’Iran e senza alcun freno umanitario, ora sta perdendo la guerra civile e ripiega verso la capitale Damasco per proteggere il presidente nello scontro finale (…). l’ideologia islamista e il fanatismo per il martirio del gruppo spiegano parte del successo in guerra. Altre ragioni del suo essere tremendamente efficace: è formato in gran parte da veterani di altre guerriglie – molti hanno combattuto in Iraq contro gli americani – e attira finanziamenti generosi da alcuni portafogli non meglio specificati del Golfo». Così Daniele Raineri in un articolo pubblicato sul Foglio del 18 dicembre.
Nell’articolo, Raineri accenna anche al comportamento dei nuovi liberatori della Siria con la popolazione civile, in questo modo: «La violenza sui civili è appena temperata dalla cautela, non vogliono crearsi nemici troppo presto, ma arrivano notizie di una deriva incontrollata, atrocità contro prigionieri e contro sciiti e alawiti».