L'escalation ucraina e la guerra per il controllo del mondo
Tempo di lettura: 2 minutiPiù volte abbiamo scritto che la Russia non ha alcuna intenzione di attaccare l’Ucraina. Se ci torniamo su è solo per riferire quanto detto in proposito da Daniel McAdams, direttore del Ron Paul Institute, secondo il quale l’asserita minaccia di un’invasione russa dell’Ucraina non ha fondamento perché “l’Ucraina è il paese più povero e corrotto d’Europa, prima ancora di essere bombardato [dai russi]… quindi se viene bombardato sarà in condizioni ancora peggiori. Quindi la Russia erediterebbe un incubo assoluto”.
“Che effetto avrebbe sulla popolarità di Putin in patria? Ha preso la Crimea senza spargimenti di sangue e ciò ha aumentato la sua popolarità [in patria]. Se va in Ucraina solo per il gusto di farlo e perde qualche migliaio di russi ed eredita questo paese enorme, incasinato e senza valore… non ci ne trarrebbe vantaggio alcuno”.
In realtà, l’attuale contesa Usa – Russia in Ucraina è solo un punto di attrito tra le due potenze globali, un nodo sul quale s’intrecciano altre controversie tra Washington e Mosca, molto più importanti del destino dell’Ucraina.
Su tutte il desiderio degli Usa di portare a termine un disegno che al tempo fu accarezzato dall’amministrazione Trump, quella di staccare la Russia dalla Cina.
Un disegno che se andasse in porto assesterebbe un durissimo colpo alle ambizioni globali di Pechino, che si ritroverebbe isolata e relegata al solo continente asiatico, così da riportare il mondo saldamente sotto il controllo di Washington.
La eccezionali pressioni sulla Russia da parte di Washington servono, appunto, a far cedere Mosca alle sua lusinghe. Lo sa perfettamente anche la Cina, che sottolinea più spesso del dovuto che i rapporti tra Pechino e Mosca non sono mai stati così solidi (vedi ad esempio il Global Times).
Anche il North Stream 2 può essere usato come leva in tal senso: concessioni di Mosca a Washington su Pechino aprirebbero subito i rubinetti del vitale gasdotto, che oggi resta chiuso per il veto americano (veto che in Germania viene brandito da una parte dei Verdi, quella maggioritaria che si rifà all’attuale ministro degli Esteri Annalena Baerbock.)
Una strategia, quella americana, che si attua anche attraverso le pressioni economiche esercitate tramite sanzioni, alle quali però la Russia è ormai abituata, riuscendo ad adattarvisi proprio intensificando i rapporti con Pechino.
Tale la stupidità dei falchi Usa, che con la loro pretesa di piegare Mosca hanno creato un mostro che ora non sanno più come affrontare, se non rischiando una guerra globale.
Ormai appare troppo tardi per tornare indietro: Mosca sa di non potersi più fidare dell’Occidente, mentre sa che Pechino ha bisogno di essa per non rimanere isolata e perché ancora oggi la Russia resta l’unico Paese al mondo che ha un potere di deterrenza reale nei confronti di Washington.