Ucraina: Newsweek, Putin sta trattenendo la forza
Tempo di lettura: 5 minutiMentre la guerra ucraina entra nel secondo mese, segnaliamo un articolo di Newsweek con un titolo in controtendenza rispetto alle informazioni usuali: “I bombardieri di Putin potrebbero devastare l’Ucraina, ma si sta trattenendo. Ecco perché”
L’obbiettivo di Putin secondo Newsweek
“La condotta della Russia nella brutale guerra – inizia la nota – racconta una storia diversa rispetto all’opinione ampiamente accettata secondo cui Vladimir Putin è intenzionato a devastare l’Ucraina e a infliggere il massimo danno ai civili, e rivela invece l’equilibrio strategico del leader russo […]. il suo obiettivo è conquistare abbastanza territorio sul campo per ottenere qualcosa su cui trattare, mettendo il governo ucraino in una posizione in cui sia costretto a negoziare”.
Il contenuto di questo articolo è alquanto sorprendente, se confrontato con i resoconti che inondano i media, ma ha un’accuratezza estrema e puntuale, fino al minino dettaglio degli attacchi effettuati dai russi in questi giorni, un’ accuratezza derivante dalla fonte delle informazioni del cronista, che sono alcuni analisti legati al Pentagono (anonimi perché in tali ambiti vige il silenzio stampa).
Non che si neghi la distruzione e gli enormi costi umani di questa tragedia, che al momento della stesura dell’articolo conterebbe 900 civili uccisi, secondo l’Onu, mentre per l’intelligence Usa sarebbero circa cinquemila (ma per le guerre, in genere, si è sempre fatto riferimento alle stime Onu, così per l’Iraq, la Siria, lo Yemen etc, perché non di parte, almeno in teoria). Tra i costi della guerra, anche il dramma dei rifugiati, che sarebbero 3.5 milioni.
“In 24 giorni di conflitto – spiega l’articolo -, la Russia ha effettuato circa 1.400 attacchi e lanciato quasi 1.000 missili (in confronto, gli Stati Uniti soltanto nel primo giorno di guerra in Iraq, nel 2003, hanno effettuato più attacchi e usato più armamenti)”.
“La stragrande maggioranza degli attacchi aerei è stata indirizzata verso il campo di battaglia, dove i velivoli russi forniscono ‘supporto aereo ravvicinato’ alle forze di terra. Il resto, meno del 20 per cento secondo gli esperti statunitensi, ha come obiettivi aeroporti militari, caserme e depositi ausiliari”.
“Una parte di questi attacchi ha danneggiato e distrutto strutture civili e ucciso e ferito civili innocenti, ma il livello di morte e distruzione è basso rispetto alla capacità effettiva della Russia”.
“So che è difficile… da ingoiare, ma la carneficina e la distruzione potrebbero essere molto peggiori di ciò che si registra”, dice l’analista della DIA. “Ma questo è ciò che dimostrano i fatti. Ciò suggerisce che Putin non sta attaccando intenzionalmente i civili e forse è consapevole di dover limitare i danni per lasciare spazio alle trattative”.
Così un altro analista interpellato da Neesweek: “‘Se siamo convinti che la Russia sta bombardando indiscriminatamente, o [che] non sta infliggendo più danni perché il suo personale non è all’altezza o perché non ha capacità tecniche, allora non stiamo parlando del vero conflitto’.
Secondo l’analista, sebbene “la guerra abbia portato a una distruzione senza precedenti nel Sud e nell’Est, l’esercito russo ha effettivamente mostrato moderazione nei suoi attacchi a lungo raggio”.
Quindi, dopo aver analizzato nel dettaglio l’ondata di attacchi del primo giorno, si osserva: “L’ampiezza dell’attacco – da nord a sud, da est a ovest – ha portato molti osservatori a paragonare il bombardamento del primo giorno con uno schema visto nelle guerre statunitensi in Afghanistan e Iraq, dove massicci attacchi concentrati sulle difese aeree e sugli aeroporti avevano lo scopo di stabilire la superiorità aerea, un primo colpo necessario ad aprire i cieli ai bombardamenti successivi a tutto spiano”.
Così, secondo l’analista, molti osservatori hanno parlato di ‘un’immagine speculare’ con la prassi bellica statunitense, con “osservazioni premature (ed errate) sul fatto che la Russia stesse combattendo quel tipo di conflitto”.
In realtà, spiegano gli analisti, nella zona orientale del Paese, le infrastrutture non sono state completamente distrutte, anzi sono state per lo più risparmiate. Le centrali elettriche, le linee di comunicazione, gli aeroporti civili etc continuano a funzionare.
“Non c’è stato alcun metodico attacco russo alle vie di trasporto o ai ponti per contrastare le difese o i rifornimenti di terra ucraini. E sebbene diverse centrali elettriche siano state effettivamente colpite, esse si trovano tutte in territorio conteso o vicino a installazioni e schieramenti militari”.
“In effetti, non c’è stata una campagna di bombardamenti metodici per ottenere un risultato sistemico di natura strategica. Gli attacchi aerei e missilistici, che inizialmente sembravano raccontare una storia [cioè bombardamenti indiscriminati ndr], sono stati quasi esclusivamente a diretto supporto delle forze di terra”.
“La Russia non ha bombardato postazioni fisse di difesa aerea a protezione delle città. Gli analisti statunitensi affermano che i generali di Putin sono molto riluttanti ad attaccare obiettivi urbani a Kiev”.
“[…] Nel corso di quasi quattro settimane, i missili lanciati contro Kiev sono stati pochi. I media ucraini hanno riportato poco più di una dozzina di incidenti che coinvolgono missili da crociera russi e missili balistici intercettati sulla città e nei sobborghi più vicini. E tutti, dicono gli esperti statunitensi, sono stati chiaramente diretti verso obiettivi militari legittimi”.
E se uno degli analisti interpellati reputa che a bloccare gli attacchi siano state le difese antiaeree, “l’analista della DIA non è d’accordo: ‘Per qualche motivo, i russi sono chiaramente riluttanti a colpire all’interno della megalopoli urbana di Kiev'”.
Insomma, per gli esperti interpellati da Newsweek, non siamo di fronte a modalità di guerra sperimentate di recente, come le guerre infinite, che prevedevano raid aerei continui e a tappeto su tutto il territorio, ma a un conflitto relativamente limitato a obiettivi specifici, dove il supporto aereo e missilistico si concentra a Est, a sostegno dell’offensiva di terra, con incursioni altrove contro obiettivi militari.
Dall’inizio del conflitto sul nostro sito abbiamo osservato tale dinamica, ricordando che nelle guerre recenti l’aviazione e i missili balistici hanno spianato intere città, ultima delle quali Raqqa, roccaforte dell’Isis in Siria che però contava una popolazione di 300mila civili, un centro urbano che secondo Amnesty International ha subito lo stesso trattamento di Dresda (Guardian).
Gli analisti interpellati da Newsweek confermano le nostre osservazioni, che pure non cancellano l’orrore per quanto sta accadendo, né sminuiscono la portata della tragedia del popolo ucraino o legittimano l’invasione.
Secondo gli analisti di Newsweek, diverse sono le motivazioni alla base di tale scelta: quella di lasciare spazio ai negoziati, di evitare di distruggere infrastrutture che potrebbero servire ai russi per il prosieguo del conflitto, ma anche, si potrebbe aggiungere, per evitare di suscitare reazioni nella stessa Russia, il cui popolo conserva stretti legami con quello ucraino, o di attutire la reazione internazionale.
“La Russia ha torto marcio e Putin deve essere punito – spiega uno degli analisti interpellato da Newsweek – Ma nella prospettiva di una conclusione del conflitto che accontenti entrambe le parti ed eviti l’Armageddon, le modalità con cui viene condotta la guerra aerea e missilistica [da parte dei russi] fornisce segnali positivi”.
“Ogni guerra è unica e terribile e l’Ucraina non è diversa – conclude il settimanale americano – Ma la scelta della Russia di modulare la propria distruttività è un importante elemento controintuitivo. Vladimir Putin non può vincere facilmente; né può accettare la sconfitta o la ritirata; e non può produrre escalation. Deve mantenere la distruzione e la pressione a un livello molto attento, ma anche abbastanza cattivo per mantenere un certo vantaggio”.
“So che è una magra consolazione il fatto che potrebbe essere molto peggio di così”, dice l’analista della DIA, “ma capire come stanno le cose potrebbe cambiare le prospettive delle persone, anche all’interno del governo degli Stati Uniti, su come porre fine a questa situazione”.
Il punto è se si vuole porre fine a questa guerra o se si vuole usare del tragico azzardo di Putin per distruggere la Russia attraverso una guerra di logoramento, evitando cioè le vie diplomatiche e continuando solo ad armare l’Ucraina, gettando solo “altra benzina sul fuoco” (sul punto vedi anche The Intercept). Si spera che da entrambe le parti prevalga l’idea di un compromesso.
Così chiudiamo con la recente esortazione di Papa Francesco: “Sebbene gli aiuti militari all’Ucraina possano essere comprensibili, la ricerca di una soluzione negoziata, che metta a tacere le armi e prevenga un’escalation nucleare, resta una priorità”.