Altre armi all'Ucraina. Londra spinge per la guerra a oltranza
Tempo di lettura: 3 minutiGran Bretagna e Stati Uniti hanno annunciato l’invio di armi ancora più pesanti in Ucraina, compresi carri armati e droni killer. Biden l’ha annunciato ieri e, in parallelo, è arrivata una dichiarazione analoga del ministro della Difesa britannico Ben Wallace che, al termine della seconda riunione della Difesa internazionale dei donatori per l’Ucraina, ha comunicato l’invio di armi più letali a Kiev.
A quanto pare le pressioni su Biden sono andate a segno; infatti, per incanto, lo scandalo del computer personale del figlio Hunter è sparito dai media mainstream (sul punto vedi nota precedente). Anche a questo livello si può rinvenire un parallelismo Usa – Gran Bretagna, dal momento che lo scandalo dei party organizzati durante il lockdown che aveva ormai travolto Boris Johnson è svaporato da quando il premier britannico si è ingaggiato totalmente nel confronto con la Russia. Tale la forza d’urto del partito della guerra atlantico a trazione anglosassone.
Sempre ieri, mentre erano ancora in corso i negoziati tra russi e ucraini, le forze di Kiev hanno compiuto il primo attacco sul territorio russo. distruggendo un deposito di carburante. Operazione molto sofisticata, dal momento che c’era da aggirare le difese russe, che aveva come obiettivo, più che la benzina, i negoziati stessi, ovviamente vanificati.
Riportiamo dal Times di Londra: “La Gran Bretagna è preoccupata che Stati Uniti [leggi Biden, ché il Dipartimento di Stato è di altro segno ndr], Francia e Germania possano spingere l’Ucraina ad ‘accontentarsi’ e a fare concessioni significative nei colloqui di pace con la Russia”.
“Una fonte governativa di alto livello ha affermato che si nutrono preoccupazioni sul fatto che gli alleati fossero ‘eccessivi’ nel voler ottenere un accordo di pace troppo precoce, aggiungendo che un accordo dovrebbe essere raggiunto solo quando l’Ucraina sarà nella posizione più forte possibile”.
Il che vuol dire far proseguire la mattanza facendo una scommessa sulla pelle degli ucraini circa la vittoria di questa guerra da parte di Kiev, che peraltro potrebbe non arrivare mai…
D’altronde la Gran Bretagna sta già lucrando parecchio su questo conflitto, che sta demolendo l’economia dell’Unione europea (sua naturale competitrice geopolitica), che potrebbe anche finire con lo sfaldarsi, rilanciando allo stesso tempo il ruolo di Londra nel mondo, mai così importante da dopo la Brexit. “Finché c’è guerra c’è speranza” è il titolo di un vecchio film di Alberto Sordi di stretta attualità (qui il bellissimo finale).
Concludiamo con una considerazione banale, che però sembra sfuggire ai più. Armare l’Ucraina è passata come una scelta politica obbligata e naturale, stante l’aggressione. Ma cosa sarebbe successo se i russi pubblicamente avessero armato gli iracheni al tempo dell’aggressione americana?
I soldati americani caduti sul campo di battaglia a causa delle armi russe avrebbero provocato una furiosa indignazione negli Stati Uniti e nei suoi alleati e provocato reazioni altrettanto furibonde, non solo verbali. Azzardiamo ma non tanto: sarebbe scoppiata una guerra mondiale.
Questo il motivo per cui, durante la guerra Fredda, nelle tante guerre per procura che l’hanno costellata, si usava condannare l’aggressione del rivale geopolitico e sostenere il suo nemico agendo sottotraccia, per evitare appunto tale possibilità.
Nella follia attuale, invece, l’Occidente ha superato questo limite imposto dalla ragionevolezza, aprendo un nuovo e pericoloso modus operandi nell’antagonismo globale. E se alla prossimo guerra americana, che certo arriverà, i russi armassero il Paese aggredito da Washington?
Dal momento che anche la geopolitica, al modo del diritto, vive anche di precedenti, si può ben dire che nel conflitto ucraino si è creato un precedente inquietante e rischioso per il mondo. Da qui l’urgenza non solo di porre fine alla guerra, ma di giungere a un negoziato globale che preservi il futuro dalle conseguenze di questa pazzia.