La Casa Bianca: è tempo che Zelensky riduca le aspettative
Tempo di lettura: 3 minuti“Alcuni funzionari della Casa Bianca stanno perdendo la fiducia sul fatto che l’Ucraina potrà mai riconquistare tutto il territorio perso negli ultimi quattro mesi di guerra, nonostante le armi più pesanti e sofisticate che gli Stati Uniti e i suoi alleati pianificano di inviare”.
“I consiglieri del presidente Joe Biden hanno iniziato a confrontarsi in via riservata su come e se il presidente ucraino Volodymyr Zelensky dovrebbe cambiare la sua definizione di ‘vittoria’ ucraina, adattandosi alla possibilità che il suo paese sia irreversibilmente ridotto“. Così la Cnn.
“[…] L’umore è cambiato nelle ultime settimane, perché l’Ucraina ha lottato per respingere l’avanzata russa nel Donbass, ma ha subito sconcertanti perdite, fino a 100 soldati al giorno. In più, le forze ucraine stanno consumando attrezzature e munizioni più velocemente di quanto l’Occidente possa fornire loro o possa riuscire ad addestrarle all’utilizzare dei nuovi sistemi d’arma della NATO”.
“Un funzionario militare statunitense e una fonte che ha rapporti con i servizi segreti occidentali hanno convenuto che è improbabile che l’Ucraina sia in grado di ammassare la forza necessaria per riprendersi tutto il territorio passato sotto il controllo dalla Russia nel corso dei combattimenti, soprattutto in quest’anno obiettivo che è stato dichiarato da Zelensky questo lunedì. Una controffensiva potrebbe essere possibile con ancora più armi e un più ampio addestramento delle truppe, affermano le fonti, ma la Russia potrebbe avere l’opportunità di ricostituire la sua forza, quindi non ci sono garanzie [di successo]”.
“[…] Alcuni esponenti dell’amministrazione Biden hanno la sensazione che Zelensky abbia bisogno di iniziare a moderare le aspettative su ciò che le forze ucraine possono realisticamente ottenere“, riducendo le prospettive attuali.
Uno dei problemi dell’Occidente è il fatto che le truppe ucraine sono addestrate all’uso di armi ex sovietiche e per usare armi Nato hanno bisogno di un addestramento adeguato. Ma ciò richiede tempo così, nel frattempo, la Nato ha rastrellato qua e là, tra i suoi membri al tempo intruppati nel Patto di Varsavia, gli armamenti che essi sapevano già usare, oltre ovviamente alle munizioni compatibili con il loro armamento.
“Ma un altro funzionario della Difesa degli Stati Uniti ha detto alla CNN che tale sforzo sta volgendo al termine, dal momento che è stato inviato quasi tutto ciò che quei Paesi [ex Patto di Varsavia] erano disposti a fornire”.
“Data la velocità prodigiosa con cui gli ucraini hanno finito le loro munizioni più vecchie […] il funzionario ha concluso: ‘Le armi dell’era sovietica sono spazzate via dalla faccia della terra’”.
Poco male per le industrie degli armamenti americani, che anzi lucreranno vendendo ai Paesi fuoriusciti dal Patto di Varsavia armamenti Nato. Ma male per proseguire la guerra, che non può essere vinta solo grazie ai nuovi lanciamissili a lungo raggio, nonostante le ottimistiche dichiarazioni ufficiali.
Qualcosa di simile l’aveva scritta il New York Times alcuni giorni fa, in un articolo che spiegava come in Ucraina operi in segreto una fitta rete della Cia (davvero?), che fornisce intelligence e addestramento, oltre ad agenti dell’intelligence di mezzo mondo e a combattenti stranieri (truppe speciali in incognito).
E, però, interpellato sul punto, Douglas H. Wise, ex vicedirettore della Defense Intelligence Agency e già ufficiale della CIA, ha risposto: “Stiamo parlando di combattimenti su larga scala. Stiamo parlando di moderne battaglie tank contro tank con l’impiego di enormi forze militari. Non riesco a immaginare la CIA che insegna ai ragazzi ucraini come far funzionare [il lanciamissili] ‘HIMARS”.
Quindi, dopo varie considerazioni sul tema, l’articolo conclude così: “Portare sul campo altri istruttori americani adesso potrebbe non valere i rischi, hanno affermato altri ex funzionari, soprattutto se ciò provocherà un’escalation da parte del presidente russo Vladimir Putin”.
“Il miglioramento della formazione varrebbe il prezzo da pagare?” Si è chiesto Wise. “Probabilmente la risposta è no”. Insomma, nonostante l’ottimismo di facciata, che serve a rinfocolare gli animi e a serrare le fila degli Stati clienti, qualcosa non quadra nel campo Nato.
Certo, nella sessione di ieri, la Nato ha annunciato che schiererà ai confini russi 300mila soldati e sono stati decisi nuovi impegni europei oltre a nuove restrizioni contro la Russia. Ma sembrano più iniziative a lungo termine, per tenere sotto pressione Mosca e al guinzaglio gli alleati-clienti, che qualcosa che possa cambiare radicalmente le sorti della guerra.
Così hanno più peso le parole di Henri Kissinger, il quale, interpellato da Luigi Ippolito per il Corriere della Sera, ha affermato: «Stiamo arrivando a un momento in cui bisogna affrontare la questione della fine della guerra in termini di obiettivi politici altrettanto che militari: non si può semplicemente continuare a combattere senza un obiettivo (1)».
Già, quel che sembra in questo momento, a stare al report della Cnn e all’articolo del Nyt, che il sostegno all’Ucraina prosegua solo per evitare a Biden di dire che ha sbagliato tutto (come in subordine, dovrebbe fare l’eroe Zelensky) e per riempire le tasche dell’apparato militar industriale e dei tanti analisti e consulenti che occupano gli spazi dell’informazione.
Tutto ciò sulla pelle di quanti soffrono per questa guerra, gli ucraini e le moltitudini impoverite e/o ridotte alla fame.
(1) Notevole anche un’altra osservazione di Kissinger: “l’Occidente è stato poco sensibile ad offrire l’ingresso nella Nato all’Ucraina, perché questo significava che tutta l’area tra il muro di Berlino e il confine russo sarebbe stata riempita dalla Nato, inclusi i territori da cui nella storia sono state lanciate aggressioni contro la Russia”…