23 Luglio 2022

La Pelosi a Taiwan: una visita incendiaria

La Pelosi a Taiwan: una visita incendiaria
Tempo di lettura: 2 minuti

“La Cina ha avvertito all’inizio di questa settimana che avrebbe adottato ‘misure risolute e energiche’ se il presidente della Camera Nancy Pelosi avesse portato a termine il suo progetto di visitare Taiwan il mese prossimo”. Inizia così un articolo di Daniel Larison su Responsibile Statecraft del quale riportiamo la parte iniziale.

“La Pelosi – prosegue Larison – aveva già programmato di recarsi a Taiwan ad aprile, ma la visita è stata posticipata perché è risultata positiva al Covid-19. La notizia del progetto di una visita nel prossimo agosto è apparsa per la prima volta sul Financial Times martedì scorso, provocando le reazioni del governo cinese. Se andasse, sarebbe il primo presidente della Camera a visitare l’isola dopo la visita di Newt Gingrich del 1997″.

Biden e il viaggio della Pelosi

“Lo stesso presidente Biden sembrava mettere in dubbio la ragionevolezza della visita, ma ha presentato l’obiezione al viaggio della Pelosi come proveniente da fonti militari piuttosto che da lui. “I militari pensano che non sia una buona idea in questo momento”, ha, infatti, dichiarato Biden mercoledì rispondendo alla domanda di un giornalista”.

“Nel caso specifico, i militari hanno ragione. Sebbene vi sia un comprensibile desiderio di mostrare sostegno a Taiwan in risposta alle crescenti tensioni con la Cina, la visita della Pelosi sarebbe un grave errore e probabilmente peggiorerebbe le cose. L’invio di uno dei più alti funzionari statunitensi a Taiwan è destinato a risultare più che provocatorio ed esporrebbe Taiwan a ulteriori rischi, e ciò solo per il beneficio di niente di più che un servizio fotografico onusto di gloria”.

Quindi, dopo aver fornito ulteriori dettagli sulla pessima idea della Pelosi, Larison aggiunge: “Inoltre, le polemiche sulla visita di Pelosi minacciano di mettere in ombra l’imminente incontro virtuale di Biden con il presidente cinese Xi Jinping”, cenno distensivo atteso da entrambe le sponde del Pacifico, tanto che Xi ha subito espresso al suo omologo ammalato di Covid la sua “simpatia” per le difficoltà del momento.

“La gestione delle relazioni USA-Cina – conclude Larison – è uno degli aspetti più importanti della politica estera del nostro governo ed è dannoso per entrambi i paesi e per la regione che le relazioni siano gestite in modo così confuso e avventato. L’amministrazione Biden ha bisogno di chiarire qual è la sua politica verso la Cina e deve assicurarsi che il presidente [della Camera] non diventi una freelance e inventi nuovi impegni in maniera così estemporanea”.

“Biden dovrebbe fare appello in privato alla Pelosi affinché abbandoni l’idea di andare a Taiwan e coordinarsi più strettamente con il Congresso per evitare altre sorprese indesiderate in futuro”.

Così RS. Per inciso, poco dopo la pubblicazione di tale articolo – ma nel caso specifico è del tutto casuale -, il Consigliere per la Sicurezza nazionale Jake Sullivan, l’uomo dell’amministrazione più vicino a Biden, ha dichiarato che gli Stati Uniti intendono conservare la dottrina dell’ambiguità strategica nei confronti di Taiwan.

Una dottrina che i costruttori di guerra vogliono superare per dichiarare apertamente il sostegno incondizionato a Taipei e, più o meno implicitamente, alla sua indipendenza. Una determinazione che Pechino ha detto più volte di ritenere inaccettabile, cioè sfida esistenziale. Temi delicati, ci torneremo.