Negare la recessione
Tempo di lettura: 3 minutiMentre in Ucraina si spara, il mondo va incontro a una crisi economica senza precedenti. Lo ha detto chiaro e forte, tra gli altri, l’economista Nouriel Roubini in un’intervista a Bloomberg, spiegando che i vaticini ottimistici attuali, secondo i quali si tratta di una lieve e transitoria flessione, sono “assolutamente deliranti”.
Non siamo economisti, ma non serve esserlo per capire che ha ragione. Basta andare al mercato, al benzinaio o in qualsiasi altro esercizio commerciale, solo per stare terra terra. E in America, a quanto si legge, è lo stesso.
Né serve essere economisti per capire che le rassicurazioni che arrivano dalle stanze del potere sono strumentali: in America servono a tenere buoni gli elettori in vista delle midterm; in Europa a evitare il dilagare del panico (in Italia è diverso: la crisi è ampiamente documentata, ma anche qui è strumentale: serve a dire che chi ha buttato giù Draghi è un criminale, come se questa crisi non esistesse con il Governatore d’Italia ancora in carica… ma questa è un’altra storia, da giornali di provincia).
Ma la conferma più autorevole alle parole di Roubini viene dal sito ufficiale della Casa Bianca, che pubblica una vera e propria “supercazzola” per spiegare che invece la crisi non esiste e che il calo del Pil americano, che si è ripetuto per due trimestri di seguito, deve essere interpretato in modo non drammatico. Parola d’ordine: negare la recessione.
Pubblichiamo, per far divertire i lettori, le prime righe del testo: “Che cos’è una recessione? Mentre alcuni sostengono che due trimestri consecutivi di calo del PIL reale costituiscono una recessione, questa non è né la definizione ufficiale né il modo in cui gli economisti valutano lo stato del ciclo economico. Al contrario, sia le determinazioni ufficiali delle recessioni che la valutazione dell’attività economica da parte degli economisti si basano su uno sguardo olistico dei dati, inclusi il mercato del lavoro, la spesa dei consumatori e delle imprese, la produzione industriale e i redditi. Sulla base di questi dati, è improbabile che il calo del PIL nel primo trimestre di quest’anno, anche se seguito da un altro calo del PIL nel secondo trimestre, indichi una recessione” (per il resto della fantasmagorica spiegazione, rimandiamo al sito).
Mai avremmo immaginato che sul sito ufficiale della Casa Bianca potesse essere pubblicata una nota tanto bizzarra – un evidente tentativo di arrampicarsi sugli specchi -, che dà la misura della decadenza dell’Impero, trend molto pericoloso perché gli Imperi in declino sono preda di convulsioni. I rischi, nel caso specifico, sono incrementati dalla potenza dell’arsenale Usa e dalla follia bellicista che alberga nelle menti di parte importante delle sue élite.
La crisi non nasce dalla guerra ucraina, né dalla pandemia. La bolla era già visibile ben prima dell’apparizione del Covid-19, alimentata dallo scollamento della finanza dalla realtà, e la pandemia l’ha solo aumentata, anche perché gli Stati Uniti si sono sottratti alla possibilità di affrontarla attraverso un coordinamento globale, anzi l’hanno usata per tentare di riprendersi quella centralità che gli stava sfuggendo di mano (vedi i deliri di Soros e quelli di Bill Gates, che ha sabotato il progetto di un vaccino made in Oms per favorire quelli made in Usa e tanto altro, ancora più odioso).
Ora che le conseguenze della sanzioni anti-russe, sommandosi alle gravi criticità precedenti, rischiano di far collassare l’intero Occidente, occorre negare a tutti i costi l’evidenza, per evitare che la bolla scoppi in faccia a chi l’ha enfiata, oltre che ai tanti che ne verranno travolti. Potenza della propaganda.