Dopo la telefonata Blinken-Lavrov, Biden apre alla Russia
Tempo di lettura: 4 minutiL’incontro tra Lavrov e Blinken di venerdì scorso, richiesto dal Segretario di Stato Usa, aveva lo scopo ufficiale di liberare due detenuti prigionieri in Russia per reati penali, Paul Whelan e Brittney Griner, in cambio di prigionieri russi ristretti nelle carceri americane.
Ma, avevamo scritto, quella era solo la scusa ufficiale per l’insolita conversazione telefonica, la prima volta che russi e americani si parlano ufficialmente dall’inizio della guerra ucraina.
Blinken – Lavrov e i “volontari” prigionieri
In effetti, i prigionieri di cui gli USA vorrebbero la liberazione sono soprattutto altri, cioè i cosiddetti “volontari” Usa – in realtà uomini delle forze speciali – giunti in Ucraina a supporto delle forze locali e caduti nelle mani dei russi. L’America non può abbandonarli: se lo facesse, sarebbe arduo trovare altri disposti a sfidare la sorte.
A conferma implicita di ciò, poco dopo la telefonata, dall’America è arrivata la notizia di due “volontari” americani catturati in ucraina e ristretti in una prigione russa (Military News). È solo la punta dell’iceberg. È da presumere che altri condividano tale sorte nel silenzio.
Così il destino di tali prigionieri era il vero oggetto della conversazione dei due ministri degli Esteri, anche se non ufficialmente. Di questi, infatti, si deve trattare in segreto, come suggerisce il commento dei russi, che hanno consigliato alla controparte di adire alla “diplomazia silenziosa”.
Ovviamente, i russi avranno un qualche contraccambio, ma anche questo sarà pattuito nel segreto e non certo dai due ministri degli Esteri, il cui contatto serviva solo ad aprire la strada.
La guerra infinita diventa finita
Avevamo scritto che il contatto serviva anche a riprendere un filo di dialogo per iniziare a cercare un qualche tipo di compromesso sul conflitto ucraino, da raggiungere in un futuro più o meno prossimo. Certo, potrebbe passare tempo prima di raggiungerlo, ma intanto si è aperta una prospettiva prima impossibile.
Appare poco, ma è già tanto: infatti, per la prima volta, l’amministrazione Usa ha detto ai russi che considera il conflitto ucraino come limitato, lasciando cadere la prospettiva di farne una guerra infinita.
O forse, più semplicemente, l’amministrazione USA ha raggiunto la consapevolezza che tale prospettiva, che doveva logorare e gettare nel caos la Russia, non è realistica, anzi rischia di perdere l’America.
Per questo il colloquio tra gli antagonisti doveva essere non ostile e così è stato. E al netto delle recriminazioni reciproche, di prassi, sulla guerra, “la telefonata […] è stata ‘senza polemiche e professionale'”, come annota la Reuters.
Accennavamo nella nota precedente che un contatto di così alto livello tra russi e americani potrebbe aprire la possibilità di altri contatti a più alto livello. E così è stato.
L’apertura di Biden
Riportiamo la dichiarazione di Biden rilasciata oggi, in occasione della decima conferenza sulla revisione del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari (NPT).
“Ho lavorato sul controllo degli armamenti sin dai primi giorni della mia carriera e la tenuta del TNP si è sempre basata sui limiti significativi e reciproci tra gli Stati Uniti e la Federazione Russa. Anche al culmine della Guerra Fredda, gli Stati Uniti e l’Unione Sovietica sono stati in grado di lavorare insieme per sostenere la nostra responsabilità condivisa volta a garantire la stabilità strategica”.
“Oggi la mia amministrazione è pronta a negoziare rapidamente un nuovo quadro di controllo degli armamenti per sostituire con un nuovo START quello che scadrà nel 2026. Ma la negoziazione richiede un partner disponibile che operi in buona fede. E l’aggressione brutale e non provocata della Russia in Ucraina ha infranto la pace in Europa e costituisce un attacco ai principi fondamentali dell’ordine internazionale. In questo contesto, la Russia dovrebbe dimostrare di essere pronta a riprendere i lavori sul controllo degli armamenti nucleari con gli Stati Uniti” (dal sito della Casa Bianca).
Retorica obbligata a parte, la dichiarazione suona come un’apertura, non limitata solo alla non proliferazione delle atomiche. L’eventuale risposta russa a tale apertura avverrà attraverso la diplomazia silenziosa, per passare a un livello pubblico solo se si creeranno i presupposti. Ad oggi Putin si è limitato a dire che la guerra nucleare non prevede vincitori.
L’oasi di distensione di questi giorni ha avuto un aspetto pubblico, essendo partita finalmente la prima nave carica di grano dal porto di Odessa. L’accordo tra russi e ucraini, mediato e garantito da Onu e Turchia, funziona.
La guerra, già vinta, appare persa
A quanto pare, l’amministrazione USA sta mutando approccio alla guerra ucraina. Alle dichiarazioni fiduciose iniziali, quando il Capo del Pentagono Lloyd Austin si diceva convinto di poter sconfiggere la Russia trovando pieno appoggio in Blinken, è subentrata una consapevolezza nuova.
Le cose non vanno come si immaginavano. Sul punto, riportiamo il titolo di un articolo del Guardian di Larry Elliot: “La Russia sta vincendo la guerra economica – e Putin non è più vicino a ritirarsi”. Sottotitolo: “Gli effetti perversi delle sanzioni comportano un aumento dei costi di carburante e cibo per il resto del mondo e crescono i timori di una catastrofe umanitaria. Prima o poi si farà un accordo”.
Elliot spiega che mentre le sanzioni anti-russe si sono abbattute sul resto del mondo, il rublo si è rafforzato, come anche l’economia russa. Tanto che anche al Forum di Davos, nonostante si sia ripetuto l’impegno pro-Ucraina, “in privato, si registrava preoccupazione per i costi economici di una guerra prolungata”. Tanto che la nota conclude: “La realtà economica suggerisce solo una cosa: prima o poi si raggiungerà un accordo”.