I 50anni dalla strage dell'olimpiade di Monaco
Tempo di lettura: 3 minutiIl 5 settembre ricorrevano i cinquant’anni della strage di Monaco, l’attacco al Villaggio olimpico da parte dei terroristi di Settembre nero che costò la vita a 11 atleti israeliani, due uccisi dai terroristi e gli altri morti nel corso di una disastrosa operazione di salvataggio da parte delle teste di cuoio tedesche.
L’anniversario è stato ricordato con la solennità del caso, in una cerimonia alla quale hanno assistito anche i presidenti della Germania e di Israele. Nella commemorazione si è ovviamente sorvolato sulle tante ombre che ancora aleggiano su quella triste vicenda, ma è bene ricordarne alcune perché istruttive delle dinamiche del Terrore e del contro-Terrore.
Così ripubblichiamo una vecchia nota del nostro sito, del 23 luglio 2012, che ne accennava alcune, in particolare la strana prossimità dei neonazisti tedeschi con la cellula terroristica palestinese.
Settembre nero, i neonazisti e Monaco ’72
Il Corriere della Sera del 23 luglio riprende un’inchiesta apparsa su Der Spiegel dedicata alla strage di Monaco del ’72, che getta una luce nuova sull’eccidio (undici atleti israeliani uccisi nel villaggio olimpico dai terroristi di Settembre nero).
«Documenti inediti – rivela Der Spiegel – dimostrerebbero come i tedeschi abbiano sottovalutato una soffiata arrivata da un informatore libanese e abbiano usato i decenni successivi alla strage per coprire gli errori commessi. Dalle prime ore dopo il massacro, i resoconti ufficiali descrivono i palestinesi di Settembre Nero come un commando che ha condotto l’operazione con ‘precisione’”.
“L’obiettivo era cercare di dimostrare che era stato fatto tutto il possibile, che il raid era troppo ben congegnato. In realtà i servizi segreti sono consapevoli – scrive Der Spiegel – che il gruppo era tanto impreparato da non riuscire quasi a trovare delle stanze d’albergo a Monaco: non riuscirono a prenotare e la città era invasa per l’Olimpiade, così furono costretti a stare in hotel diversi”.
“Un mese fa, sempre la rivista tedesca, ha rivelato che i palestinesi furono assistiti da un neonazista locale. Willi Pohl li ha aiutati a procurarsi i passaporti falsi e ha scorrazzato Abu Daoud, il capo che aveva pianificato il raid, in giro per la Germania”.
“Due mesi prima dell’attacco un telex della polizia di Dortmund aveva segnalato i rapporti tra Pohl e Daoud. Il messaggio era intitolato: ‘Presunta attività cospiratoria di terroristi palestinesi’. Pohl fu arrestato solo nell’ottobre del 1972, mentre si nascondeva nella casa di un ex ufficiale delle Waffen-SS, in valigia aveva un arsenale: tre kalashnikov, munizioni, tre pistole, sei granate”.
“Adesso che è diventato un romanziere di successo – scrive polizieschi con lo pseudonimo Willi Voss – sostiene di essere stato usato ‘inconsapevolmente’ nell’organizzazione del raid al villaggio olimpico”.
“Secondo l’inchiesta di Der Spiegel i servizi di sicurezza tedeschi avrebbero ignorato un dispaccio proveniente dall’ambasciata tedesca di Beirut che preannunciava l’operazione. E, un altro segnale d’allarme, proveniente stavolta dall’Italia: un articolo pubblicato sulla rivista Gente il 2 settembre avvertiva che terroristi di Settembre Nero progettavano «un’impresa clamorosa ai Giochi”.
Titolo dell’articolo «Monaco ’72, quarant’anni di bugie. Il dossier nascosto dai tedeschi».
Abbiamo messo a posto un pochino l’articolo di Piccolenote che, riportando l’originale del Corriere della Sera, ne conservava alcune piccole tortuosità. Interessante, in questa vicenda il ruolo dei neonazisti, sia di Pohl che dell’ex ufficiale che lo nascose, particolare che fa intravedere una rete di ex nazisti operanti allora in Germania (e altrove).
All’articolo originale ci permettiamo di aggiungere che la stralunata giustificazione di Pohl fu creduta dai giudici, dal momento che fu condannato a soli due anni per possesso illegale di armi per poi diventare un informatore della Cia.
Tale arruolamento non è un caso: gli ex nazisti sono stati utilizzati massivamente dall’Agenzia, che hanno usato questa rete per contrastare il comunismo in Europa, almeno questa la motivazione ufficiale (nella nota alla quale rimandiamo si accenna anche alla rete di opposizione ucraina controllata dalla Cia dell’era sovietica, guidata anch’essa – come rivelato da un’inchiesta di un media americano – da un ex criminale di guerra nazista).
Particolare curioso anche il relativo successo letterario di Pohl, che lo associa ad altri terroristi che hanno goduto di tale sorte, come ad esempio Cesare Battisti, terrorista rosso la cui penna è stata molto apprezzata dagli editori transalpini. La militanza in certe reti evidentemente porta fortuna..