L'esercito di bot che ci ha raccontato la guerra ucraina
Tempo di lettura: 4 minuti“Un’università australiana ha portato alla luce l’esistenza di milioni di tweet generati da account falsi che promuovono la disinformazione sulla guerra in Ucraina. La dimensione del campione fa impallidire altri studi sulla propaganda segreta di guerra attraverso i social media”. Così Consortiumnews.
L’articolo di Peter Cronan, che riferisce i risultati di una ricerca svolta dall’Università di Adelaide, dettaglia come “l’80% dei tweet sull’invasione della Russia in Ucraina” pubblicati sul social nelle prime settimane di guerra “faceva parte di una campagna di propaganda segreta originata da falsi account automatizzati prodotti da ‘bot'”.
L’invasione del web da parte dei bot pro-ucraina
“Una campagna di propaganda anti-russa originata da un ‘esercito di robot’ di falsi account twitter automatizzati ha invaso Internet all’inizio della guerra”, prosegue Cronan. Non si trattava solo di produrre informazioni sulla guerra – o disinformazione che dir si voglia – ma anche di “aumentare la paura tra gli utenti presi di mira, alimentando un alto livello di ‘angoscia’ statisticamente misurabile nelle conversazioni online”.
“[…] La dimensione del campione preso in esame [dai ricercatori], oltre 5 milioni di tweet, fa impallidire altri studi recenti sulla propaganda segreta nei social media sulla guerra in Ucraina”.
“[…] I ricercatori dell’Università di Adelaide hanno portato alla luce una massiccia operazione organizzata di influenza pro-Ucraina in corso sin dalle prime fasi del conflitto. Nel complesso, lo studio ha rilevato che gli account ‘bot’ automatizzati hanno prodotto tra il 60 e l’80% di tutti i tweet del set di dati” analizzati.
“[…] È stato come se qualcuno avesse premuto un interruttore all’inizio della guerra, facendo improvvisamente esplodere i bot pro-Ucraina. Nel primo giorno di guerra l’hashtag #IStandWithUkraine ha prodotto ben 38.000 tweet all’ora , fino ad arrivare a 50.000 tweet all’ora al terzo giorno di guerra“.
Anche i russi hanno messo in azione i loro bot, con gli hashtag chiave #IStandWithPutin o #IStandWithRussia, ma è stata una risposta sottotono, fino ad arrivare a qualche centinaia di tweet all’ora. Tanto che un ricercatore del Center for Security Studies della Svizzera ha dichiarato: che “le operazioni informatiche [filo-russe] che abbiamo visto non mostrano una profonda preparazione e sembrano piuttosto casuali”.
Diventata più intesa nei giorni successivi, la propaganda dei bot russi è stata sommersa dalla controparte, anche perché Twitter ha individuato e bannato gli account “nemici”. Cronan mette a confronto tale ricerca con altre svolte negli Stati Uniti, che hanno analizzato pochissimi dati e parziali, concentrandosi solo sulla disinformazione russa e denunciandola come campagna propagandistica mirata alla disinformazione.
Ma, disinnescata la debole produzione russa, restano gli interrogativi sulla massiccia propaganda della controparte, come indica l’ipotesi formulata da uno dei ricercatori, il quale ha dichiarato che è “probabile che molti degli account-bot dietro i 5 milioni di tweet studiati siano ancora attivi e funzionanti”.
La guerra dell’informazione
Questa ricerca, scrive Cronan, “conferma i crescenti timori che i social media siano diventati segretamente quello che i ricercatori chiamano ‘uno strumento fondamentale nella guerra dell’informazione che gioca un ruolo importante nell’invasione russa dell’Ucraina’”.
La ricerca, riferisce Cronan è stata apolitica, volendo solo evidenziare le operazioni segrete dei duellanti, e ha scoperto un ulteriore particolare interessante, cioè che esistono “flussi di informazioni significativi di account pro-russi non bot, ma nessun flusso significativo da account pro-Ucraina non bot“.
“Oltre ad essere molto più attiva – prosegue Cronan – la parte pro-Ucraina si è rivelata molto più avanzata nell’uso dei robot automatizzati. La parte filo-ucraina, infatti, ha utilizzato più ‘bot di Astroturf’ dei filo-russi. I robot Astroturf sono robot politici iperattivi che seguono continuamente molti altri account per aumentare i follower di questi account” (simpatico… si potrebbero definire costruttori di influencer…).
Significativo questo passaggio dell’articolo: “La ricerca mostra che i falsi account ‘bot’ dei social media manipolano l’opinione pubblica modellando le conversazioni, a volte in modi molto specifici. I risultati forniscono un’indicazione agghiacciante sugli effetti cattivi molto reali che le campagne di disinformazione di massa sui social media possono avere su una popolazione civile innocente”.
“Nel maggio 2022 – prosegue Cronan – il generale Paul Nakasone, direttore della National Security Agency (NSA) e capo del cyber command degli Stati Uniti, ha rivelato che il Cyber Command aveva condotto operazioni di informazione offensive a sostegno dell’Ucraina”. Anche un team della Ue ha collaborato con gli Usa in questa operazione, che è stata legittimata come necessaria per smantellare la disinformazione russa. Noi, ha detto, Nakasone, diciamo “la verità“, a differenza dei russi.
L’informazione e la disinformazione era rivolta al mondo intero, come denotano i flussi dei tweet, con particolare riguardo agli Stati Uniti.
Manipolare il mondo
Queste le conclusioni dell’articolo: “La tecnologia digitale sta giocando un ruolo chiave nei diversi piani in cui si dipana questo conflitto, sia nella forma di attacchi informatici volti ad alimentare ribellioni nel web sia come acceleratore dei flussi di informazione e disinformazione”, hanno scritto gli analisti della Heinrich Boll Stiftung di Bruxelles. “La propaganda è stata parte della guerra sin dall’inizio della storia umana, ma mai prima d’ora ha potuto essere diffusa in maniera tanto ampia al di là di un’area in cui si svolge il conflitto reale e mirata a così tante e diverse pubbliche opinioni“.
“Joshua Watt, uno dei principali ricercatori del team dell’Università di Adelaide, che ha condotto lo studio fondamentale, ha sintetizzato: ‘In passato, le guerre erano combattute per lo più fisicamente, con eserciti, forze aeree e operazioni navali come forme primarie di combattimento. I social media hanno creato un nuovo ambito di conflitto, nel quale l’opinione pubblica può essere manipolata su larga scala”.
“La CNN ha portato guerre un tempo lontane nei nostri salotti”, ha affermato un altro analista, “TikTok, YouTube e Twitter le hanno messe nelle nostre tasche”.
Al di là dell’allarme specifico per la manipolazione sulla guerra ucraina, raccontata in base alle “verità” elaborate dal Pentagono, val la pena ricordare che tali dinamiche inquietanti riguardano tutte le crisi di interesse geopolitico, dall’Iran alla Siria etc.
Certo, l’articolo di Cronan rivela cose già intuitivamente immaginate, ma l’evidenza scientifica non guasta. Tutto ciò, inoltre, fa intravedere perché l’acquisizione di Twitter da parte di Elon Musk gli sta attirando tanto contrasto. Non allineato alle linee guida dell’establishment imperiale, il miliardario rischia tanto. In gioco non ci sono solo i destini del partito democratico, espressione solo momentanea del Potere, ma interessi geopolitici-economici-finanziari colossali.
Nota a margine. Nell’articolo si parla di forze pro-Ucraina contrapposte a quelle filo-russe. Anche qui siamo nel campo della manipolazione: chiedere il dispiegamento della diplomazia, la pace per quel popolo, non è qualcosa di anti-ucraino. Anti-ucraino è chi vuole la prosecuzione di questa guerra per procura contro la Russia fino all’ultimo ucraino.