Le chiese restino luoghi di culto e di adorazione
Tempo di lettura: < 1 minute«Auspico che l’Anno della fede aiuti pastori e fedeli a riscoprire la vera sacralità dell’azione liturgica, valorizzando la specificità liturgica e non museale delle nostre chiese». Sono raccomandazioni con cui l’arcivescovo Francesco Moraglia ha voluto accompagnare il calendario liturgico distribuito nella sua diocesi e riprese dall’Avvenire del 4 gennaio.
A preoccupare il Patriarca di Venezia, in particolare, certo abuso dei luoghi sacri. Proponiamo parte della nota del Patriarca di Venezia pubblicata sul sito Sacris Solemnis: «È essenziale che ogni uso differente da quello liturgico sia regolamentato e comunque si svolga sotto la guida dei competenti organi e uffici diocesani. Anche senza esplicita volontà, è facile usufruire in maniera non consona di spazi liturgici destinandoli ad un uso improprio per cui non sono stati pensati, progettati e costruiti. Il rischio, non sempre presente a tutti, è che una mentalità funzionalistica si affermi in seno alla stessa comunità dei credenti e alle sue guide; l’uso improprio degli spazi sacri, soprattutto quando istituzionalizzato, facilità l’instaurarsi di tale mentalità. In tal modo, smarrita, per esempio, la capacità di percepire il linguaggio del simbolo, ci si interroga sull’uso di un edificio sacro: “ma… cosa ne posso fare?”, “che cosa ne posso ricavare?”, e “cosa ci guadagno?”. Non di rado succede che la mentalità funzionalistica si trasformi in mentalità imprenditoriale; fronteggiare tale tendenza e soprattutto recuperare il senso del sacro, del mistero e dell’adorazione è essenziale».