Siria, riappare Assad "Nessuno mi caccerà"
Tempo di lettura: < 1 minuteEra da giugno che Assad non parlava in pubblico. Lo ha fatto ieri, facendo capire che il regime è più saldo di quanto si creda e che le voci di un suo possibile asilo all’estero sono false.
Nel suo discorso ha ribadito quanto già detto in passato: le nazioni straniere smettano di finanziare gli oppositori e anche il regime deporrà le armi. Dopo il cessate il fuoco si è detto disponibile a un dialogo con le altre forze interne siriane dissenzienti dal regime in vista di riforme e nuove elezioni. Ha taciuto su una sua possibile uscita di scena, cosa che per i suoi avversari è inaccettabile. Così il suo appello è stato rispedito al mittente senza tanti complimenti.
Un passaggio significativo del discorso è quando ha spiegato di non aver intenzione di trattare con oppositori che sono solo pupazzi nelle mani di finanziatori stranieri, ma direttamente con chi li guida. E ha ringraziato Cina, Iran e Russia per il loro sostegno, peraltro non celato.
Nessun passo avanti, quindi, per quanto riguarda il negoziato: ma la prova di forza evidenzia una situazione di stallo militare. Chi sperava in un rapido rovesciamento del regime è andato deluso. E forse proprio da qui si può partire: arruolare, finanziare alimentare i ribelli costa e costa tanto. Vero che le industrie di armamenti profittano anche di questa crisi per fare affari, ma il costo della guerra a lungo andare potrebbe diventare insostenibile, soprattutto se non produce risultati (anche se un risultato lo ha prodotto: una delle più fiorenti nazioni del Medio Oriente non organica al mondo sunnita è in ginocchio e per riprendersi ci vorranno anni). Ma è ancora presto, purtroppo, per dire quando e se qualcosa andrà a cambiare: intanto le vittime aumentano ogni giorno che passa.