28 Febbraio 2023

Israele: i coloni devastano Hawara. La condanna del mondo

Una strada di Hawara dopo i raid dei coloni israeliani. Israele: i coloni devastano Hawara. La condanna del mondo
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Israele è sull’orlo di una guerra civile, ma a pagare il prezzo più alto delle nuove tensioni sono, al solito, i palestinesi. Domenica la cittadina palestinese di Hawara è stata teatro di una violenza di massa che segna un punto di svolta nel conflitto israelo-palestinese. Un attacco commentato da Haaretz con un editoriale di fuoco dal titolo: “Il mondo intero ha visto i coloni israeliani bruciare Hawara”.

Il raid è stato innescato dall’assassinio di due israeliani, avvenuto nei pressi di Hawara. Duplice omicidio a sua volta preceduto dall’intervento dell’esercito israeliano a Nablus condotto contro i militanti della Fossa dei Leoni, un nuovo gruppo di resistenza palestinese. Un’operazione massiva, quest’ultima, nella quale sono morti sei miliziani, ma anche cinque civili che nulla avevano a che fare con essi, e che ha lasciato sul campo oltre 100 feriti (sempre palestinesi).

Hawara: tutti sapevano, nessuno è intervenuto

Da qui la rappresaglia che ha preso la vita dei due cittadini israeliani (anch’essi vanno pianti, altrimenti salta tutto l’umano). L’attentato ha quindi innescato l’attacco di alcune centinaia di coloni contro Hawara.

Un’aggressione senza precedenti perché mai si era registrato un attacco tanto massivo di civili israeliani contro un intero abitato palestinese. Ma per Gideon Levi, che ne ha scritto per Haaretz, un precedente c’è. E così inquietante che solo evocarlo mette i brividi.

Parlando di un giovane palestinese, Levi scrive come questi, dopo l’uccisione dei due civili israeliani, avesse “appreso dai social media che i coloni stavano pianificando una vendetta in grande stile contro la città, così ha subito trasferito sua moglie e il bambino in un luogo sicuro”.

“Il giornalista di Haaretz Hagar Shezaf – continua Levi – sapeva che i coloni stavano organizzando una marcia di vendetta. Ne aveva sentito parlare domenica pomeriggio mentre era a Parigi”.

“Da Hawara a Parigi, chiunque avesse voluto, poteva aver contezza che una terribile vendetta stava per abbattersi su Hawara. C’era solo un giocatore che non sapeva, non vedeva e non sentiva – o forse sentiva, sapeva ma lo ignorava volutamente. L’establishment della Difesa israeliana”.

“L’esercito israeliano, la polizia di frontiera e il servizio di sicurezza dello Shin Bet non erano preparati per il pogrom e non hanno fatto nulla per prevenirlo, forse per apatia e compiacimento, forse perché stavano deliberatamente chiudendo un occhio. Almeno 400 delinquenti, secondo una stima dell’esercito, alcuni dei quali armati e con il volto coperto e altri muniti di mazze, catene e ordigni molotov, hanno fatto irruzione ad Hawara. Nessuno li ha fermati e nessuno ci ha provato seriamente”.

Poteva essere una nuova Sabra e Chatila

Quindi, dopo aver esposto le giustificazioni dell’esercito e della polizia, che hanno dichiarato di aver tentato di contrastare l’assalto, ma sarebbero stati aggirati, Levi conclude che, “in un modo o nell’altro, centinaia di rivoltosi hanno invaso la città con l’obiettivo di seminare distruzione. Nessuno li ha fermati e nessuno si è assunto le responsabilità del caso”.

“Ciò ha nuovamente evidenziato quanto siano impotenti i palestinesi e che non esiste nessuna entità sulla terra che protegga le loro vite e i loro averi. Domenica è anche affiorato il sospetto che l’esercito potrebbe aver chiuso un occhio non accidentalmente”.

“Forse gli ufficiali dell’IDF [l’esercito ndr] volevano che i coloni facessero il lavoro sporco al posto loro, punendo i palestinesi e mettendo in atto la deterrenza attraverso un pogrom, come sollecitato da Zvi Fogel, membro della Knesset di Otzma Yehudit [partito di estrema destra al potere in coalizione con il Likud del premier Netanyahu ndr].

“Chiudere un occhio in tal modo evoca ricordi dimenticati. L’IDF ha chiuso un occhio anche nel 1982, nei campi profughi palestinesi di Sabra e Chatila in Libano, consentendo alle milizie falangiste libanesi di commettere il terribile massacro. Non c’è stato un massacro ad Hawara, non ancora, ma nessuno poteva sapere in precedenza come sarebbero andate le cose. Se domenica i rivoltosi avessero voluto massacrare la popolazione, nessuno si sarebbe opposto. Nessuno fermò i falangisti a Sabra e nessuno ha fermato i falangisti ad Hawara”.

Dopo domenica, lunedì

“Domenica si sono accontentati di seminare distruzione. Ma c’è da aspettarsi la loro prossima vendetta, in particolare se nessuno di essi verrà assicurato alla giustizia e punito per il pogrom di domenica. Sabra e Chatila 2 sta arrivando e nessuno sta facendo niente per fermare tutto ciò”.

“Lunedì Hawara sembrava una città fantasma, una città assediata in tempo di guerra. Hawara era Kherson. I giornalisti erano in tenuta militare. Tutti i negozi erano chiusi e le strade vuote. I residenti si erano barricati in casa e alcuni di essi sbirciavano attraverso le sbarre che hanno quasi tutte le finestre delle case a causa di pogrom precedenti”.

Sul loro volto “rabbia e disperazione […] Solo ai coloni era permesso di percorrere le strade della città lunedì, un altro chiaro segno di apartheid, e la maggior parte di essi le percorreva con aria di sfida e di aperta provocazione – clacson di vittoria, gesto del dito e canti come ‘morte agli arabi’, ‘troie’ e altri slogan similari”.

“Tra loro c’è stato chi si è fermato e, sceso dall’auto sotto la protezione dei soldati, ha iniziato a schernire i residenti da presso, avvicinandosi alle porte delle case bruciate e alle automobili ancora fumiganti. I residenti scoppiavano di rabbia, ma non osavano pronunciare una parola. Il tocco leggero che un soldato armato ha dato sulla spalla di uno dei delinquenti [per dissuaderlo dal proseguire ndr] ha sintetizzato la situazione più di mille parole”.

La condanna del mondo

L’aggressione a Hawara è stata condannata da tutto il mondo. Ma in particolare merita attenzione la condanna dell’Unione ortodossa e dall’Assemblea rabbinica, i più importanti organismi ebraici ortodossi e conservatori degli Stati Uniti.

Certo, la vicenda è anche cavalcata a scopi di politica interna, dal momento che le forze d’opposizione stanno dando vita a una pressione fortissima per far cadere il governo, con manifestazioni a oltranza contro la riforma della Corte Suprema e la politica nei confronti dei palestinesi, passata da un’oppressione soft a una più aperta e aggressiva, come evidenziava Tahel Frosh in un bellissimo articolo di Haaretz.

Ma, al netto delle controversie politiche interne, restano i fatti, narrati dai palestinesi, ma anche da Gideon Levi e altri cronisti israeliani con l’allarme e il dolore del caso. Tra questi citiamo B. Michael, che in una nota di Haaretz afferma che quanto sta avvenendo in Israele e in Palestina è una banale conseguenza delle ultime elezioni, che hanno consegnato il Paese all’ultradestra.

“In quel momento . scrive – tre demoni si sono levati dalla tomba: il demone della religione, il demone ‘pioniere’ e il demone del messianismo. I tre si sono uniti per dar vita alla più distruttiva, aggressiva e tirannica delle avventure di Israele: ‘l’avventura dell’insediamento‘. Un’avventura che ha dato vita a una miscela tossica di sangue, territorio e Dio”.