Kasper: la Chiesa, l'ebraismo e la gnosi
Tempo di lettura: 2 minuti«Forse per descrivere la relazione tra ebraismo e cristianesimo più di una chiarificazione concettuale è utile l’immagine che Paolo usa nella Lettera ai Romani. Egli parla della radice di Israele in cui i rami selvatici dei gentili sono stati innestati». Così il cardinale Walter Kasper, presidente emerito del Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani sull’Osservatore romano del 16 gennaio.
Per Kasper questo «innesto è qualcosa di nuovo: un atto irriducibile di Dio. La Chiesa non è solo un ramo, un frutto o un germoglio di Israele. D’altra parte la Chiesa deve trarre il suo vigore e la sua forza dalla radice che è Israele. Se i rami innestati sono talgiati alla radice si seccano (…). Senza i rami innestati la radice rimane un ceppo sterile».
E ancora: «La Chiesa ha così diffuso universalmente tra le nazioni il monoteismo di Israele e i Dieci comandamenti come nucleo della Legge mosaica, e ha in tal modo contribuito al fatto che la promessa di Abramo di essere una benedizione per tutte le nazioni si è realizzata. Israele senza la Chiesa rischia di essere troppo particolaristico e isolato, mentre la Chiesa senza Israele, come l’esempio del Marcionismo illustra chiaramente, rischia di perdere il suo radicamento storico e di divenire astorica e gnostica».
Nota a Margine: Abbiamo riportato il testo in particolare per quell’accenno finale alla gnosi, così attuale. Significativo quel duplice riconoscimento da parte di Chiesa ed ebraismo, l’una delle sue radici, l’altro dell’innesto. Quando questo accade, la Chiesa fedele alla rivelazione convive con un ebraismo aperto al mondo e dialogante. All’opposto, la duplice negazione, l’una della radice, l’altro dell’innesto, porta allo snaturamento della fede cattolica (gnosi) e a un ebraismo isolato e chiuso in se stesso. Interessante, sì.