Ucraina. La controffensiva non decolla, gli ucraini muoiono
Tempo di lettura: 3 minutiLa controffensiva di Kiev stenta, tanto che anche la narrativa mainstream, abituata all’enfasi, ammette le difficoltà, poco importando però gli altissimi costi umani che essa sta comportando per gli ucraini (nessuna informazione sulle enormi perdite, contano nulla).
I Bradley Usa e le conseguenze del tritacarne
Persino la CNN ha dovuto dare notizia che sono stati distrutti 16 carri armati Bradley, cioè il “15% dei 109 che Washington ha dato a Kiev”. Nulla si dice delle perdite significative anche dei tanto propagandati Leopard 2, ma i video che circolano nel web raccontano anche questo. D’altronde, la circostanza è ammessa anche da Berlino: il Ministro della Difesa Boris Pistorius ha dichiarato che la Germania “non è in grado di sostituire tutti i carri armati attualmente sono fuori uso”.
Se l’attenzione è puntata sui carri armati (cioè sulle risorse occidentali), poco si dice delle altre criticità che sta affrontando l’esercito ucraino, della quale ha invece parlato l’ex colonnello svizzero Jaques Baud, specializzato in Paesi dell’Est, secondo il quale oltre alla nota superiorità russa nel campo dell’artiglieria, l’altro problema è il numero dei soldati.
Gli ucraini avevano annunciato che avrebbero messo su un esercito di un milione di uomini, tanti ne ritenevano necessari per sfondare e, allo stesso tempo, tenere il fronte altrove. Invece si ritrovano con 700mila fanti.
Tale carenza, afferma l’ex colonnello, si spiega con gli errori del passato. Infatti, interpellato sulla vittoriosa controffensiva precedente nella regione di Kherson, presentata come un grande successo che avrebbe dato una svolta alla guerra, ha risposto che in realtà è stato un massacro.
I russi in ritirata, predisposta per attestarsi dietro il Dniepr, hanno bersagliato gli attaccanti con l’artiglieria, infliggendo perdite “enormi” agli attaccanti. La stessa cosa, in proporzioni maggiori, è accaduta nell’altro tritacarne, quello di Bakhamut.
Insomma, i neocon possono vantare un successo indiscutibile, quello di essere riusciti nello scopo di far guerra alla Russia fino all’ultimo ucraino (questo, ad esempio, il senso delle dichiarazioni del senatore Lindsey Graham), ma tale successo, erodendo a ritmo più elevato del previsto le forze ucraine, rischia di far svaporare le loro speranze di sconfiggere Mosca.
Attacco sconsiderato
Sempre sulla controffensiva, ci sembra interessante quanto riporta un articolo di Valentin Vasilescu su al Manar, il quale racconta come siano stati distrutti alcuni carri armati ucraini. Fonte di parte, certo, ma la distruzione dei blindati è stata riferita anche dalla Cnn, che però tralascia i particolari (che invece appaiono importanti).
Nel corso di un’offensiva, scrive Vasilescu, “i veicoli corazzati sono stati costretti ad avanzare in colonna attraverso un campo in precedenza minato dai russi. In testa alla colonna avanzava un carro armato dotato di un dispositivo in grado di attivare le mine anticarro, che si muoveva a velocità moderata” [com’è ovvio, avendo il compito di ripulire il terreno ndr].
“La colonna è stata attaccata dai russi con droni suicidi Lancet-3 e missili anticarro guidati da elicotteri Ka-52 e Mi-28. Tentando di eludere il primo blindato, colpito e ormai in fiamme, i carri armati Leopard e Bradley sono usciti dal corridoio sicuro andando a finire su altre mine anticarro e saltando in aria. Di una colonna di 35 veicoli corazzati (gruppo di battaglia del battaglione), rimanevano solo 15-20 in condizioni di ingaggiare uno scontro, per cui non avevano più nessuna possibilità di attaccare [con successo ndr]
“Nel frattempo, i russi hanno utilizzato il sistema MRLS ‘Agriculture’ per piazzare mine anticarro nel corridoio lungo il quale erano avanzate le unità corazzate ucraine. Quel che restava della colonna ucraina ha fatto ritorno usando tale via, ritenendola sicura. E stavolta non c’era nessun carro armato in testa alla colonna [capace di far saltare le mine anticarro ndr]. Così sono stati messi fuori combattimento altri blindati; solo 10-12 di essi sono riusciti a tornare indietro”.
Per la cronaca, l’analista spiega come funzionano le mine del sistema Agricolture: “Il sistema MLRS, in grado di lanciare 25 missili, riesce a sparare mine anticarro o antiuomo fino a una distanza di 15 km. All’impatto con il terreno, le mine, dotate di un sensore sismico di prossimità, si seppelliscono nel terreno e non possono essere identificate visivamente. Se i russi decidono di contrattaccare, il campo minato viene disabilitato grazie a un dispositivo di autodistruzione di cui sono dotate le mine”.
La Nato ha puntato sui carri invincibili, la Russia anche sulla difesa
Interessante anche la conclusione dell’analista: “A differenza degli eserciti NATO, che si sono concentrati sull’invasione di altri paesi dotandosi di carri armati ‘invincibili’ e hanno dimenticato come difendersi, i russi hanno sviluppato molti sistemi di difesa”.
Non si tratta di magnificare la dottrina bellica russa o i loro strateghi, si vuole solo evidenziare come la realtà sia alquanto diversa dalla narrativa hollywoodiana propalata dai media mainstream (ci torneremo); e per ribadire quanto fosse sciocco, se non criminale, pensare che le magiche armi Nato avrebbero fatto polpette dei russi come hanno fatto per Saddam o Gheddafi.
Ci sembra cioè necessario dar conto delle gravi difficoltà che attanagliano le forze ucraine, difficoltà create dai loro partner-padroni d’Occidente, dai loro leader e delle capacità del nemico, più che sottovalutato per ragioni di propaganda.
Così le forze ucraine sono mandate al macello pur di evitare che uno stallo prolungato possa aprire le porte al negoziato, che resta l’unico modo per chiudere la mattanza.