L'allarme nucleare di Zelensky, una boutade a rischio
Tempo di lettura: 3 minutiZelensky ha scritto su Telegram di aver ricevuto informazioni che indicherebbero “che la Russia sta considerando uno scenario di attacco terroristico alla centrale nucleare di Zaporozhye”. Tale dichiarazione è ovviamente priva di fondamento, dal momento che Mosca non ha alcun interesse a dar vita a una crisi nucleare, anzi.
La nube radioattiva incomberebbe sia sui suoi militari impegnati in Ucraina che sui propri cittadini, dal momento che investirebbe inevitabilmente la confinante Russia.
Inoltre, subirebbe i rovesci dell’indignazione globale e i Paesi che non si sono intruppati nella crociata anti-russa subirebbero pressioni difficili da sostenere perché mutino la propria posizione. Da cui il rischio di un isolamento internazionale.
Infine, la nube tossica potrebbe essere classificata come minaccia esistenziale per l’Europa, da cui la possibilità di un ingaggio diretto della Nato nel conflitto.
Al di là di queste considerazioni (i lettori ci scusino per le ovvietà dipanate, ma sono d’obbligo), non si capisce perché Mosca dovrebbe ricorrere a una misura così estrema proprio adesso che sta vincendo la guerra, con gli ucraini che vengono mandati al macello al fronte senza alcun esito.
L’allarme nucleare di Zelensky
Così resta da capire perché Zelensky abbia fatto ricorso a questo allarme esplosivo. Diverse le ipotesi, che possono escludersi tra loro o sommarsi. Anzitutto, la più banale: gli serviva rilanciare la narrativa del mostro russo, così da rinfocolare il sacro ardore della crociata atlantica lanciata per debellarlo.
Ciò perché il fallimento della controffensiva rischia di suscitare ripensamenti all’interno dei Paesi Nato sull’utilità di continuare a fornire armi a Kiev, che vengono triturate al fronte senza nessun costrutto.
Tale fallimento è ormai sotto gli occhi di tutti. Persino la CNN ha dovuto informare il suo pubblico che l’offensiva “non soddisfa le aspettative su nessun fronte”, come ha detto alla Tv americana una fonte occidentale (incredibile dictu).
L’altra possibilità è che, con questo allarme, Zelensky voglia drammatizzare ancor più il conflitto, nella speranza che la Nato si decida a prendere decisioni più drastiche, come quella di accogliere l’Ucraina nel suo seno o, addirittura, di inviare truppe a supporto. D’altronde non è la prima volta che prova a trascinare la Nato nel conflitto.
Il tentativo più ardito in tal senso lo esperì nel novembre del 2022, quando cercò di convincere Biden che i russi avevano attaccato la Polonia. In effetti, un missile era caduto sul suolo polacco, ma poi si scoprì che era ucraino e non russo (sul punto rimandiamo a uno scritto di Andrew Korybko pubblicato sul Ron Paul Institute).
Il vertice Nato
Da ultimo, le dichiarazioni di Zelensky potrebbero celare qualcosa di oscuro, cioè allarmare il mondo su un’operazione alla quale in realtà starebbero lavorando le sue forze (nel caso, in convergenza con Agenzie estere; Kiev non ha la forza per una tale operazione). Una false flag per scatenare il mondo contro i russi.
Si avvicina l’11 luglio, quando a Vilnius avrà luogo il vertice Nato. Un incidente di percorso nucleare avrebbe il potenziale per far precipitare il mondo nella Terza guerra mondiale.
Peraltro, per gli amanti della numerologia l’11 è una sorta di numero magico (11 settembre ’73, golpe in Cile; 11 settembre 2001, Torri Gemelle; 11 marzo 2020, dichiarazione da parte dell’OMS della pandemia Covid… potremmo continuare).
Ma al di là delle fantasie numerologiche, resta che anche lo scenario di una false flag nucleare è solo un’ipotesi aleatoria, che non avremmo contemplato se non si fossero registrati i pregressi tentativi di Zelensky di innescare un intervento Nato.
Ciò detto, sarebbe necessario, se non doveroso, che l’Agenzia atomica internazionale vigilasse costantemente su quanto avviene nei pressi della centrale atomica al centro di tanta attenzione. Questa latitanza, che le ispezioni volanti esperite finora non colmano, inquieta non poco. Tant’è.
Di interesse notare che l’allarme di Zelensky, benché rilanciato ieri da tutti i mezzi di informazione, è subito sparito dall’orizzonte mediatico nonostante la sua gravità. Evidentemente, si trattava di una fuga in avanti, un acuto non supportato dall’establishment d’Occidente. Bene così, almeno per ora.
Ps. Si può notare che la criticità atomica posta dall’intervento di Zelensky arriva mentre il mondo è sospeso a un’altra criticità simile. In questi giorni, infatti, sta prendendo forma un’intesa Usa-Iran sul nucleare di Teheran, che i neoconservatori – che guidano la crociata anti-russa e anti-Iran – avversano ferocemente. Una coincidenza temporale che ci permettiamo di segnalare.