L'omicidio di un maresciallo nella trattativa Stato-mafia
Tempo di lettura: < 1 minuteAnche l’omicidio del maresciallo dei carabinieri Giuliano Guazzelli, assassinato nel 1994 sulla strada Agrigento – Porto Empedocle, entra nell’inchiesta sulla trattativa Stato mafia. Sarebbe stato ucciso perché sarebbe stato il tramite tra l’esponente democristiano Calogero Mannino e il generale del Ros Antonio Subranni.
Mannino si sarebbe rivolto a lui, secondo i magistrati, spaventato per l’omicidio Lima, e chiedendo un cedimento ai boss attraverso l’allora generale dei carabinieri.
Al di là delle motivazioni del contatto e alle ricostruzioni più meno attendibili, restano due telefonate misteriose che aleggiano attorno a quell’omicidio: sono della Falange armata, la strana organizzazione terroristica, che alcuni hanno ritenuto fantomatica, che impazzava in quel periodo con messaggi minatori. La prima telefonata spiegava: «l’attuale momento di tregua è figlio necessario di una convenzione strategica unitaria e di un compromesso politico a termine», preannunciando una «legittima rappresaglia». Comunicato in un burocratese che ricorda molto i comunicati delle brigate rosse. Due giorni dopo, l’omicidio del maresciallo Guazzelli. Rivendicato ancora una volta dalla Falange armata che si assumeva «la responsabilità politica e morale dell’azione condotta ieri in Sicilia».