Putin - Erdogan: il disgelo
Tempo di lettura: 3 minutiProve di disgelo? Putin ed Erdogan hanno tenuto una conversazione telefonica. Quella che solo due mesi fa sarebbe stata una notizia di rilevanza relativa oggi appare invece di importanza geopolitica globale, dal momento che segnala un ritorno della Turchia alla sua ambigua equidistanza tra i blocchi, dopo un mese e mezzo di ritorno di fiamma verso l’Occidente.
Negli ultimi tempi, infatti, Erdogan aveva preso decisioni molto irritanti per Mosca dopo anni di rapporti fecondi. Soprattutto quella, simbolica quanto dirompente, di liberare i comandanti del battaglione Azov, che, in base ad accordi stretti con Putin, avrebbero dovuto rimanere in Turchia fino alla fine della guerra ucraina.
Ambiguo equilibrista, Erdogan, subito dopo la rottura aveva dichiarato che avrebbe incontrato Putin ad agosto, sicuro che, come altre volte, lo zar avrebbe sorvolato sulle improvvide sue mosse.
Non è andata così e da allora ha praticamente pietito un contatto con lo zar, come denotano i tanti dinieghi del Cremlino alle notizie di un’imminente conversazione telefonica con il sultano.
Turchia-Russia: divergenze convergenti
Nel frattempo, Putin ha anche abbandonato l’accordo sul grano ucraino, aggravando ancor più la già grave situazione economica turca, dal momento che Ankara aveva lucrato non poco da tale intesa grazie al ruolo di mediazione-gestione che si era ritagliato.
Ma i contatti tra Turchia e Russia non sono collassati del tutto e, a quanto pare, potrebbero essere addirittura ripristinati sul livello precedente. Questo, però, solo se alla telefonata seguirà un incontro tra i due presidenti, che nell’ambito della conversazione è stato prospettato, ma non assicurato.
I comunicati delle due parti convergono su tanti punti, in particolare entrambi citano la gratitudine di Erdogan per l’invio di due aerei anti-incendio russi che hanno contribuito a sedare i roghi divampati in Turchia (primo piccolo, ma simbolico segnale distensivo).
Divergono, invece, sull’accordo riguardante il grano ucraino, dal momento che sia Putin che Erdogan hanno ribadito le loro posizioni. Lo zar ha, infatti, dichiarato di essere pronto a ripristinarlo se saranno accolte le richieste russe, finora non evase, aggiungendo che Mosca fornirà gratuitamente grano a diversi Stati africani più bisognosi.
Erdogan, a sua volta, ha nuovamente chiesto il ripristino dell’accordo a motivo della sua importanza, tacitamente chiedendo a Mosca di rinunciare, in tutto o in parte, alle sue richieste. Difficile che Putin ceda sul punto.
Il disgelo riapre il dossier Turchia-Siria?
Telefonata importante, dunque, perché Putin non avrebbe mai accettato di parlare col suo omologo turco se i precedenti colloqui di più basso livello non l’avessero rassicurato sulle reali intenzioni di Erdogan riguardo al rapporto con l’Occidente.
Putin è pragmatico e sa perfettamente che il sultano deve conservare i rapporti che gli offre la NATO ed è costretto a muoversi all’interno di certe griglie. Ma non può accettare di avere rapporti amichevoli con uno Stato che si muova in aperta ostilità con Mosca. Qualcosa è cambiato, vedremo come.
Da segnalare che a fine luglio la Russia ha chiesto a Turchia e Siria di riprendere il dialogo avviato nei colloqui di Astana per porre fine alla crisi siriana. Da tempo Mosca media tra Damasco e Ankara e negli ultimi tempi tale mediazione sembrava poter portare a un incontro tra Assad ed Erdogan, da tempo richiesto da quest’ultimo.
Il gelo tra Putin e Erdogan ha congelato tale sviluppo, ma la telefonata di oggi ha tutte le potenzialità per rivitalizzare il dossier.
N.B. Nella foto d’apertura un precedente incontro fra Erdogan e Putin. Il prossimo, prospettato, incontro non è ancora stato fissato.