Newsweek: La controffensiva della NATO in Ucraina è fallita
Tempo di lettura: 3 minutiLa controffensiva ucraina è fallita: nonostante gli attacchi si susseguano con continuità restano senza esito. Un tragico fallimento della NATO, che ha mandato al massacro i soldati ucraini, costringendo Kiev a obbedir tacendo. Si è avverata così la profezia di Zelensky al Wall Street Journal: “moriranno molti soldati”… Basta non parlarne, come sta avvenendo, e la macelleria può continuare indisturbata.
Hanno approcciato la Russia come fosse l’Iraq…
La NATO e gli Stati Uniti, consci del fallimento, cercano di eludere le proprie responsabilità. Un’operazione palesata da un articolo del New York Times, che spiegava come gli ucraini abbiano avuto poco tempo per acquisire le tattiche NATO, così, non trovandosi a loro agio con esse, hanno usato quelle a loro più note, che risalivano ai tempi dell’Unione sovietica.
A riportare e commentare la nota del NYT è Ellie Cook su Newsweek, che dettaglia tale narrativa nei particolari, ma spiega che la realtà è tutt’altra, come si evince dal titolo del suo articolo: “Perché le tattiche NATO stanno fallendo in Ucraina”.
Il punto, spiega la Cook, è che le tattiche NATO si basano sul controllo dei cieli, che in Ucraina non è dato (né si darà, vedi Washington Post). Da cui la debacle.
Ancora la Cook: “Nessuno, nelle forze armate della NATO, ha sperimentato combattimenti simili a quelli in cui si sono trovati gli ucraini negli ultimi 18 mesi”, ha detto a Newsweek Davis Ellison, analista strategico del Centro per gli studi sulla sicurezza dell’Aia (HCSS) .
“Le dinamiche della guerra terrestre della NATO non sono mai state messe seriamente alla prova contro una grande potenza, nonostante decenni di investimenti e addestramento”, ha aggiunto.
In casi come l’Iraq e la Guerra del Golfo del 1991, “le forze statunitensi e occidentali sono state in grado di stabilire rapidamente una massiccia superiorità aerea”, ha detto a Newsweek Paul van Hooft, un altro analista dell’HCSS .
Già, i falchi occidentali hanno trattato la Russia come se fosse l’Iraq di Saddam o la Libia di Gheddafi. Una dissociazione dalla realtà costata sangue al popolo ucraino, tragedia alla quale vanno aggiunti i danni inflitti all’economia europea e globale (danno minore, ma non per questo trascurabile), e che la dice lunga sulla lucidità di quanti hanno preparato e stanno alimentando questa guerra per procura contro la Russia.
Peraltro, sulla cinica presa di distanza della Nato riguardo la mancanza di addestramento degli ucraini, suona tragicamente ironico il finale dell’articolo di Newsweek, che riporta le recenti dichiarazioni del generale Pat Ryder, addetto stampa del Pentagono: “Addestriamo gli ucraini dal 2014“, ha detto Ryder, aggiungendo che gli Stati Uniti sono “fiduciosi sul fatto che hanno ancora a loro disposizione una significativa capacità di combattimento e che la impiegheranno in un momento e in un luogo a loro scelta”.
Sottolineiamo: dal 2014 la Nato addestra gli ucraini…
Il dogma dell’Ucraina nella NATO e la tragedia di Zelensky
Interessante, sulla situazione ucraina, quanto scritto da James W. Carden su The American conservative: “Mentre la guerra in Ucraina si approssima al suo disastroso epilogo, possiamo ragionevolmente aspettarci che quanti hanno contribuito a far scoppiare questo conflitto – e quanti hanno sostenuto questa guerra ridicola e inutile fin dall’inizio – paghino un prezzo altrettanto alto di quello pagato dagli architetti e dalle cheerleader del fiasco iracheno: nessuno”.
A pagare il conto saranno solo gli ucraini e la stessa Ucraina, che al termine della guerra rischia di sparire dalla carta geografica, con le regioni orientali controllate dai russi e quelle occidentali sotto l’influenza più o meno forte della Polonia, che già scalpita in tal senso.
Una tragedia che si poteva evitare facilmente, scrive ancora Carden: “Una semplice dichiarazione da parte degli Stati Uniti e della NATO di ritirare il loro impegno, fatto a Bucarest nel 2008, secondo il quale Ucraina e Georgia ‘sarebbero diventate’ membri dell’Alleanza, avrebbe favorito in molti modi una convivenza pacifica tra Russia e Ucraina. Ma no. A guidare la macchina delle ultime quattro amministrazioni statunitensi (Bush, Obama, Trump, Biden) erano gli ideologi. E l’idea che l’Ucraina avesse ‘il diritto di scegliere le proprie alleanze’ e che noi avessimo il dovere di consentirlo finì per essere trattata come fosse una sacra scrittura”.
Controffensiva fallita, un problema in più per Zelensky
Se l’Ucraina sta male, anche Zelensky non si sente eccessivamente bene. Si susseguono notizie su asseriti attentati russi alla sua persona. Nutriamo seri dubbi sulla veridicità dei mandanti: inutile uccidere un burattino sostituibile, soprattutto ora che è in difficoltà. Anzi sarebbe estremamente controproducente, perché creerebbe un martire e Mosca attirerebbe su di sé la riprovazione internazionale.
Ma il susseguirsi di tali notizie è in sé una notizia e dice che c’è chi vuole voltare pagina in Ucraina, un po’ come accadde in sorte al presidente del Vietnam del Sud Ngo Dinh Diem durante la guerra omologa (fu assassinato dai suoi generali con il placet Usa).
A consolidare tale impressione un articolo di Politico che riferisce come l’assassinio di Zelensky non provocherebbe vuoti di potere, dal momento che esistono sostituti validi. Comico prestato alla politica, Zelensky si è consegnato alla tragedia. Ma, come spesso accade nelle tragedie, il protagonista muore.