Diplomazia incerta e Squid Game in salsa ucraina
Tempo di lettura: 3 minutiSe la Russia aprirà ai negoziati “penso che gli ucraini saranno i primi a impegnarsi” in tal senso, ha detto Blinken alla ABC news di ritorno da Kiev, aggiungendo però che per ora non ci sono segnali che Putin voglia negoziare e che comunque va rispettata l’integrità territoriale ucraina.
Le precisazioni sono da prassi, ma il cenno sui negoziati suona alquanto nuovo, anche se l’affermazione che la Russia non sia aperta a tale passo non è veritiera, ma tant’è, velo di guerra.
Al di là, il cenno sulla diplomazia suona nuovo, appunto, e appare in linea con quanto avevamo scritto nell’ultima nota, rafforzato dall’annuncio che Russia e Stati Uniti potrebbero effettuare uno scambio di prigionieri: il giornalista del Wall Street Journal Evan Gershkovich contro l’agente segreto Vadim Krasikov. Durante la Guerra Fredda, lo scambio di prigionieri segnalava momenti di distensione tra i blocchi.
Il documento del G-20 e la visita della Baerbock
Infine, va considerato che il G-20 svoltosi in India si è concluso con un comunicato finale di “compromesso su Mosca”, come titolava ieri il Corriere della Sera in prima pagina con un’evidenza invero anomala per un documento di importanza relativa.
Certo, è stata sconfitta la linea dura degli Stati Uniti e si sono salvate le apparenze, dal momento che per la prima volta si era rischiato che il G-20 si chiudesse senza un documento finale, cosa che avrebbe incrinato le prospettive dell’assise. Ma l’evidenza data alla notizia strideva; evidentemente quel titolo sul “compromesso su Mosca” celava qualcosa in più di una semplice convergenza formale.
Nessuna illusione è consentita: anche se i negoziati si avviassero, ovviamente nel più ristretto segreto, la guerra potrebbe durare a lungo, come accadde per la guerra coreana con i negoziati intrapresi durante il conflitto nel luglio del 1951 e conclusi il 27 luglio del 1953 con il cessate il fuoco.
E, però, come annotavamo, subito dopo la visita di Blinken è calato a Kiev Boris Johnson per intervenire al Meeting annuale della strategia europea di Yalta. Visita nella quale non ha mancato di incontrare il suo amico Zelensky, al quale deve aver ripetuto il mantra a lui consono della guerra eterna (l’ex premier britannico aveva fatto fallire i negoziati del marzo ’22).
Ma Boris oggi è un privato cittadiano. Quindi, a rafforzare le pressioni sull’Ucraina oggi è arrivata la visita a sorpresa a Kiev del ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock, esponente dei Verdi di rito neocon, che ovviamente ha ribadito i temi usuali del partito della guerra.
Squid Game: l’esercito vassallo obbedisce
Ad oggi sembra però che tutto taccia sul fronte diplomatico, d’altronde se qualcosa inizierà davvero a muoversi sarà nel segreto, mentre la guerra continua come al solito, anzi peggio del solito perché dopo il rallentamento degli attacchi motivato dalle troppe perdite, gli ucraini ora vengono lanciati all’assalto lancia in resta.
Attacchi sconsiderati, nei quali le vittime ucraine si cumuleranno, ma necessari per gli strateghi NATO che devono poter brandire uno straccio di vittoria prima dell’arrivo dell’autunno, quando si chiuderà la finestra di opportunità per gli attacchi massivi.
Lo ha ricordato, tra gli altri, anche il Capo degli Stati Maggiori congiunti USA, generale Mark Milley, a un cronista americano invitato nella stanza segreta situata nelle viscere del Pentagono dalla quale viene monitorata nel dettaglio l’offensiva ucraina e da dove partono informazioni dirette al fronte e si impartiscono suggerimenti, leggi ordini, su dove e come attaccare.
Ne riferisce Strana, in un articolo che produce un effetto straniante (ci si perdoni il gioco di parole), dal momento che sembra di assistere a in un videogioco a guida USA, dove però muoiono ucraini reali. Uno Squid game in salsa ucraina.
Concludiamo con un cenno ripreso da un articolo di Domenico Quirico che, sulla Stampa, riferisce di una notizie che circola, cioè che il Capo di Stato maggiore ucraino e tutti i suoi generali sono stati convocati nei pressi del confine polacco dagli alti comandi NATO per “non più perdere tempo” e attaccare risolutamente a Sud. “L’esercito vassallo” ha ovviamente prontamente obbedito.
Nell’occasione cioè, conclude Quirico, gli americani “hanno ricordato agli ucraini in modo anche formalmente sgarbato la realtà: noi vi teniamo in vita, noi comandiamo. Voi fate la guerra come la decidiamo noi”.